The Good Fight – Stagione 4 3


The Good Fight – Stagione 4Gli Stati Uniti d’America non sono mai stati così difficili da raccontare come lo sono adesso e nell’anno delle presidenziali meno prevedibili di sempre – anche a causa dei numerosi eventi e situazioni che fanno da contorno alla politica internazionale – si attendeva con ansia il punto di vista dei coniugi King e del loro prodotto più celebrato. The Good Fight ha difatti già dimostrato, nel corso dei suoi primi tre anni di programmazione, di essere lo show che meglio riesce a interpretare questo momento storico turbolento della nazione a stelle e strisce.

La serie di CBS All Access è stata, tuttavia, una delle più colpite dall’emergenza sanitaria del 2020, o per meglio dire è stata quella che più ha dovuto pensare a come riadattare i propri piani originari al fine di portare a termine la messa in onda della stagione: dopo il secondo episodio, infatti, gli autori si sono presi due settimane prima di rilasciare il terzo, dovendo lavorare alla post-produzione in smart working – le riprese per fortuna erano quasi del tutto terminate – e dovendo adeguare una stagione pensata per essere spalmata su dieci episodi a sole sette puntate. La mancanza di una conclusione per le storyline principali si sente, soprattutto nell’ultimo episodio andato in onda che è stato per forza di cose integrato con alcune scene già girate per quello successivo (tutto il plot relativo all’arresto di Julius) e lascia una certa curiosità per la già confermata quinta stagione – all’inizio della quale, gli autori hanno assicurato, verranno riprese e chiuse tutte le storie lasciate in sospeso – che, tuttavia, vedrà lo show perdere due dei suoi protagonisti: Lucca (Cush Jumbo) e Adrian Boseman (Delroy Lindo).

– What is Memo 618?
– Well, it’s when the presidency or Department of Justice knows they need a law, but it just hasn’t been drafted yet.

The Good Fight – Stagione 4Archiviata la questione degli intoppi produttivi, addentriamoci ora all’interno delle tematiche sviscerate da una stagione che, nonostante tutto, ha saputo farsi notare per la – ormai solita – abilità di scrittura dei suoi autori. Se nel primo splendido episodio abbiamo avuto modo di osservare l’elemento meta-televisivo dello show ai suoi massimi livelli – con la generazione di una realtà alternativa nella quale Hillary Clinton usciva vittoriosa dalle elezioni del 2016 –, a partire dal secondo la serie comincia a costruire la trama orizzontale che quest’anno si concentra sul fantomatico “Memo 618”, quello che inizialmente sembra configurarsi come un lasciapassare per i ricchi e i potenti nelle aule di tribunale e che si rivela essere un elemento di fantapolitica ancora più pericoloso e antidemocratico. Come egregiamente spiegato dal corto animato, che ritorna nel sesto episodio, questo Memo è una sorta di disegno di legge che deve ancora essere trasformato in norma, ma che probabilmente non vedrà mai un suo passaggio in assemblea: nessuno, infatti, conosce il suo contenuto e ciò permette di sfruttarlo per eludere la giustizia e far sparire magicamente condanne e addirittura interi fascicoli di sentenze. Una legge inesistente che viene usata per produrre favoritismi ad personam e corrompere giudici timorosi di opporsi a questa grave violazione del sistema giudiziario; un sistema quasi inattaccabile poiché ben radicato nei vertici istituzionali e pervasivo di ogni ramo della macchina politica e giuridica degli Stati Uniti – persino il procuratore al quale si rivolgono Diane e Julius nell’ultimo episodio è soggetto alla coercizione politica del memo.

The Good Fight – Stagione 4Un elemento che, come sempre nei meccanismi narrativi dei King, è un pretesto per poter parlare della contemporaneità del loro paese, in particolare di come questa amministrazione abbia consolidato e giustificato un’impalcatura di strumenti giuridici illegali – o ai limiti della legalità – per garantire favoritismi e trattamenti ineguali nelle aule di tribunale. Un sistema già imperfetto che viene esasperato al punto che non è un’esagerazione parlare di ricatto nei confronti dei giudici – che per definizione dovrebbero essere la personificazione della neutralità, sebbene la magistratura in America sia molto meno indipendente rispetto al potere politico di quanto sia in altri paesi, per esempio l’Italia – e scomparsa di documenti e sentenze. Alla luce di questo si potrebbe leggere la sigla del quinto episodio, nella quale gli elementi che tradizionalmente esplodono vengono sostituiti volutamente da alcuni cartelli descrittivi, come a simboleggiare queste mancanze – in realtà è più probabile che il riferimento sia legato alle condizioni di lavoro durante la pandemia da coronavirus, ma anche se così fosse l’interpretazione alternativa reggerebbe e avrebbe senso con il tema della stagione. Per quanto riguarda la risoluzione della trama del memo all’inizio della quinta stagione, Robert King ha dichiarato, rispondendo in un’intervista che gli chiedeva se l’esito delle elezioni di novembre avrebbe cambiato qualcosa, che il plot continuerà ad avere la sua rilevanza poiché il governo attuale ha comunque dimostrato come la disuguaglianza e la diversa applicazione della legge possano diventare degli atteggiamenti sistemici e deliberati dell’amministrazione.

