Skam Italia – Stagione 6


Skam Italia - Stagione 6A distanza di un anno e mezzo dalla quinta stagione incentrata su Elia, il 18 gennaio su Netflix è tornata SKAM Italia con un’annata che possiamo definire come la prima a essere narrativamente separata dalle precedenti; se infatti i protagonisti delle prime cinque stagioni fanno qualche comparsata anche in queste dieci puntate, la storia di Asia, delle Rebelde e di Giulio è a tutti gli effetti quella di una “nuova generazione” di SKAM, e quindi interamente originale rispetto alla serie madre norvegese. La prova era dunque non di poco conto, anche a fronte della forte affezione del pubblico per gli storici personaggi delle prime annate: il risultato è stato controverso, perché se è vero che i temi scelti sulla carta sono molto importanti e anche eticamente non scontati, la loro resa finale li ha in diverse occasioni depotenziati e mostrati sotto alcuni aspetti meno profondi di quanto ci saremmo potuti aspettare. 

Se dovessimo individuare dei macrotemi che attraversano queste puntate, sarebbero sicuramente i disturbi alimentari e la politica in ambito adolescenziale (ma non solo), con le sue sfumature di impegno e disimpegno da una parte, e le derive fasciste e naziste dall’altra. Entrambi i temi ne fanno emergere altri ancora di carattere morale ed etico, come vedremo, e sono tutti argomenti molto validi, soprattutto se osservati attraverso il target di riferimento – un pubblico che va dall’adolescenza ai giovani adulti. Il problema emerge però sin da subito: c’è troppa carne al fuoco per dieci puntate da meno di mezz’ora l’una, e, per quanto nessuno pensi che la fruizione di questi temi debba essere per forza approfondita come in un TED Talk (anzi), non si può neanche cadere nell’errore opposto, perché le conseguenze sono inevitabili. Troppi argomenti con un tempo scarso per ciascuno riducono le possibilità di trattare adeguatamente questioni così importanti e si finisce, pur con le migliori intenzioni, a compiere errori anche piuttosto grossolani.

Asia, Silvia e i disturbi alimentari

Skam Italia - Stagione 6Come moltissimi ormai sanno, ci sono dei personaggi dell’originale SKAM norvegese che non possono essere trattati in nessun’altra produzione estera in quanto “bloccati” dall’autrice Julie Andem (e questo nonostante lo show originale sia fermo da anni): tra questi c’è il personaggio su cui è basato Silvia, che quindi, insieme ad altri come Giovanni e Federica, non può avere una stagione incentrata su di lei. Questo è un fatto di cui bisogna tener conto, soprattutto perché ostacola SKAM Italia nell’affrontare alcune tematiche relative a personaggi specifici che abbiamo visto crescere e svilupparsi lungo queste cinque annate; la mossa intelligente della writers’ room italiana è stata quella di muoversi verso un nuovo personaggio che potesse incarnare quello stesso tema che in molti chiedevano a gran voce di affrontare – quello appunto dei disturbi alimentari vissuti da Silvia.
La trasposizione non è stata una mera operazione di copia-incolla perché Asia è caratterialmente molto diversa da Silvia e questo ha evitato di far percepire il nuovo personaggio come un surrogato di quello vecchio: anzi, proprio il carattere di Asia è stato fondamentale per disegnare alcuni tratti del suo disturbo (basti pensare alla gelosia rispetto a Ben e alle amiche, ma anche a quella per la sorella e il conseguente isolamento in famiglia) e per evidenziare maggiormente perché per lei fosse ancora più difficile chiedere aiuto alle sue amiche. Aver poi avuto l’intuizione di rendere Silvia una sorta di guida per lei è stata la ciliegina sulla torta di un percorso che, sebbene sia stato frettoloso in diversi passaggi, ha comunque avuto il merito di dare ad alta voce informazioni fondamentali – per dirne una su tante, sfatare il mito per cui l’anoressia sia legata solamente all’aspetto esteriore, al “voler essere magre/i” per spirito di emulazione: c’è molto di più dietro questa malattia ed è essenziale che il messaggio giusto arrivi alle giovani generazioni. È forse anche per questo che stride l’assenza (all’inizio o alla fine) di contatti da chiamare in caso si condivida un disturbo identico o simile: si fa con tantissimi prodotti audiovisivi che trattano temi di rilevanza sociale, e a maggior ragione in un caso come questo, visto il target del pubblico, si poteva e si doveva pensare anche a questo.

