Ted Lasso – The beautiful game 7


Ted Lasso - The beautiful gameNella sua rincorsa a proporre contenuti sempre più variegati, Apple TV+ ha deciso di puntare sul mondo dello sport aggiungendo al suo catalogo Ted Lasso, serie sul mondo del calcio creata da Bill Lawrence, Joe Kelly, Brendan Hunt, e Jason Sudeikis, che interpreta anche il protagonista a cui lo show deve il nome.

L’origine del personaggio di Ted Lasso risale però a molto prima della sua messa in onda su Apple TV+: era infatti il 2013 quando appariva sulla NBC con uno spot prodotto dal network per promuovere l’arrivo della Premier League sulla rete. Già allora c’era Jason Sudeikis a interpretarlo – a pochi mesi dalla sua ultima apparizione come regular del cast del Saturday Night Live. Lo spot è esilarante e, in quei pochi minuti, ci sono già tutte le basi della serie: un allenatore di football americano si trasferisce in Inghilterra per allenare una squadra di football inglese, senza però sapere nulla dello sport.

Se però questo concept funziona molto bene in uno spot, per una serie c’è bisogno anche di altro. È infatti dai cambiamenti apportati alla versione seriale che si può vedere il grande lavoro fatto dagli autori, soprattutto per quanto riguarda il personaggio di Ted Lasso che abbandona quell’aura da americano un po’ ignorante e pieno di sé e diventa una figura genuinamente buona. A tratti  Ted Lasso può apparire ingenuo per la sua visione del mondo estremamente positiva, ma non è mai ritratto come stupido e il suo punto di forza è indubbiamente l’intelligenza emotiva; egli riconosce i suoi limiti, sa affrontarli, reagisce alle provocazioni in maniera costruttiva, ma allo stesso tempo ha anche un grande bagaglio di difficoltà con cui confrontarsi.

Ted Lasso - The beautiful gameTed Lasso ha molto da imparare e il fatto che accetti i suoi limiti lo rende il candidato perfetto per aiutare i suoi giocatori a crescere a livello personale, con tutti gli ostacoli che derivano dal dover gestire un gruppo di calciatori. Le versioni NBC e Apple del personaggio, quindi, non potrebbero essere più diverse, in definitiva accomunate soltanto dalla totale ignoranza del mondo e delle regole del calcio e dall’attore che le interpreta. La trasposizione seriale, visti alcuni dei comportamenti, sembra prendere molto ispirazione dalla leggenda del pallacanestro Phil Jackson, e i riferimenti al mondo NBA non finiscono qui: tra i nomi che si vedono nello spogliatoio sopra le panche, c’è anche un Kukoč con tanto di numero 7.

Come nello sketch NBC, Ted Lasso finisce tra le fila di una squadra di Premier League, solo che al posto del Tottenham Hotspur ricopre il ruolo di allenatore del fittizio AFC Richmond. La formazione ha da poco cambiato proprietà, finendo nelle mani di Rebecca Welton (Hannah Waddingham) in seguito al divorzio dall’ex marito, dopo una stagione di estrema mediocrità. L’arrivo di Ted Lasso sembrerebbe indicare il desiderio di scombussolare le cose per provare a riemergere nel massimo campionato inglese, ma dietro le quinte le cose sono molto più complesse (e per non spoilerare nulla, non aggiungiamo altro). Soprattutto nel pilot, Ted Lasso rimette in scena molte delle battute presenti nei due sketch NBC, che sfruttano in maniera fin troppo prevedibile la totale ignoranza dell’allenatore in ambito calcistico. Inizialmente, infatti, la serie non brilla, ma dando un po’ di tempo ai personaggi di crescere e cambiare diventa evidente che Ted Lasso sia qualcosa di davvero speciale e che gli autori abbiano le idee chiare su come gestire tutte le figure presenti nel racconto.

I personaggi della serie partono tutti da archetipi tipici del genere, come la nuova stella egoista o la vecchia gloria che si deve confrontare con il declino, ma Ted Lasso fa un ottimo lavoro nel sovvertire le aspettative, riuscendo anche nel difficile compito di affrontare e problematizzare elegantemente la tipica tossicità del machismo, anche e soprattutto grazie allo sguardo del protagonista. Dei tanti personaggi che popolano la serie, nessuno viene lasciato al caso: dalla nuova proprietaria fino al magazziniere, ognuno ha un arco narrativo ben costruito. Tra le varie figure comprimarie, spicca Keeley Jones, interpretata da Juno Temple, nella parte della compagna della stella dell’AFC Richmond, che da subito si dimostra essere più di una wag ornamentale.

Ted Lasso - The beautiful gameDal punto di vista della messa in scena, è molto apprezzabile che la serie abbia preso degli attori che sappiano davvero giocare a calcio. Accade troppo spesso che, in televisione o al cinema, i prodotti a sfondo sportivo, anche di grande qualità, perdano un po’ di credibilità proprio per le movenze goffe degli atleti che appaiono sullo schermo. In Ted Lasso, invece, gli attori non hanno problemi nel ricreare alcuni gesti atletici tipicamente calcistici come un dribbling o un semplice tiro in porta. Soprattutto nelle scene di allenamento, dove anche grazie a un ottimo montaggio serrato e alla telecamera direttamente sul manto erboso, si ricrea ottimamente il dinamismo del gioco.

