La serie Lupin torna con il terzo atto ricco di colpi di scena, travestimenti impeccabili e rivelazioni dal passato. Disponibile su Netflix dal 5 ottobre con le sue sette puntate, è l’ennesima raccolta di imprese di Assane Diop (Omar Sy), il moderno ladro gentiluomo che incanta con le sue azioni ispirate al mito di Arsène Lupin. Coprodotto da Netflix e Gaumont, Lupin si conferma lo show francese più amato del piccolo schermo negli ultimi anni, grazie al giusto bilanciamento tra azione e ironia, e alla storia autentica che propone senza diventare un remake dell’originale.
Avevamo lasciato il protagonista trionfante dopo aver smascherato Hubert Pellegrini – suo principale antagonista – e ottenuto vendetta per le ingiustizie subite dal padre anni prima; per questo era stato necessario rivelare la sua identità, un gesto a caro prezzo le cui conseguenze ci portano all’avvio di questa terza parte dello show. Il volto del latitante Assane è ormai ben noto, e questo mette l’ex moglie Claire (Ludivine Sagnier) e il figlio Raoul costantemente sotto i riflettori, nel mirino di giornalisti senza scrupoli. Troviamo l’opinione pubblica divisa sulla sua figura, ma sicuramente prevalgono i sostenitori, elemento che viene strumentalizzato a suo favore. Assane infatti torna a Parigi e studia con l’amico – e complice storico – Benjamin (Antoine Gouy) un piano rischioso quanto pensato per essere conclusivo. Un ultimo furto per garantire un nuovo inizio per sé e per le persone vicine, che desidera proteggere più di ogni altra cosa. Scatta così quello che dovrebbe essere il suo atto finale perfetto: il furto della perla nera, l’unico fallimento della sua carriera di ladro. Questo secondo tentativo è così scenografico e teatrale da prevedere non solo una preparazione da manuale, ma anche un’uscita di scena spettacolare e culminare con un’apparente morte.
Risulta preziosissimo l’aiuto di una nuova figura, finora mai mostrata ma che si scopre essere ricorrente nella vita di Assane: si tratta di Bruno, un amico di vecchia data con cui ha avuto un legame molto profondo nel passato. I due sono stati spalla vicendevole in un periodo adolescenziale in cui entrambi erano abbandonati a loro stessi, e il ritrovamento di questo rapporto va a compensare la brusca interruzione passata. Su questo nuovo personaggio si rileva una piccola pecca della serie. In precedenza avevamo visto il giovane protagonista sempre insieme a Claire e Benjamin: se la prima si conferma una presenza fissa anche nei flashback di questa stagione, Ben – che si era già affermato come amico fedele sin dall’adolescenza – sembra completamente assente dal passato del protagonista, infatti il suo ruolo viene ora accordato a Bruno. Ma passando oltre questa imperfezione, è interessante scoprire di più sul novello Lupin degli albori e le ragioni del rimpianto nei confronti dell’amico. Il personaggio di Bruno è poi funzionale anche perchè ne introduce un altro, che viene identificato come villain di questa stagione, Jean-Luc Keller. Una figura condivisa proprio con l’amico Bruno, un uomo senza scrupoli e che ha un impatto fondamentale sulla storia del nostro primario tanto nel passato quanto nel presente.
Proprio a causa sua e della sua vendetta, il nostro ladro deve “tornare in scena”, con nuovi colpi dall’esecuzione intricata quanto spettacolare, che si intrecciano con la sempre più complessa fuga dalla polizia. In gioco c’è la vita della madre Mariama, altro nuovo personaggio di questa stagione: la donna era stata data per morta o scomparsa, ma ritorna improvvisamente a galla e questo apre un nuovo tassello nella mente di Assane. Vediamo come la mancanza della figura materna sia stata per lui una fonte di dolore immenso, un vuoto che cercava di colmare incessantemente; poter assistere alla riproposizione del loro rapporto dopo anni di lontananza consente di osservare come sia disposto a tutto pur di averla accanto. Anche se a tratti cade un po’ nel banale, il ritrovamento della madre nel complesso svolge la sua funzione: infatti il protagonista la mette davanti a ogni cosa, anche alla sua libertà, e questo cambia le sue priorità e il suo approccio alla situazione presente. Una volta ricongiunti, è grazie a lei che Assane capisce come uscire davvero dall’impasse in cui si trova. La volontà di rimediare alle azioni passate e il rimpianto per non essere stato vicino alla sua famiglia segnano la chiave di volta per concludere questo capitolo.