Purtroppo non è l’unico passo falso di SKAM su questo argomento. Quando infatti Asia decide di farsi aiutare, la dottoressa prima le consiglia di rivolgersi a un ambulatorio intensivo dell’ASL, per poi suggerirle subito dopo un posto in cui in genere c’è molta coda, ma per il quale lei potrebbe “metterci una buona parola”; e si tratta dello stesso centro per cui Olly dichiara che di fatto basterebbe il nome di suo padre per farla entrare. Il messaggio comunicato è gravissimo: non basta menzionare il Servizio Sanitario Nazionale se poi quello che trapela è che per avere l’aiuto più adeguato bisogna avere soldi o conoscenze; ed è vero che questa è una serie TV, ma è altrettanto vero che non si può decidere di essere influenti nei temi sollevati solo quando lo si vuole, e invocare per il resto una sospensione di incredulità a convenienza.
Il tema di classe è in effetti un altro problema di questa stagione, che va a colpire proprio la base del “nuovo” gruppo di amiche, le Rebelde: le vediamo sin dall’inizio prendere le distanze da un certo ambiente scolastico, che viene visto da loro come distante perché rappresentazione di una classe sociale più alta e ricca (collegando tra l’altro questo tema al disimpegno politico all’interno della scuola). Peccato però che poi Asia sia quella che può permettersi di “perdere il passaporto” e ottocento euro di biglietto aereo per gli Stati Uniti senza che i genitori facciano una piega: è in questioni simili che la sesta stagione di SKAM cade rovinosamente, perché non basta dichiarare ad alta voce qualcosa e poi comunicare con i dettagli qualcos’altro. E se l’effetto fosse stato voluto (mostrare un gruppo di ragazze inconsapevoli dei loro privilegi), si sarebbe dovuto evidenziare e problematizzare, cosa che invece non è accaduta. C’è un forte problema di classe in questa annata (e c’è anche se si considera l’estrazione sociale dell’unico ragazzo che arriva dal riformatorio), ma non nel senso a cui probabilmente gli autori pensavano.

Skam Italia - Stagione 6Sebbene – lo ripetiamo – i troppi argomenti non abbiano aiutato con le tempistiche dedicate a ogni singolo tema, è evidente però lo sforzo di lavorare bene nella rappresentazione del disturbo alimentare di Asia, ponendola nella posizione, molto diffusa, di chi non capisce subito di essere in difficoltà e poi in pericolo. Seguire la giovane mentre pian piano scopre i sintomi legati all’anoressia (dalla perdita di capelli alla sospensione delle mestruazioni) è stato sicuramente un approccio molto istruttivo, perché il racconto qui più che mai si mette all’altezza di una persona adolescente. Se infatti per noi adulti questi sintomi sono ben noti nell’ambito dei disturbi alimentari e forse nessuno ha creduto che Asia fosse davvero incinta, per molte ragazze e ragazzi queste non sono informazioni scontate ed è importante che una serie come questa non le abbia date in maniera paternalista o giudicante, ma le abbia fatte scoprire a un pubblico giovane insieme alla protagonista.
Lo stesso realistico impegno si riscontra nella rappresentazione del gruppo di amiche che non riesce a vedere la sofferenza di Asia, pur essendo tutte molto legate e pronte a esserci se una di loro manifesta un problema o un disagio: l’adolescenza è un’età in cui fare gruppo a livello relazionale è fondamentale, ma allo stesso tempo non si hanno davvero gli strumenti per vedere l’Altro da sé, proprio perché ciò che si vive internamente si esprime a volumi altissimi. È quindi molto realistico che le amiche si siano scusate con Asia per non averla vista, che quest’ultima abbia ammesso che non si fosse accorta nemmeno lei di quanto la situazione fosse grave e che comunque si fosse impegnata molto a nascondere ciò che le accadeva, ed è infine un ottimo segno che non sia finita “a tarallucci e vino” ma che sia stata sollevata la questione di essere troppo prese dai propri problemi per vedere quelli delle altre: è infatti attraverso momenti come questi che le persone crescono, che le relazioni si evolvono e che si fa, da soli e insieme, quel pezzo in più verso l’età adulta.