Questo senso di autenticità è meno efficace quando dalle sedute di allenamento si passa alle partite vere e proprie. Se nelle sequenze più ravvicinate l’effetto rimane, con i campi lunghi – anche se per pochi secondi – in cui si vede la formazione scambiarsi la palla o ripartire in contropiede, la netta differenza con i professionisti è evidente, non tanto per i gesti tecnici quanto per l’intensità. Basti pensare che per il recente film italiano Il Campione, alcune scene delle partite girate da lontano sono state velocizzate in post-produzione proprio per cercare di evitare questo effetto, nonostante in campo a interpretare i giocatori della Roma ci fossero quelli del Pisa, all’epoca in serie C.

Ted Lasso – già rinnovata per una seconda e una terza stagione – è una serie da non perdere, non solo per gli amanti dello sport che vogliono rivivere le emozioni del cameratismo nello spogliatoio, ma anche per chi cerca qualcosa di rassicurante ma non per questo banale, una serie feel good arrivata al momento giusto. Di sicuro, dal punto di vista narrativo, Ted Lasso non è nulla di rivoluzionario – dopotutto nel calcio ci sono solo tre possibili risultati – ma è grazie allo splendido lavoro sui personaggi che la serie emerge e si differenzia da altri titoli a sfondo sportivo: in un mondo costantemente immerso nel cinismo, Ted Lasso è la figura di cui abbiamo bisogno.

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7 commenti su “Ted Lasso – The beautiful game

  • Federica

    Approvo, Ted Lasso è una serie tutta cuore, senza scadere nel sentimentale o nel patetismo. Non la consiglio a chi vede il calcio in maniera super “professionale”, perché starà a notare tutto quello che non va e quello che avrebbe voluto vedere

    La regia delle partite è orribile. Scusami, ma sono veramente insalvabili

     
    • Ivan Pavlović L'autore dell'articolo

      Ti dirò che da grande amante del calcio alla fine certi aspetti meno precisi non mi hanno datto fastidio. Per quanto riguarda la regia delle partite, rimane uno degli sport più difficili da girare. Sinceramente non mi vengono in mente esempi di serie o film in cui la messa in scena degli incontri sia molto più alta.

       
      • Federica

        Anche a me non vengono esempi migliori(il mio primo trauma è stato sognando beckham), ma spero che i registi del futuro riescano a risolvere questo problema. Non saprei neanche io dire cosa vorrei vedere, ma so che mi sembra di vedere le riprese del calcetto con gli amici

        Io ho provato a far vedere a un mio amico appassionato di calcio la serie, ma ha faticato a credere di vedere una squadra di premier league

         
        • Davide Tuccella

          Mi inserisco nel discorso perchè ho adorato Ted Lasso.

          Io anche sono appassionato di calcio e in un certo senso capisco che possa essere un po’ inverosimile se si conosce bene l’ambiente del calcio contemporaneo; è anche vero che essendo una serie tv comedy e non un prodotto che punta al realismo questo (almeno per me) passa in secondo piano. Intendiamoci, sarei super contento se nella seconda stagione ci dessero più calcio giocato e migliorassero gli aspetti tecnici legati al campo, però non ne faccio minimamente una colpa agli autori, un po’ perchè come dice Ivan è uno sport difficile da rendere in un prodotto di finzione – che tra l’altro si rivolge ad un pubblico ampio, magari anche a gente che non ha mai visto una partita (come Ted Lasso) – e un po’ perchè non è quello il punto al quale vogliono arrivare. Trovo molto più interessante, come sottolinea l’articolo, che la serie esplori le componenti problematiche di un ambiente che presenta criticità evidenti: dalle dinamiche di spogliatoio, il bullismo, il maschilismo tossico, la divizzazione degli atleti ecc.

          Che poi sono situazioni totalmente assurde ed esagerate che sembra di non vedere una vera squadra di Premier League siamo d’accordo (anche se poi neanche così esagerate…).

           
  • Hugo Drodemberg

    Tra quelle nuove, con The Great, secondo me è la serie dell’anno. Mi pare però (soprattutto nei commenti) che ci si sia fissati troppo sull’aspetto calcistico. Il calcio è lo sfondo, NON il tema, e l’esiguo minutaggio riservato alle partite sta lì a gridarlo. Sarebbe davvero un peccato se la lettrice/il lettore a caso di questa pagina scegliesse di non dare una chance a questo piccolo capolavoro solo “perché parla di calcio”. Il tema di Ted Lasso è l’empatia e la resilienza, non lo sport, e riesce a metterle in scena senza essere zuccherosa. Non sarà rivoluzionaria, ma vi sfido a trovare negli ultimi anni una serie che abbia lo stesso approccio. Ted Lasso si distingue ECCOME, e la riga più bella e più giusta letta qui è l’azzeccatissimo giudizio finale del buon Ivan.
    Avercene

     
  • Hugo Drodemberg

    P.S. Ah, e Ted Lasso NON HA TEMPI MORTI, cosa rarissima nella serialità. Io, finito ogni episodio (anche il primo), immancabilmente mi sentivo molto meglio di prima; nell’Anno Del Virus cosa si potrebbe chiedere in più a una serie?

     
    • Ivan Pavlović L'autore dell'articolo

      Ciao Hugo. Concordo pienamente con quello che dici. È una serie davvero speciale e la sua capacità di raccontare le emozioni e i conflitti umani è notevole. Apprezzo molto il fatto che, nonostante l’ambientazione la collochi nel massimo campionato inglese, nel corso della serie c’è una vera e propria sensazione di squadra di quartiere, un elemento che aiuta ancora di più a trasmettere l’intimità di quello che viene messo in scena.