The Little Drummer Girl – Stagione 1


The Little Drummer Girl - Stagione 1The Little Drummer Girl è una miniserie raffinata, elegante e intensa. Racconta una storia appassionante attraverso canoni di genere specifici per ragionare su temi molto particolari. Gode della potenza di fuoco di canali produttivi in grado di confezionare show impreziositi di nomi di richiamo cinematografico, della supervisione dello scrittore di romanzi di spionaggio più importante degli ultimi cinquant’anni e della visione di un autore cinematografico noto per il suo stile riconoscibile.

Lo show – prodotto da BBCAMC, tratto da un omonimo romanzo scritto da John Le Carrè, diretto per la sua durata complessiva (sei episodi di un’ora circa) dal regista sudcoreano Park Chan-wook e interpretato, tra gli altri, da Florence Pugh, Micheal Shannon e Alexander Skarsgård – è un racconto di spionaggio ambientato negli anni ’70 tra Grecia, Germania, Inghilterra, Israele e Palestina, incorniciato dalla realtà storica del conflitto tra sionisti e palestinesi, terroristi e agenti del Mossad e incentrato su un’operazione segreta dei servizi segreti israeliani: infiltrare un agente tra le linee nemiche per prevenire attentati, non utilizzando qualcuno tra le fila dell’esercito bensì un individuo completamente esterno, estraneo alle dinamiche del conflitto. Chi? Un’attrice teatrale, una giovane donna spinta dalla passione per la finzione e il brivido, abbastanza temeraria da lanciarsi negli schemi fatali della lotta al terrorismo e abbastanza testarda da portare a termine la sua missione.

Spionaggio quindi, realistico però, più tecnico che glamour, più giocato in un campo di battaglia psicologico che su un fazzoletto di terra da crivellare a colpi di pistola, più organizzativo che operativo.  Spionaggio nella visione di un autore capace di utilizzare un preciso genere letterario per rappresentare prima nodi della sua contemporaneità e poi nodi della condizione esistenziale: è questo il gioco in cui si esalta The Little Drummer Girl, che è partecipe delle stesse caratteristiche positive proprie della penna che ha prodotto la sua versione letteraria originale; la rappresentazione di alcuni questioni del reale attraverso la lente del genere delle spie e dei doppi giochi, delle strategie politiche che si tramutano in bombe a orologeria e delle ideologie del terrore che si traduco in battaglie per l’identità. Per questo la storia di questa miniserie è così potente pur non essendo originale: anche ad occhi abituati a racconti di questo genere arriva potente la ricerca di un messaggio, di un contenuto di tipo esistenziale e sociale ottenuto tramite una storia di intrattenimento.

The Little Drummer Girl - Stagione 1Il focus è chiaro fin dal primo episodio: il ruolo della finzione nelle vite umane. La protagonista, Charlie, è un’attrice che lavora nel mondo del teatro underground inglese e la sua è un’esistenza fatta di interpretazioni, maschere e mistificazioni della realtà al fine della creazione artistica. Quando viene assoldata da Gadi, agente israeliano affascinato dalla sua bravura sul palco, scopre che per lei “fare la spia” – locuzione quasi favolistica, ma in realtà carica di significati ben più oscuri – non è diverso dal recitare la parte in una tragedia: è necessario interpretare la finzione come una realtà assodata, acquisire gli inganni come comportamenti di uno stato naturale, entrare nel ruolo talmente nel profondo da dimenticarsi della propria identità e accedere a una nuova personalità. Grazie al suo personaggio è evidente come essere spia significhi essere attori ed essere attori significhi negare la realtà in virtù di un nuovo linguaggio comportamentale, quello del “teatro del vero”.

L’arco narrativo di Charlie è disteso lungo tutta la schiena della miniserie. Il ruolo della finzione e l’intuizione che vede nell’atto di spionaggio l’azione recitativa per eccellenza sono due temi elementi onnipresenti nel corso del racconto, nelle sue evoluzioni studiate in crescendo, nelle acrobazie compiute con la spinta congiunta di scrittura e regia. È infatti quest’ultima a sospingere la serie verso momenti qualitativamente elevati, attraverso una grammatica cinematografica piegata alla volontà della scrittura e a scelte visuali organizzate con precisione chirurgica. Chirurgia e controllo che sorprendono, se si considera la carriera del regista sopra citato. Park Chan-wook è un autore votato all’estro estetizzante, alla violenza grafica e a tematiche come la famiglia, il sesso, la morte; uno di quegli autori in grado di polarizzare i giudizi attraverso l’uso, sapiente o meno, degli eccessi. La regia delle sei puntate è però molto equilibrata, sorprendente per l’abilità gestionale dello spazio, per la sensibilità dell’uso della macchina da presa e per l’intelligenza nell’uso del montaggio. Il regista sudcoreano, pur essendo stato limitato probabilmente dalla direzione precisa della storia, non si limita a essere shooter di qualità superiore – ci sono alcune fulminanti inquadrature dall’alto e alcune plongée tanto aggraziate da spezzare il fiato – ma è anche una mente in più per il progetto, in grado di mettere l’immagine al servizio delle sfumature delle parole.

