Raised by Wolves – Stagione 1 10


Raised by Wolves – Stagione 1La fantascienza in tv non è mai stato uno dei generi più diffusi: un po’ per l’alto budget che richiede e un po’ per la difficoltà di incontrare i gusti del pubblico generalista. Eppure ricordiamo alcuni grandi show sci-fi che, fino agli anni più recenti, hanno saputo costruirsi uno spazio importante nella cultura pop: dai longevi brand Star Trek e Doctor Who a Battlestar Galactica e Westworld.

Insomma, si può dire che quei prodotti in grado di offrire un’idea originale, o perlomeno sviluppata in modo originale, riescono a sfondare e a fare breccia in un pubblico di appassionati sempre alla ricerca di nuovi punti di vista e nuove previsioni sul futuro. Come non farsi attrarre, allora, da una serie che vede come produttore esecutivo, nonché regista dei primi due episodi, Ridley Scott (Alien, Blade Runner) e creatore Aron Guzikowski (sceneggiatore di Prisoners)? Raised By Wolves ha, infatti, attirato l’attenzione di molti spettatori fin dai primi episodi, nei quali metteva in mostra una narrazione distante dai soliti schemi ai quali la fantascienza televisiva ci ha abituato negli ultimi anni, unita ad una componente visiva e di worldbuilding decisamente peculiare.

La prima stagione è composta da dieci episodi che HBO Max ha scelto di distribuire settimanalmente a blocchi di due episodi – dopo i primi tre – a parte il gran finale che è stato rilasciato in solitaria sulla piattaforma. Con questa programmazione ibrida il canale ha potuto sondare l’interesse degli spettatori per la serie fino a convincersi verso metà settembre a rinnovare lo show per una seconda stagione. In coscienza di questo, possiamo analizzare questa prima tranche di episodi di Raised By Wolves e il suo confuso finale in un’ottica decisamente diversa.

Raised by Wolves – Stagione 1Il cuore pulsante della serie è certamente lo scontro religioso tra gli adoratori monoteisti del dio Sol e gli atei, ovvero coloro che non solo si sottraggono alla pratica dei riti e delle preghiere previste da questo dogma, ma lo hanno combattuto sulla Terra prima che questa venisse abbandonata. Non ci sono tantissime informazioni su questa guerra e sulle cause che l’hanno effettivamente scatenata, ma quel che risulta chiaro è che la religione di Sol era predominante e rappresentava l’istituzione regnante sul pianeta, con la relativa persecuzione di chi non si conformava agli usi e costumi precettati. Questo scontro ideologico si ripercuote negli animi e nell’interiorità dei personaggi che Raised By Wolves presenta, definendoli in primis come “credenti” o “atei” e poi costruendogli sopra un background narrativo o una caratterizzazione di massima. Questa apparente superficialità di caratterizzazione viene giustificata spesso da esigenze di trama: per esempio Marcus, interpretato da Travis Fimmel (Ragnar di Vikings), subisce un percorso di trasformazione molto chiaro – e anche abbastanza pigro – che lo porta dall’essere un eroe dell’ateismo e dello scetticismo nei confronti della fede ad un fanatico religioso non più capace di ragionare lucidamente.

In altri casi il dualismo fede/ragione si presenta in modo molto più sottile e convincente: questo avviene con l’arco di caratterizzazione dei due androidi, ma soprattutto con quello di alcuni dei bambini. A parte Paul, che nonostante tutto quello che gli accade rimane inspiegabilmente ferreo nella sua fede e non vacilla praticamente mai, tutti gli altri affrontano fasi alterne – sicuramente più verosimili in individui ancora in formazione, per quanto indottrinati fin da piccoli – e momenti di dubbio molto evidente e più o meno ben sviluppati. Questo lo si nota a partire dal carattere di Campion, sicuramente uno dei più interessanti visto che è l’unico ad essere nato e cresciuto da ateo su Kepler-22b, fino alla storia dolorosa di Tempest e ai richiami al tema della libera scelta della donna di non voler portare avanti una gravidanza frutto di uno stupro.

Raised by Wolves – Stagione 1Nonostante la tematica ideologica faccia da sfondo e gli esseri umani sopravvissuti abbiano un certo peso specifico nello show, a rubare la scena e a impostare il clima nel quale si svolgono le vicende della serie sono gli androidi. Mother e Father sono due esseri biomeccanici progettati con lo scopo di allevare dei bambini umani; tuttavia, se quello di sembianze maschili pare non possedere abilità particolarmente eccezionali, il robot interpretato magistralmente da Amanda Collin è invece una necromancer, un particolare tipo di androidi da guerra dotati di armi a ultrasuoni devastanti sul campo di battaglia. Tutta la narrazione ruota intorno al movimento dei due novelli Adamo ed Eva e alla scoperta graduale del loro passato, legato indissolubilmente allo scopo di salvare la razza umana allevando una nuova generazione di individui, cresciuti nel segno dell’ateismo e della fiducia verso la scienza.

