Lovecraft Country – 1×01 Sundown


Lovecraft Country - 1x01 SundownPotrebbe sembrare un controsenso, un paradosso non giustificato, ma a volte una narrazione deve saper arginare e contrastare la forza del simbolico che mette in campo, deve saper disinnescare i suoi processi segnici. Un simbolo troppo forte – troppo evidente, senza tensione per il nascondimento e per il mistero – non serve ad una storia perché si mostra come interpolazione arbitraria prodotta per certi obiettivi, per certi risultati. Un simbolo troppo esplicito spezza la sospensione dell’incredulità e inibisce l’analisi, la decriptazione intellettiva di una storia, perché rivela la sua natura artificiale, il lavorio altrimenti silenzioso dei meccanismi presenti dietro alle immagini della narrazione.

L’eccessiva chiarezza del simbolo è il pericolo corso da Lovecraft Country, la nuova serie HBO (prodotta da Jordan Peele e da J.J. Abrams) tratta dall’omonimo romanzo fantasy di Matt Ruff. Non si tratta per questa produzione di un pericolo collaterale o marginale: fin dalla visione del pilot si evince che l’idea portante dello show è proprio quella di costruire il racconto su un simbolismo disambiguo, chiaro e impattante. Il racconto è incentrato su Atticus Freeman, giovane afroamericano tornato dal suo impiego nell’esercito, che decide di attraversare l’America segregazionista degli anni ’50 per cercare suo padre, scomparso misteriosamente; l’idea portante è invece quella di mettere in relazione gli individui e le istituzioni violentemente razziste e xenofobe che costellano il percorso di Atticus con i mostri xenomorfi di H.P. Lovecraft, scrittore di fantascienza americano nato a Providence, noto tanto per l’importanza e l’influenza rivestita nel genere horror (le sue opere sono riconosciute come le progenitrici del genere new weird) quanto per le dichiarate posizioni razziste e per la sua simpatia nei confronti del regime nazista.

Il simbolismo della serie, nella forma di questa relazione metaforica tra mostri razzisti e mostri fantastici, è quindi frutto di un’intuizione segnica che muove i passi da un fatto storico. Considerata la posizione di Lovecraft in materia, è difficile pensare a una soluzione diversa da quella presa dallo show, in qualità di adattamento finzionale legato ai prodotti dell’immaginazione dello scrittore ma allo stesso tempo interessato a rappresentare il fenomeno del razzismo degli anni ’50: la produzione immaginativa lovecraftiana, indirizzata nei suoi romanzi da un’ideologia razzista, è qui ribaltata di segno per mobilitare una narrazione sulle violenze del razzismo. Questa è già di per sé un’acrobazia virtuosa. Perché allora Lovecraft Country deve guardarsi dall’accentuazione troppo insistita di questo simbolismo?

Lovecraft Country - 1x01 SundownCome si diceva sopra il didascalismo non serve che a mettere a rischio una costruzione di senso. In questo caso il ribaltamento è troppo evidente e la materia tematica troppo importante per lasciare che lo strapotere del funzionamento simbolico fagociti la credibilità del discorso visivo e narrativo – per lasciare che il patrimonio tematico sia spazzato da un’accusa di artificiosità. Quale operazione può commettere Lovecraft Country, e il suo pilot “Sundown”, per contrastare il simbolico, opacizzare la metafora, rimandarne la certezza, annebbiare la sicurezza che sia questa la verità e la direzione della sua scrittura? Per ora l’unico modo sembra essere quello di negare la coscienza simbolica ai suoi personaggi. Per coscienza simbolica si intende quell’accorgimento che permette agli spettatori dello show di mettere in relazione il mostro del razzismo e l’essere mostruoso lovecraftiano; è una possibilità dello spettatore extra-diegetico, ma non dei personaggi diegetici (cioè interni al racconto), ottenuta con l’ontologicizzazione del fantastico, con la “messa in reale” di ciò che non esiste.