Un ultimo personaggio fondamentale di questa stagione è Guedira (Soufiane Guerrab), che è presente dall’inizio della serie e che finalmente vede accordato un ruolo di maggior rilievo. Il poliziotto è sempre stato l’unico a capire e intuire le mosse di Assane, identificando il suo metodo “alla Lupin” e notando similitudini nel suo modo di agire con quello del ladro gentiluomo. Anche lui infatti è un grande appassionato di Arsène Lupin e ammira segretamente Assane, cosa che non sfugge al nostro protagonista. Infatti, anche se Guedira conosce alla perfezione le vicende originali dei racconti di Leblanc e l’eterna lotta tra Lupin e Ganimard (di cui rappresenta l’alter ego), si fida comunque di Assane e viene così strumentalizzato. Il poliziotto dimostra fiducia forse sproporzionata nei confronti del nostro protagonista, ma alla fine viene ripagato perchè proprio a lui Assane decide di consegnarsi – non prima di aver incastrato il nemico Keller – accordandogli il merito della sua cattura. E non solo, a lui chiede di completare gli ultimi tasselli del suo piano: la liberazione di Ben, la lettera a Claire e “qualcosa da leggere”.
Per quanto riguarda Ben, pur mantenendo la funzione di complice principale, perde percentuale di screen time: in questi episodi non è più l’unico complice e deve quindi lasciare spazio ai nuovi personaggi che si affiancano al nostro ladro. Tuttavia è chiaro come rivesta ancora un ruolo importante per il protagonista, e come la relazione tra i due sia più stretta che mai, con una fiducia davvero completa e anche a tratti commovente. Il tema dell’amicizia e dei legami affettivi è molto presente in questa serie, ed è elemento ponte tra il passato e il presente del protagonista. Grazie alle diverse figure che ruotano attorno a lui, viene garantito quel tratto emozionale senza il quale Lupin potrebbe risultare troppo piatto, con storie identiche di colpi ben riusciti. Gli affetti sono il suo unico punto debole ma anche il suo punto di forza, e questo emerge senza mezzi termini.
Se con i temi ci assestiamo quindi sulla linea dei capitoli precedenti, in questa terza parte è la maturazione del protagonista a farla da padrona. La differenza sostanziale è fatta da un suo sentimento prevalente: la costante volontà di rivalsa al rimpianto, con una presa di consapevolezza su tutte le cose perse – soprattutto il tempo con il figlio e una vita normale – che gli fa maturare il desiderio di rimediare al passato. Un’altra differenza si rileva nella più netta correlazione con il passato, che mai come in questi episodi aveva avuto un ruolo così impattante: i numerosi flashback supportano le vicende del presente e danno un quadro più completo sulle radici di Assane, il passato di delinquenza e i rapporti più autentici. Questo permette di approfondire la natura più intima del protagonista e la sua interpretazione di bene e male, facendoci empatizzare ancora di più con lui.
La tematica principale è proprio l’alternanza bene-male, che si ripropone in questa stagione in chiave rinnovata perché non è vista solo in senso assoluto, correlata al tema della giustizia nel senso personale che le dà il protagonista e al dualismo eroe/antieroe, ma anche a livello più personale. Se inizialmente Assane vuole solo uscire di scena in grande stile, privilegiando il suo bene, sceglie infine di far prevalere il bene dei suoi cari, anche a scapito del proprio. Con il suo gesto libera le persone che sempre gli sono state vicine dando loro la vita che ha sempre sognato anche per sé, comprendendo come questo possa avvenire – almeno per il momento – solo con lui lontano. Anche in questi ultimi episodi, è doveroso un plauso all’attore Omar Sy che di nuovo si conferma perfetto per il ruolo e capace di alternare pseudonimi e travestimenti quanto stati d’animo, con un’interpretazione carismatica che fa sempre la differenza, contraddistinta da quelle note di ironia e problem solving che caratterizzano il personaggio.
Nel complesso la terza parte di Lupin si conferma capace di tenere il pubblico agganciato, con nuovi avvincenti colpi di scena, che coinvolgono senza cadere nella trappola della banalità anche grazie all’appoggio fornito dai racconti dell’originale ladro francese. Il rischio di rimettere in scena qualcosa di già visto era dietro l’angolo, ma questo non avviene anche grazie ai nuovi personaggi. Questi rinnovano la narrazione e ne partecipano in modo funzionale svelando sempre più dettagli sul protagonista, che è meno solitario anche nell’esecuzione dei tre grandi colpi messi a segno, caratterizzati da astuzia, collaborazioni più o meno attese e un elemento di imprevedibilità che in precedenza non era mai stato così forte.
Gli ultimi minuti anticipano un più che possibile quarto capitolo, con un finale a sorpresa che non va a snaturare le radici della serie, ma anzi le rafforza. La lettera di Pellegrini coglie impreparati, ma è interessante perché riporta in scena un personaggio il cui arco narrativo si dava per concluso, e anche per l’ennesimo collegamento ad Arsène Lupin. Sono costanti i riferimenti ai racconti di Maurice Leblanc, e ricordano in pianta stabile il legame tra il protagonista di Lupin e il personaggio letterario, senza essere eccessivamente invasivi: in questo caso è “La vendetta di Cagliostro” che preannuncia quello che potrebbe essere l’atto davvero conclusivo. Lo show, che in queste prime tre parti è stato decisamente in grado di intrattenere ed emozionare con un’avventura che appassiona e diverte, ci fa assomigliare un po’ a Guedira, alla costante ricerca di indizi per essere un passo avanti a Lupin, anche se né lui né nessuno riesce mai in questa impresa.
Voto: 8+