I riferimenti biblici non sono un caso, anzi: tutta la stagione è costellata di riferimenti alla Genesi, in particolare il finale nel quale assistiamo alla nascita del parassita sotto forma di un serpente volante. Il mostro che viene partorito da Mother sembra essere un simbolo di morte, una creatura che minaccia la vita sul pianeta e che si è servito dell’ingenuità dell’androide – come il serpente aveva ingannato Eva – per nascere e perseguire i propri obiettivi. Il fallimento nel tentativo di ucciderlo è senza dubbio una delle micce lasciate a bruciare in vista della seconda stagione.

La fantascienza di Raised By Wolves è suggestiva e il worldbuilding si presenta come uno dei punti di forza della serie: l’arido e apparentemente poco interessante pianeta si rivela, episodio dopo episodio, come un luogo ricco di insidie e di misteri. Da questo punto di vista gli autori forniscono diverse risposte nel corso di questa prima stagione ma lasciano, volontariamente, molte domande senza risposta, come la scoperta che gli esseri umani avevano già abitato Kepler-22b e sono regrediti ad uno stato bestiale – ma non tutti – e la questione relativa all’apparizione continua di alcune entità tipo fantasmi. Su questo punto lo show ricorda moltissimo Lost e il suo procedere per accumulo di misteri che intrigano lo spettatore fino allo svelamento della soluzione – se mai questo momento arriverà.

Raised by Wolves – Stagione 1Le carenze della serie si concentrano quasi tutte sull’aspetto narrativo: sono frequenti scelte infelici dal punto di vista della scrittura, o perlomeno spunti di trama gestiti in modo pessimo, che si ripercuotono sull’andamento degli episodi. Si è già parlato dell’immobilità di Paul e del ruolo di Marcus che si realizza nella sua trasformazione in villain, la cui importanza si riduce quasi a zero negli ultimi episodi; ci si chiede anche, per esempio, quanto realistiche siano le reazioni di Sue che abbandona il partner a se stesso nonostante la serie faccia capire che il loro legame è molto forte. Molto spesso alcuni di questi passaggi forzati si riscontrano nelle scelte che fanno i bambini e, in generale, si può dire che il proseguire delle vicende nella serie non sembra essere sempre ben bilanciato tra l’introspezione dei personaggi – e quindi l’attenzione alla loro evoluzione caratteriale e alla loro crescita in base a quello che accade – e la volontà di portare la trama da un punto A ad un punto B già stabilito.

Al netto di pregi e difetti, Raised By Wolves è comunque una delle novità più inaspettatamente sorprendenti dell’anno, perché capace di mettere in piedi un’idea di fantascienza originale e pura – contaminata da qualche leggera venatura di horror – sebbene danneggiata da una sceneggiatura non sempre in grado di gestire il grande materiale narrativo a disposizione.

Voto: 7

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Informazioni su Davide Tuccella

Tutto quello che c'è da sapere su di lui sta nella frase: "Man of science, Man of Faith". Ed è per risolvere questo dubbio d'identità che divora storie su storie: da libri e fumetti a serie tv e film.


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10 commenti su “Raised by Wolves – Stagione 1

  • Heisenberg

    Recensione che mi trova d’accordo pressoché su tutto, in particolare al pensiero costante rivolto a Lost durante l’ultimo episodio. Travis Fimmel infine grande delusione… continua ad interpretare il Ragnar del post assedio di Parigi semplicemente cambiando pianeta.

     
  • Hugo Drodemberg (A. Molducci)

    Cavoli che recensione: non solo sono d’accordo su tutto, ma vengono pure affrontati tutti gli aspetti che a mio parere andavano trattati! Ed è cosa molto molto molto rara. Complimenti

     
  • fabrizio

    ATTENZIONE SPOILER: Primi tre-quattro episodi grandiosi, che promettevano tantissimo. Purtroppo episodio dopo episodio la serie va in vacca, l’orizzonte si riduce (anche logisticamente) al solito psicodramma americano della famiglia ambita-spezzata-ricomposta-rimodulata, per finire in un fanta-horror da b-movie o peggio ancora, con sangue che cola e gravidanze alien-anti. Senza contare delle derive alla Lost, con accumuli su accumuli senza mai risolvere. Ma davvero qualcuno è riuscito a vedere l’ultimo episodio senza ridere? Povero Ridley… : (

     
    • Davide Tuccella L'autore dell'articolo

      Ciao fabrizio, come hai letto a me è tutto sommato piaciuta la serie, al netto dei difetti evidenziati nell’articolo. Anche per me le premesse dello show erano molto più ambiziose di quello che poi ci ha regalato l’intera stagione, uno dei tanti casi in cui il concept e l’idea di base “salvano” l’intero prodotto.
      Delle derive alla Lost non ne parlerei in modo così negativo, ma sono abbastanza di parte sull’argomento, i mie commenti non sarebbero oggettivi 🙂