
Siamo nelle aree rurali della Virginia, nella Rust Belt, tra i monti Appalachi e i Grandi Laghi, sede dell’industria mineraria e metalmeccanica, dove i turni di lavoro sono lunghi, stancanti e spesso pericolosi. Il protagonista, il dottor Dr. Samuel Finnix, è un medico di quartiere, un uomo semplice, con dei sani principi e molto legato ai suoi pazienti: alcuni li ha persino fatti nascere e loro insieme a quella cittadina sono ciò che di più caro gli è rimasto, dopo la morte della moglie. Dall’altra parte della barricata Richard Sackler è la pecora nera della famiglia: ritenuto dalla maggior parte un inetto, nel tentativo di riscattarsi e affermare il suo valore crea un’operazione per far guadagnare all’azienda di famiglia miliardi di dollari e si pone uno scopo, quello eliminare “il dolore” nel mondo. Grazie a un’astuta campagna pubblicitaria, che dichiara un tasso di assuefazione al prodotto da parte dei pazienti solo dell’1%, e a giovani addetti alle vendite della compagnia, istruiti e motivati da grosse forme di denaro come Billy Cutler – con il volto dell’attore Will Poulter (The Chronicles of Narnia, The Maze Runner), il suo obiettivo prende forma fino a diventare in tempi spaventosamente brevi un’epidemia. Nonostante l’indifferenza da parte dello Stato, però, la situazione viene notata dai procuratori Rick Mountcastle (Peter Sarsgaard) e Randy Ramseyer (John Hoogenakker) e da una determinata agente della DEA Bridget Meyer, interpretata da Rosario Dawson (The Defenders , 25th Hour), che inizieranno a indagare sulla vicenda fino a scoprirne e sradicarne le fondamenta.

Attraverso un arco temporale scaglionato, la serie si distende fra il 1996 e il 2007, ricostruendo con nomi, cognomi e fatti reali – alcuni comprensibilmente romanzati – l’inizio del mercato del farmaco OxyContin, conosciuto più comunemente come ossicodone, fino all’inchiesta diventata processo alla casa farmaceutica e alla famiglia che l’ha creato e poi pubblicizzato, i Sackler. Michael Stuhlbarg interpreta il grande villain di questa narrazione, trasformando il suo personaggio in un agglomerato di tic, insicurezze e chiaroscuri che ci permettono di vedere il male di cui è capace un essere umano senza che questo diventi un personaggio eccessivamente polarizzato ai fini di una storia. Niente all’interno delle puntate ci farà rivalutare la meschinità di Richard Sackler, ma la quantità di scene e le scelte fatte da parte dell’autore ci permettono di conoscerlo per quello che è: un debole, un rifiutato, un uomo che non è capace di affrontare il dolore e che anche per questo vuole eliminarlo. Una persona, composta di mille sfumature, che ha deciso di porre la propria sete di potere e accettazione di fronte a migliaia di vite distrutte. Non troppo tempo fa, infatti, il vero Richard Sackler ha fatto accendere l’opinione pubblica per la dichiarazione fatta al processo che tutt’ora va avanti in molti stati, quando ha totalmente negato la responsabilità sua e della sua famiglia agli infiniti danni causati dal farmaco.
La seconda grande interpretazione è affidata a Michael Keaton (Spotlight), che insieme a Danny Strong è anche produttore esecutivo. Keaton ha affermato che dopo il caso Spotlight ha sviluppato un grande interesse nell’interpretare personaggi e raccontare storie che abbiamo una forte valenza sociale e che parlino di realtà spesso sconosciute che meritano di venire alla luce. Il Dr. Samuel Finnix appartiene alla fantasia, ma raccoglie in sé più testimonianze di come molti medici siano stati ingannati per poi finire loro stessi vittima, portando anche l’esempio migliore di umanità e bontà a soccombere di fronte alla potenza del fenomeno.
I primi episodi vedono alla regia Barry Lev
Alcuni punti di debolezza, o se proprio vogliamo chiamarli difetti, sono evidenti. La miniserie ha molti personaggi ed è chiaro il tentativo di non voler banalizzare nessuno di loro; tuttavia alcuni finiscono per rimanere in una nebbia di ambiguità e a volte il susseguirsi degli eventi in maniera non cronologica può portare confusione. In risposta a questo, però, è necessario dire che la serie presuppone un certo impegno nell’attenzione e se questa viene rispettata non è difficile districarsi e orientarsi all’interno di questi dieci anni. Gli ultimi due episodi, poi, lasciano un po’ da parte trame secondarie per tirare le somme e farci scoprire le malefatte, scoperte durante l’indagine, dietro a cui la Purdue Pharma si era nascosta in favore della sua campagna pubblicitaria.
In conclusione, però, la serie si presenta fin dall’inizio come un’operazione di altissimo livello e riesce a mantenere per tutte le otto puntate la sua coerenza, rendendo decisamente trascurabili piccole imperfezioni, come l’esagerazione di alcuni make up durante i balzi temporali, per concentrarsi su un tragico pezzo di storia americana che ha rivelato una grande falla nel sistema economico e sanitario di cui la comunità sta ancora pagando il prezzo dopo più di vent’anni.