The Little Drummer Girl - Stagione 1Per i personaggi la finzione è realtà e la realtà è un continuo interpretare un ruolo: non deve sorprendere che la regia di Park Chan-wook insista su un’impostazione visiva che spesso permette di collocare in una singola scena elementi di realtà differenti, sovrapposizioni impossibili, sostituzioni di corpi, dissolvenze metaforiche e attraverso cui i protagonisti si muovono. I loro corpi vestono e svestono abiti differenti, giocano a calarsi in ruoli diversi, danzano tra le impressioni e le apparenze per avvolgersi in maschere che possono proteggerli e allo stesso tempo li danneggiano. La regia si muove con loro, con delicatezza sinuosa che inquadra l’azione con occhio romantico – perché traspare in qualche modo sempre una amorevole attenzione per il soggetto rappresentato – e allo stesso tempo presuppone una tensione non esplicitata, un non detto hitchcockiano che ammanta il tutto di brivido ed eccitazione. Come nella magnifica scena ambientata al Partenone nel primo episodio, quando i due protagonisti si studiano seducendosi nella cornice esotica dell’acropoli ateniese, sotto l’occhio di una camera concentrata sul loro linguaggio del corpo, sui movimenti intimi e rivelatori dei loro muscoli, attenta a mostrare il sottile senso di pericolo implicito esistente tra i due, la sensazione di un mistero presente nelle grandi ombre proiettate dai piccoli corpi, la vibrazione – oscillante tra thriller e melò – di un qualcosa di più grande e nascosto nel cuore dei protagonisti, una premonizione del futuro.

Come anche nelle scene dell’ultimo episodio, quando le linee narrative si intrecciano e la regia le segue con simmetrie spesso rappresentate con angoli capaci di riassumere in una sola inquadratura la distanza tra individui vicinissimi ma separati dal dolore e dall’esperienza o la vicinanza di una minaccia apparentemente lontana in realtà pericolosamente vicina. Senza ridondanze, soluzioni riproposte a più riprese o grandi picchi formali fini a se stessi, bensì con una resa minimale e stilizzata – soprattutto nella direzione delle scene interne, quasi sempre magnifiche – capace di infondere un tocco particolare in più al dramma.

The Little Drummer Girl - Stagione 1La regia è quindi responsabile del sostenimento della narrazione sotto tanti punti di vista. Assieme a questo polo importante ovviamente è presente quello della scrittura, elemento fondamentale nella serie. The Little Drummer Girl è infatti molto parlata, molto dialogata e molto scritta. I contenuti presenti sono trattati con cura, in virtù di una lenta crescita interna. La serie è infatti abile nel presentare fin dall’inizio i suoi temi e poi di svilupparli quasi silenziosamente, sottotraccia, ma costruendo un percorso simile a una filigrana in grado di sostenere paradossalmente tutta la tessitura della trama. Essendo soggette a crescita esponenziale, le considerazioni sul ruolo della finzione partono dalla sfera psicologica dell’individuo e si estendono per raggiungere l’asse della società e per ragionare su alcuni elementi dell’asse politico-sociale dell’epoca.

La finzione infatti è un modo d’essere dei governi, non solo delle persone: la serie rappresenta bene la necessità continua delle istituzioni di mistificare e nascondere le proprie intenzioni attraverso operazioni ufficiose. Recitare è la strategia politica preferita da amministrazioni che non dichiarano le proprie volontà reali – e infatti sono negati alla visione come se non esistessero, a differenza delle loro squadre speciali segrete – e che, pur di ottenere certi risultati, traducono la loro volontà di potenza e il loro desiderio di potere attraverso l’azione dei singoli individui. Il contesto storico della narrazione – relativo allo storico conflitto tra sionisti e palestinesi, alimentato dal ricordo della tragedia delle Olimpiadi di Monaco – è utilizzato dalla serie come un palco su cui non si scontrano gli enti governativi con le armi della politica, bensì i loro fantasmi, i loro segreti. Segreti impersonati da agenti preparati a lottare per le decisioni delle istituzioni, costretti a mentire e a fingere, abbracciando l’illusione collettiva di un senso in realtà assente e di un obiettivo morale e sociale positivo che però fa presto a rivelarsi controverso.

The Little Drummer Girl - Stagione 1In un mondo in cui tutti mentono e in cui tutti sono costretti a mentire per un fine che credono superiore, per una motivazione imposta come legge non scritta o per credere in qualcosa, l’identità vacilla perché non sa più distinguere la realtà dalla finzione. Recitare è allo stesso tempo la condanna e l’unico modo per sopravvivere, una azione che modifica continuamente l’individuo per farlo adattare a situazioni di pericolo. La soluzione alla catena di inganni è ritagliarsi momenti di spontaneità sciolti dalla realtà, limitati alla sfera del privato inconoscibile, inafferrabile e irriproducibile su un piano finzionale. Nel momento dell’intimità amorosa, come suggeriscono gli episodi finali, è possibile riconquistare la propria personalità e il proprio carattere: perché l’amore è lo spazio in cui si può mentire solo fino al punto in cui è necessario lasciare il passo alla sincerità e alla fragilità; il punto in cui poi è naturale lasciarsi andare per ritrovare se stessi e per ritrovare una genuina empatia per l’altro.

La serie esaurisce in pochi episodi questa grande considerazione sull’agire umano, riuscendo con mirabili e rare doti di sintesi a concentrare in poche ore una narrazione che avrebbe meritato anche più tempo, più spazio ed eventuali sviluppi. Grande regia, grande scrittura, ottime interpretazioni e una storia breve dotata di temi complessi affrontati con la chiarezza che contraddistingue le migliori narrazioni (non solo seriali): The Little Drummer Girl è infatti una miniserie riuscita su molteplici fronti, un prodotto che si offre alla visione come una gemma interessante e difficile da dimenticare a pochi giorni dalla visione.

Voto: 8

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Informazioni su Leonardo Strano

Convinto che credere che le serie tv siano i nuovi romanzi feuilleton sia una scusa abbastanza valida per guardarne a destra e a manca, pochi momenti fa della sua vita ha deciso di provare a scriverci sopra. Nelle pause legge, guarda film; poi forse, a volte, se ha voglia, studia anche.

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