Gli scrittori dello show creano un mondo dove le persone hanno lo stesso grado di realtà dei mostri: per i personaggi non c’è dislivello di realtà, essi scoprono l’esistenza dei mostri e li ritengono reali; per gli spettatori il dislivello di realtà invece c’è perché sanno che i personaggi sono credibili, possono esistere, mentre i mostri sono esseri finzionali. La coscienza simbolica è solo degli spettatori che riconoscono nel mostro un livello di realtà in meno, e non dei personaggi che pensano di vivere una realtà abitata da mostri. Negando la coscienza simbolica – che i razzisti sono mostruosi quanto gli esseri lovecraftiani o che i mostri sono epifenomeni del razzismo – ad Atticus, a George, a Leti, il pilot lascia uno spazio di ambiguità alla metafora, uno spiraglio di non chiarezza, perché innesta un percorso di possibile consapevolezza per i personaggi: questi ultimi possono arrivare alla coscienza simbolica sul mostruoso, perché per loro ancora non è una nozione evidente.

A questo punto gli spettatori partecipano al percorso di risveglio (potenziale ancora ovviamente, dato che non si conoscono le future direzioni della serie) dei personaggi, perché si mettono sul loro stesso piano emotivo di risposta nel confronto con le vicende extra-ordinarie: la consapevolezza della didascalia è quindi ridimensionata dall’investimento emotivo, che avvolge ben più della concentrazione analitica per ogni ponte metaforico. In più gli spettatori, da individui già consapevoli del simbolo, possono posare l’attenzione su altre modalità metaforiche che ricamano sul simbolismo principale. Allo stesso tempo questa inconsapevolezza dei personaggi permette allo show di smentire la metafora, di ridirezionare e ridimensionare il discorso senza intaccare i loro percorsi e le loro psicologie: per loro quello che avviene è reale, non simbolico.

Lovecraft Country - 1x01 SundownIl pilot funziona, mette in forma narrativa questi schematismi molto bene. La sua scrittura e la sua regia (grazie a Yann Demange, regista bravo particolarmente a costruire le sequenze di tensione, di pericolo imminente) intuiscono anche chi deve prendere le parti più mostruose: la natura selvaggia di un mostro notturno impallidisce di fronte alla faccia e alla complicità razzista da cui fuggono i protagonisti. HBO garantisce la grandezza delle atmosfere, il realismo delle scene di quartiere, l’accuratezza dei dettagli, in virtù di un dimensionamento 1:1 che acuisce l’idea di trovarsi di fronte a personaggi, ambienti e atmosfere non ridotti in scala. Per la musica non vale lo stesso concetto, a causa di alcuni inserimenti contemporanei, pensati per rimuovere il dislivello del tempo: sarà interessante vedere da questo punto di vista – quello dell’atemporalità dei segni per dichiarare lo stato insoluto di alcuni problemi e la loro natura radicata, sistemica – come si muoverà lo show.

“Sundown” è un episodio che, pur nel raggio di un’azione introduttiva e quindi limitata, gestisce bene il suo vasto materiale narrativo e tematico: offre una buona introduzione per i personaggi, perché presenta i loro caratteri e le loro motivazioni, innescando un istantaneo stato di investimento emotivo; una buona introduzione per le atmosfere, per ora divise tra le foreste spettrali, le autostrade bollenti, gli angoli colorati dei quartieri afroamericani e le mura ammaccate delle case; una buona introduzione per gli archi drammatici, legati a una missione, a un mistero, a uno stato di coscienza. Tutto è al punto giusto, ora deve solo procedere in avanti.

Voto: 8

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Informazioni su Leonardo Strano

Convinto che credere che le serie tv siano i nuovi romanzi feuilleton sia una scusa abbastanza valida per guardarne a destra e a manca, pochi momenti fa della sua vita ha deciso di provare a scriverci sopra. Nelle pause legge, guarda film; poi forse, a volte, se ha voglia, studia anche.

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