A chiudere gli aspetti positivi legati a questa vicenda troviamo l’interpretazione di Nicole Rossi nei panni di Asia: l’attrice ventitreenne, proveniente da “Il Collegio” e “Pechino Express”, ha portato sullo schermo un personaggio complesso, e non solo per il suo disturbo alimentare. Asia non è una ragazza con cui sia facile entrare in comunicazione: sa essere respingente e giudicante, ha necessità di controllo nelle sue relazioni e di queste è molto gelosa. Nicole Rossi è riuscita a far passare gli aspetti più spigolosi di Asia ma anche quelli più vulnerabili, che col passare delle puntate sono aumentati fino al crollo. Forse non in ogni occasione è stata perfettamente a fuoco, ma ha fatto un buon lavoro con un ruolo decisamente non facile, visto anche il senso di responsabilità di parlare a un pubblico di giovani e giovanissimi.

La politica e la società: dalle liste antifasciste al ruolo rieducativo del carcere

Skam Italia - Stagione 6“Un po’ senza”, premiere della stagione, si apre con quella che è una vera e propria dichiarazione d’intenti, e non solo degli obiettivi delle Rebelde: la voce di Nicole Rossi commenta immagini provenienti da tutto il mondo in cui la violenza contro le minoranze e i diversi attacchi di forze fasciste e neo-naziste (dall’assalto alla CGIL a quello a Capitol Hill) si manifesta in tutta la sua forza. Il messaggio è chiaro, nonché sottolineato poco dopo da Asia: studiare il passato serve per capire il presente e il futuro, per non rimanere indifferenti, per saper riconoscere i segnali di una deriva antidemocratica che può presentarsi anche con nuove forme. È una scelta forte quella di aprire così una stagione, soprattutto in un periodo storico come il nostro; ed è altrettanto importante mostrare come le menti più giovani possano anche essere manipolate dai nuovi movimenti fascisti, fino al punto di commettere dei reati: perché queste cose succedono, ma anche perché come società siamo in difficoltà ad affrontare questo tema. Ecco perché la storia di Giulio e del suo passato è l’altra colonna portante della stagione, perché ci parla di lui ma anche di noi, di cosa ne pensiamo davvero dello stato di diritto, se ci crediamo nel ruolo rieducativo del carcere o se ce ne riempiamo la bocca in pubblico per poi agire in modo non certo progressista nel privato. È un argomento tentacolare, che tocca l’etica di una democrazia ma anche la propria morale, ed è lodevole che si sia deciso di trattare l’argomento; è mancato tuttavia il tempo per mostrare in modo più approfondito alcune scelte che, messe in scena troppo rapidamente, hanno generato un effetto quasi opposto a quello voluto.

Skam Italia - Stagione 6L’esempio forse più clamoroso è quello dell’ultima puntata, “Per Salutarvi”, in cui scopriamo da un rapidissimo dialogo che Giulio e il ragazzo da lui picchiato tre anni prima durante il corso di un’aggressione omofoba sono diventati amici grazie a “un mediatore”, presumibilmente nel carcere minorile dove è stato Giulio. È un dialogo ai limiti del surreale, in cui il ragazzo non viene neanche chiamato per nome: il suo ruolo è quello di evidenziare ancora di più il (più che legittimo) percorso di redenzione di Giulio ma senza che venga data la giusta importanza alla persona che è stata vittima di quella violenza. In tempi come i nostri, in cui tra gli applausi del Senato della Repubblica è stato affossato il DDL Zan (un disegno di legge che prevedeva l’aggravante per crimini d’odio e discriminazioni contro diverse minoranze tra cui la comunità LGBTQ+), non dare nemmeno un nome alla vittima e utilizzarlo solo come mezzo per l’arco di redenzione di un altro personaggio è segno di un’attenzione “a targhe alterne”, capace di toccare punti molto alti – come il discorso di Munny ad Asia e la distinzione tra il valore punitivo e rieducativo del carcere – e al contempo di sorvolare con leggerezza su questioni di importanza tutt’altro che secondaria.