I think we lost track of the real story. The underage girls. We were chasing a whodunit in the middle of a tragedy.

Anche se la trama orizzontale principale del Memo ha legato insieme i vari segmenti narrativi  – sebbene finora abbia riguardato in modo particolare solo Diane e Julius –, i fan di The Good Fight sanno bene come la serie brilli, anche e soprattutto, nella costruzione della trama verticale dei suoi episodi, quelli che una volta avremmo definito case of the week: una definizione che, tuttavia, nello show in questione risulta piuttosto riduttiva. Questa annata ha letteralmente esaltato la componente episodica dello show trasformando ogni capitolo della – purtroppo – breve stagione in un evento attesissimo di settimana in settimana; come sottolineato dalla scelta di nominazione degli episodi – mai casuale in The Good Fight – la “gang” si è dovuta imbattere in numerosi ostacoli che ne hanno messo in discussione i principi e le consapevolezze. Interessante, da questo punto di vista, l’opera satirica che ironizza sulle dinamiche di potere alla Reddick-Boseman-Lockhart, con la generazione di doppelganger dei protagonisti che arrivano ad essere la personificazione delle loro coscienze, portando a galla contraddizioni e conflitti interiori; ma anche il penultimo episodio nel quale si fa un discorso complesso, interpretato attraverso diversi punti di vista, sulla transfobia durante il caso di una giovane atleta esclusa dal comitato olimpico per il colore della sua pelle.

The Good Fight – Stagione 4

Un discorso più approfondito lo merita il settimo e ultimo episodio, nel quale i protagonisti investigano sulla morte di Jeffrey Epstein, il miliardario statunitense condannato per abusi sessuali e traffico internazionale di minorenni che è stato trovato morto in circostanze misteriose nella sua cella il 10 agosto 2019. L’episodio vede la gang districarsi tra le teorie cospirazioniste più assurde, passare in rassegna tutti i documenti che hanno attraversato la vita del criminale, seguire anche le piste meno probabili, al fine di trovare delle prove reali che li portino quanto più vicini possibile alla verità. Tutta la trama dell’episodio, tuttavia, è scritta affinché le tracce e gli indizi che portano alla risoluzione del grande mistero legato alla vita di Epstein si concludano – perlomeno per gli spettatori – in un nulla di fatto, o meglio con un pene congelato come immagine di chiusura della stagione. La sceneggiatura di Laura Marks, oltre a fare ironia sull’inutile e ossessiva ricerca di grandi segreti nelle vite di personaggi eccentrici estremamente ricchi, vuole far emergere come questa crociata per far venire a galla la verità metta sempre in disparte l’elemento più importante di ogni storia criminosa: le vittime, in questo caso le ragazze minorenni che venivano sfruttate da Epstein e dal suo traffico.

Dire che The Good Fight è una delle serie più rilevanti e meglio capaci di interpretare il mondo contemporaneo significa ripetersi anno dopo anno; di questa annata sfortunata in termini produttivi si può dire che gli autori siano stati bravi a contenere i danni e a restituire una stagione perfettamente godibile nonostante la cesura evidente del finale – unico neo insieme alla storyline di Lucca e Bianca, della quale è poco chiara la direzione. Si spera che la quinta stagione possa concludere le sottotrame ancora aperte e garantire il giusto addio ai personaggi di Lucca e Adrian, prima di gettarci in una nuova storia di quello che è il miglior legal drama attualmente in onda (e forse di sempre).

Voto: 8 ½

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Informazioni su Davide Tuccella

Tutto quello che c'è da sapere su di lui sta nella frase: "Man of science, Man of Faith". Ed è per risolvere questo dubbio d'identità che divora storie su storie: da libri e fumetti a serie tv e film.


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