Credere o non credere? Questo è il dilemma. Evil, la nuova serie targata coniugi King, ci mette fin da subito davanti a questo interrogativo: quello che vediamo è davvero quello che vediamo o è troppo assurdo per poterci credere? Dove si nasconde la verità? Provano a dircelo i due protagonisti di questa serie sul (para)normale.
Kristen Bouchard (Katja Herbers) è una psicologa forense legata a doppio filo alla realtà che la circonda: ex scalatrice professionista, giovane mamma di quattro figlie che si arrabatta come meglio riesce, con un marito lontano, che lavora ancora sulle cime innevate di tutto il mondo: la sua caratteristica più importante, quella che ci viene subito presentata, è il suo non credere che ci sia qualcosa di superiore, e per lei gli unici miracoli esistenti sono quelli nati dalle scoperte e dalla conquiste scientifiche. David Acosta (Mike Colter) è invece un ex giornalista giramondo che sta studiando per diventare prete e che di lavoro deve scindere le autentiche possessioni demoniache da quelle inscenate dai criminali per sfuggire al giudizio più severo della corte.
Il pilot di Evil ce li presenta subito senza fronzoli, catapultandoci direttamente nel primo caso che i due seguiranno assieme dopo che Kristen ha lasciato il ruolo di esperta per l’accusa: la sensazione che si ha è che tutto succeda in modo a dir poco frettoloso, saltando un po’ a piè pari anche quel minimo di costruzione dei personaggi che ci si aspetterebbe da uno show che fa dell’aspetto psicologico il tema centrale del racconto. I due infatti vengono a contatto quasi per caso, con un tempismo che smaschera il deus ex machina in modo palese, ma soprattutto non si ha davvero il tempo di conoscerli e di empatizzare un minimo con loro, a parte quelle due considerazioni in croce che si intuiscono guardando i primi quaranta minuti di questa prima stagione.
Senza fare alcuno spoiler, possiamo dirvi che il caso di questa puntata è molto frettoloso nella sua risoluzione, ma ha il pregio di inserire bene il meccanismo che si suppone sarà centrale nei prossimi episodi: alcuni colpi di scena – seppur minimi – e certi turning point fanno quantomeno risalire la quotazione della storia verso il finale di puntata, incuriosendo lo spettatore su come si potranno evolvere i prossimi casi.
La costruzione della puntata e della storia in sé sembra, a primo impatto, effettivamente molto telefonata: due personaggi molto diversi tra loro, con delle idee diametralmente opposte, che danno un punto di vista particolare ma banale su quello che si sta vedendo, senza sembrare molto convincenti in quello che dicono. Kristen e David sono personaggi – almeno, dopo questi primi quaranta minuti – abbastanza stereotipati, anche se qua e là si intravede del potenziale. Un potenziale che speriamo possa esplodere durante la stagione, magari con qualche caso che li tocca nel loro mondo personale e che cerchi quantomeno di sovvertire l’ordine delle cose che sembra, al momento, molto lineare.
Di sicuro l’inserimento nel cast di un attore del calibro di Michael Emerson non può che far ben sperare per il proseguo della stagione, soprattutto perché il suo personaggio, in pochi minuti di screening, sembra molto più interessante di tutti quelli visti durante la puntata. Ed è forse questo, che sembra un pregio, il più grande difetto di questo pilot: se un personaggio, all’apparenza secondario, riesce a farsi ricordare molto meglio dei due principali ma soprattutto è il gancio principe per invogliare lo spettatore a continuare la visione, vuol dire che la costruzione di Kristen e David ha qualcosa che non torna.
Certo, è ancora troppo presto per dare un giudizio definitivo sulla nuova creatura dei King (e sarebbe stupido pensare di farlo). Da questi primi minuti però non abbiamo una buonissima impressione sulla struttura del racconto e, come già dicevamo, sui personaggi: Evil a questo primo impatto sembra uno di quei guilty pleasure da guardare anche con un occhio solo, ma la speranza che sia qualcosa di più c’è ancora, data da un paio di colpi di scena sul finale che danno un minimo di spinta alle prossime puntate.
Non è ovviamente una colpa essere una serie di puro intrattenimento, anche se un po’ sempliciotta, ma crediamo che il tema centrale non sia affatto banale e che potrebbe essere veramente esplorato in maniera approfondita e interessante, dando un punto di vista molto particolare al filone del legal drama.
Voto: 6
Non pensi che Michael Emerson si faccia ricordare molto meglio solo per i suoi trascorsi da Benjamin Linus? A me quel personaggio mette ancora i brividi, e quando vedo l’attore tornare sullo schermo penso sempre a lui. Come pilot niente di trascendentale, ma continuerò sicuramente a seguire la serie perchè i coniugi King hanno tutta la mia fiducia. Frettolosa il giusto per essere un pilot.