Elsbeth – 1×01 Pilot


Elsbeth - 1x01 Pilot“Elsbeth”,  la nuova serie dei coniugi Michelle e Robert King, secondo spin-off dell’amatissimo procedurale The Good Wife – a cui ha fatto seguito l’egualmente brillante The Good Fight, dimostrando che i coniugi King con gli spin-off ci sanno fare –, ha debuttato il 29 Febbraio sul canale CBS con ottimi ascolti e premesse più che interessanti.

La storia di Elsbeth è quella che tutti gli spettatori – sia fan delle serie che l’hanno preceduta, sia nuovissimi acquisiti – possono immaginare: Elsbeth Tascioni è un’avvocata di Chicago “un po’ particolare”, che si ritrova a New York per una nuova opportunità lavorativa e inizia a scoprire la città con fascino infantile e ingenuo, ma anche grandissima attenzione ai dettagli. Carrie Preston (che in molti ricorderanno anche per il primissimo ruolo che l’ha resa famosa in tv – Arlene di  True Blood) riesce sapientemente ad abitare un personaggio che oscilla sempre sul confine del prevedibile e scanzonato, creando un ritratto autentico e mai fuori luogo. Anche la motivazione del suo trasferimento risulta interessante, soprattutto perché prende le distanze (come il titolo della serie già fa intuire) dal modello classico di partenza – quello del procedurale ambientato in uno studio legale. Elsbeth infatti punta ad essere un procedurale poliziesco, che strizza l’occhio ai suoi predecessori grazie al punto di vista esterno della sua protagonista, destinata a portare scompiglio sulla scena del dipartimento di polizia newyorkese. L’avvocata, ora assistente e consulente (un “observer”) della polizia di New York, si ritrova tra le mani un caso quasi da manuale – un omicidio categorizzato come suicidio – ambientato sulla scena teatrale newyorkese.

L’elemento più interessante dell’episodio e che rende il pilot così credibile è il modo in cui viene trattata la storyline principale: Elsbeth è a tutti gli effetti un procedurale con una trama orizzonatale solo appena accennata, ma non per questo risulta noioso allo spettatore. Il confronto mentale – quasi una partita a scacchi – tra la protagonista e il sospettato omicida è ben scritto (e strizza l’occhio ai fan di vecchia data di True Blood, poiché è interpretato da un ottimo Stephen Moyer), così come quello tra Elsbeth e il luogo in cui si troverà a lavorare. Pur non essendo una trama innovativa, la realizzazione non lascia alcun dubbio sulla sua qualità, concentrandosi su dialoghi interessanti, costruzione accennata dei personaggi e gestione dei tempi di scena. Attualmente tutti i personaggi sono solo abbozzati e la stessa protagonista – anche per chi conosce le due serie precedenti – potrebbe risultare una “macchietta” intrigante, ancora una figura bidimensionale. Tuttavia, proprio la scrittura del pilot fa ben sperare in una costruzione organica e in un percorso che porterà tali personaggi a stringere relazioni significative, anch’esse figure protagoniste della storia.

Elsbeth - 1x01 PilotUn ulteriore punto a favore della riuscita del pilot di Elsbeth è proprio la sua capacità di esistere on its own, cioè completamente slegato dalle due serie-madri; aver guardato o meno le due serie precedenti non detrae nulla dall’episodio e dalle sue qualità intrinseche, né dalla possibilità di immergersi in questo universo senza avere alcuna informazione sulle stesse. Come per ogni procedurale, il rischio di ripetitività è sempre dietro l’angolo, e si tratta di una valutazione che inevitabilmente è collegata alla struttura della storyline stagionale e non solo a un singolo episodio; ma se la serie sarà in grado di tenere testa ai suoi predecessori, pur discostandosene per la sua istrionica protagonista e per il tema trattato, è indubbio che la trama stagionale riuscirà a soddisfare sia lo spettatore più casuale, che accende la tv per vedere un prodotto di qualità ma senza troppe pretese, sia quella dello spettatore fiducioso e nostalgico delle storyline delle prime due opere dei coniugi King.

Ciò che ulteriormente rende l’episodio così unico è proprio la protagonista alle prese non solo con il nuovo lavoro – che la affascina proprio perché ha sempre lavorato come avvocato (cfr. difendendo anche i colpevoli) -, ma con la città di New York, le sue continue sorprese e la voglia di scoprirla con atteggiamento di stupore e meraviglia: non è un caso che una delle scene più inaspettate e riuscite sia quella della chiacchierata con le colleghe sulla scena del crimine,“a breath of fresh air”, un momento in cui la serie riesce a leggere la realtà e a discostarsi dalla serietà che le tematiche raccontate inevitabilmente portano con sé. Questa piccola incursione nella vita di tutti i giorni contribuisce a rendere la scena realistica, e fa ben sperare per un racconto che non sia solo legato ai canoni tipici del procedurale.

Il pilot della serie sembra procedere liscio e si fa guardare con piacere, senza dare problemi per la lunghezza dell’episodio; proprio il plot-twist finale, che dà poi origine alla trama orizzontale che probabilmente occuperà tutta la prima stagione (e che contribuisce a una rilettura di tutti gli avvenimenti presentati) chiude bene l’episodio e fa ben sperare per una serie in grado di conquistarsi un posto ben preciso nella routine settimanale di tutti gli spettatori. Nei suoi primi quaranta minuti, Elsbeth ci ricorda quanto ci mancasse un procedurale di qualità e quanto la televisione abbia ancora bisogno di prodotti del genere, prevedibili ma al contempo in grado di leggere la realtà attuale e di tramutarla sul piccolo schermo con intelligenza e senza pregiudizi.

Voto: 8

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