E infatti durante la visione di questa stagione di SKAM si ha l’impressione di essere sempre sulle montagne russe, in un percorso che va da momenti scritti benissimo ad altri che lasciano a bocca aperta, e non per i motivi giusti. L’ultima puntata è poi estremamente significativa in questo senso: è l’unico momento in cui c’è un focus sugli altri personaggi, per i quali si cerca in pochissimi minuti di esaurire un tema personale che va dall’essere molto noto (quello di Elia e Viola, e infatti è l’unico approfondimento che funziona) al non essere mai stato menzionato prima, come nel caso di Munny. Non è un problema di poco conto: nel suo caso si è scelto un argomento importantissimo e di cui si parla molto poco, ossia di come persone con nomi considerati “difficili” da pronunciare in italiano si ritrovino a cambiare nome, o a non protestare quando questo viene pronunciato male, fino al punto di accettare di essere chiamati con un nome non proprio per la pigrizia di una società che, anche quando non apertamente razzista, ha diversi conti in sospeso col proprio razzismo interiorizzato. Un tema così enorme trattato in una manciata di minuti non fa che produrre l’effetto opposto, perché viene semplificato al punto da non farne passare il vero significato – che in questo caso sarebbe stato di grande rilevanza, dato che al nome è legato un discorso sull’identità, rimasto purtroppo solo accennato.

Skam Italia - Stagione 6Queste dieci puntate hanno avuto il pregio di riuscire a muoversi verso una nuova generazione usando poco la “vecchia guardia”, a cui il pubblico è molto affezionato, e continuando a lavorare benissimo sul linguaggio, sia a livello diegetico (gli scambi tra i ragazzi, dal vivo e attraverso chat o videochiamate, sono sempre molto realistici) che extradiegetico (la colonna sonora di questa stagione è stata davvero ottima). La visione di SKAM è ancora godibile, ma alla fine di questa annata si rimane con una sensazione di incompiutezza, come se ciò a cui si è appena assistito fosse un riflesso di quello che le altre stagioni hanno saputo fare. Non si sa ancora se la serie verrà rinnovata, ma qualora questo accadesse c’è da sperare che per la prossima stagione si lavori su meno fronti, con un’attenzione più centrata e soprattutto più calibrata rispetto al valore dei temi trattati.

Voto: 6/7

Se tu o qualcuno che conosci soffre di un disturbo del comportamento alimentare (DCA), potete chiamare il numero verde nazionale 800 180 969, raggiungibile in modo gratuito e anonimo. 

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Informazioni su Federica Barbera

La sua passione per le serie tv inizia quando, non ancora compiuti i 7 anni, guarda Twin Peaks e comincia a porsi le prime domande esistenziali: riuscirò mai a non avere paura di Bob, a non sentire più i brividi quando vedo il nanetto, a disinnamorarmi di Dale Cooper? A distanza di vent’anni, le risposte sono ancora No, No e No. Inizia a scrivere di serie tv quando si ritrova a commentare puntate di Lost tra un capitolo e l’altro della tesi e capisce che ormai è troppo tardi per rinsavire quando il duo Lindelof-Cuse vince a mani basse contro la squadra capitanata da Giuseppe Verdi e Luchino Visconti. Ama le serie complicate, i lunghi silenzi e tutto ciò che è capace di tirarle un metaforico pugno in pancia, ma prova un’insana attrazione per le serie trash, senza le quali non riesce più a vivere. La chiamano “recensora seriale” perché sì, è un nome fighissimo e l’ha inventato lei, ma anche “la giustificatrice pazza”, perché gli articoli devono presentarsi sempre bene e guai a voi se allineate tutto su un lato - come questo form costringe a fare. Si dice che non abbia più una vita sociale, ma il suo migliore amico Dexter Morgan, il suo amante Don Draper e i suoi colleghi di lavoro Walter White e Jesse Pinkman smentiscono categoricamente queste affermazioni.

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