Russian Doll – Stagione 2 1


Russian Doll - Stagione 2La serie di Amy Pohler, Leslye Headland e Natasha Lyonne ritorna su Netflix dopo tre (lunghi) anni con una seconda stagione da sette episodi che promette di mischiare le carte in tavola senza però rivoluzionare completamente il cuore pulsante della serie. E ci riesce benissimo.

La prima stagione di Russian Doll aveva saputo sfruttare un metodo narrativo non inedito – la ripetizione costante di uno stesso giorno, qui causato dai modi fantasiosi in cui la protagonista muore – unendolo a un ritmo e a uno stile nuovo, cercando per quanto possibile di non complicare le cose più del necessario. Quello che aveva fatto la fortuna sostanziale del racconto, però, era stata da un lato una divertente scrittura e dall’altro l’interpretazione di Natasha Lyonne, che ha retto sulle proprie spalle l’intera stagione e ha creato immediatamente una serie di momenti d’oro (e alcuni meme, what a concept).
Questa seconda stagione utilizza un diverso metodo narrativo, paradossalmente ancora più abusato di quello della prima annata, ovvero i viaggi nel tempo. Nella serialità televisiva (ma non solo) il viaggio nel tempo è sempre stato tra i capisaldi della narrativa fantascientifica, facendo la fortuna di alcuni prodotti (il sottovalutato Fringe, ad esempio), e caratterizzato spesso da una trama cervellotica e da linee narrative complesse da seguire (si pensi a Dark, tra gli altri). In linea generale, infatti, il viaggio nel tempo, con i suoi complessi meccanismi e i tentativi di razionalizzare quanto più possibile la sua efficacia ha rappresentato una sfida non da poco alla coerenza narrativa e ha spesso causato più di un mal di testa agli autori. Ecco, quindi, che la scelta di Russian Doll di abbracciare questo pilastro fantascientifico poteva certamente destare qualche preoccupazione: al termine di questa seconda stagione si può tranquillamente affermare che queste paure erano infondate.

Russian Doll - Stagione 2Ciò che funziona del viaggio nel tempo di Russian Doll è la natura personale e intimistica di questo tipo di avventure, unita a una certa futilità (almeno iniziale) per cui essi avvengono. Se, infatti, il trauma della morte e costante ripetizione del giorno fatale erano qualcosa di spaventoso e da fermare a tutti i costi, le avventure nel passato di Nadia e Alan sono di tutt’altra natura, ovvero momenti che possono avere grande influenza nella vita contemporanea dei personaggi. In perfetto accordo con il tono della serie, infatti, Nadia si avventura nel passato principalmente per recuperare quella base economica che le era stato promessa ma che la madre aveva perso molto tempo prima. Le cose, però, si complicano e questi viaggi diventano le chiavi per capire il senso profondo del proprio essere. Ci si riferisce ovviamente da un lato alla possibilità di Alan di vivere una relazione sentimentale con un uomo speciale – sebbene in tempi tutt’altro che pacifici – e dall’altra a Nadia che ha modo di rintracciare quello che si è persa nel suo rapporto con la madre (un’ottima Chloë Sevigny). C’è, infatti, anche questo aspetto che risulta davvero azzeccato nella scrittura della stagione: il viaggio nel tempo è un cammino nelle radici della propria famiglia, è un ricongiungimento con le generazioni femminili precedenti, in una inedita quanto unica forma di introspezione.

Per Nadia il viaggio nel tempo rappresenta un modo per riconnettere con quella madre di cui ricorda l’instabilità e le difficoltà mentali, una trappola da cui non ha mai saputo liberarsi. Attraverso i due piani temporali alternativi – prima nel corpo della madre, poi della nonna – Nadia deve confrontarsi con il difficile passato e la relazione problematica tra le due donne della propria vita; solo così può capire in modo unico il bagaglio emotivo che si porta con sé da ancor prima di nascere. Parallelamente si costituisce il suo rapporto con Ruth (interpretata da Annie Murphy), l’unica di cui vediamo davvero presente e passato, mentre il futuro si approssima alla fine. Con questo ingegnoso meccanismo narrativo, Russian Doll lavora splendidamente con i suoi personaggi e riesce a parlare in modo universale del peso delle aspettative familiari e di come i sogni e le speranze delle generazioni precedenti possano essere croce e delizia del nostro essere nel presente.
È un po’ un peccato che il tempo dedicato al passato di Alan sia sfruttato poco (e male), perché avrebbe potuto raccontare molto di più di quello che alla fine è riuscito a fare. Non solo per lo sguardo interessantissimo su una giovane donna ghanese nella Berlino degli anni ’60, ma soprattutto per la fluidità emotiva e sentimentale di un uomo nel corpo di una donna, uno splendido inno all’amore aldilà della corporeità e della sua totale presa di coscienza. La cosa si riduce un po’ a un astratto desiderio chiaramente insoddisfatto.

Russian Doll - Stagione 2Sotto il profilo della trama in quanto tale, bisogna accettare tutta una serie di regole senza sperare in un realismo eccessivo. È chiaro che, guardando Russian Doll, nessuno dovrebbe porsi troppe domande su quanto la logica la faccia da padrona: dopotutto, le persone sembrano accettare un po’ troppo facilmente le continue dimenticanze di certi personaggi, le domande su date e persone, e le coincidenze che avvengono per permettere l’evoluzione del racconto. Ci si domanda, ad esempio, quanto di tutti questi avanti e dietro sia percepito dalle persone che sono ‘possedute’: questo potrebbe infatti almeno in parte giustificare i problemi mentali di Nora (e forse rendere ancora più opprimente l’idea che Nadia sia la causa involontaria di tante conseguenze).  Non che questo ci importi davvero, però, perché la serie prosegue con un ritmo invidiabile e raggiunge un finale emozionante che non lascia indietro nulla di davvero importante.
Questo avviene perché la scrittura riesce comunque a trasmettere un senso di compiutezza e la resa visiva dei tre (e più) piani temporali si incastra a volte in modo molto intenso. La serie raggiunge forse il massimo della propria espressività nel penultimo episodio, quando il tempo si ‘rompe’ e ci si ritrova a vivere un loop senza più alcuna logica. Si tratta di un riuscitissimo gioco con il materiale a disposizione e la serie – solo sette episodi di circa mezz’ora – ha il tempo perfetto per quello che vuole dire.

La stagione quindi si sviluppa molto bene, con una prima parte molto divertente – è proprio il tipo di comicità incarnato da Lyonne che rende il viaggio nel tempo spassosissimo – e una seconda all’apice della propria maturità. Ancora una volta il finale di stagione sembra voler chiudere i giochi e lasciarci soddisfatti e desiderosi di altro, ma il racconto di Nadia potrebbe anche concludersi così, in questa serie così atipica da essere un vero gioiello, unico nel suo genere. Russian Doll si dimostra ancor più matura di quanto già non fosse alla sua prima stagione e riesce a scendere nell’intimo dei suoi personaggi senza mai perdere la sua esilarante sfacciataggine.

Voto: 8½ 

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Informazioni su Mario Sassi

Ormai da anni ho capito che il modo migliore per trascorrere le ore in aereo è il binge watching di serie TV. Poche cose battono guardare LOST mentre si è sull'oceano.


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Un commento su “Russian Doll – Stagione 2

  • Eraserhead

    Mah, io sono rimasto abbastanza basito da questa stagione… L’idea non era neanche male, ma nel complesso è venuto fuori un gran casino senza capo né coda… Per me stagione totalmente superflua, salvabile solo dalla protagonista e da qualche avvenimento (oltre alle meravigliose scelte musicali!)