Doctor Who – Stagione 14 1


Doctor Who – Stagione 14Doctor Who è la serie più longeva di sempre, un fenomeno culturale che – perlopiù in Inghilterra ma in misura minore a livello mondiale – trascende il suo essere un semplice prodotto e si accompagna all’evoluzione della televisione e della società dagli anni sessanta ad oggi; dopo un grandissimo successo di pubblico e critica nei primi dieci anni dal suo rilancio del 2005 e un calo generale di entusiasmo dall’ultimo Moffat al criticatissimo – ad avviso di chi scrive troppo duramente – ciclo di Chibnall, gli autori decidono ora di provare a rilanciare la serie riportando a bordo l’amato autore inglese Russell T Davies ed effettuando un’operazione di soft reboot, al punto che in molti casi questa stagione viene accreditata come la prima e non la quattordicesima.

Gli speciali dello scorso anno con il ritorno dell’attore David Tennant nei panni del Doctor nell’occasione del sessantesimo anniversario hanno avuto proprio il compito di fare da raccordo tra la prima era del New Who – dal 2005 al 2022 – e questa nuova ripartenza dello show, che cerca di rinnovarsi con un attore molto giovane e apertamente queer come protagonista e una distribuzione della serie molto più ampia, grazie all’accordo tra la BBC e Disney+. Ncuti Gatwa viene accompagnato dall’ancora più giovane ma altrettanto talentuosa attrice Millie Gibson e la prima stagione che li vede protagonisti è formata da soli otto episodi – più il Christmas Special del 2023 che funge come una sorta di pre-pilot – e da un budget decisamente più alto rispetto al passato della serie, che nonostante ciò – come sanno bene gli appassionati  – ha da sempre avuto il grande pregio di saper aggirare la povertà di mezzi con grandi idee di sceneggiatura e di scrittura.

Doctor Who – Stagione 14La prima cosa che si può notare di questa stagione è la scelta di Davies di non avvalersi del ritorno dei nemici storici del Dottore, come per esempio i Dalek – che hanno avuto quasi sempre almeno un’apparizione a stagione – o i Cybermen, ma di costruire con il tempo una nuova minaccia per il protagonista, attingendo a piene mani dalla mitologia classica della serie ed espandendola con nuove idee. Stiamo parlando ovviamente del così chiamato “Pantheon of Discord”, formato da esseri potenti al punto da essere molto vicini a delle divinità, ai quali ha fatto da apripista il Toymaker interpretato magistralmente da Neil Patrick Harris nello speciale “The Giggle”  e a cui si aggiungono altri nemici dalla serie classica di Doctor Who, come The Trickster e il serpente Mara, e altri inventati dallo stesso showrunner per questa nuova stagione come Maestro, il dio della musica, interpretato da Jinkx Monsoon. La scelta di portare una ventata di novità nel parco avversari del Doctor si spiega sempre con l’idea di prendere questa annata come un punto di inizio per una nuova epoca dello show, ma senza dimenticare i collegamenti con il passato e con la propria mitologia interna, anzi se possibile rafforzandoli ulteriormente.

Appare abbastanza chiaro, infatti, una sorta di parallelismo nel rapporto Doctor-Ruby con quello tra il protagonista e la prima companion del New Who, Rose; allo stesso tempo non passano certo inosservati lungo tutta la stagione i numerosi easter egg, le citazioni e gli inside joke riferiti alle precedenti incarnazioni del protagonista. Se inizialmente questa idea del soft reboot poteva far pensare che si sarebbe in qualche modo “rinnegato” il passato recente dello show, al termine della prima annata possiamo dire che Davies è stato bravo a bilanciare la necessità di svecchiare e aggiornare lo show con il mantenimento della continuity e il proseguimento coerente della storia e dei personaggi.

Doctor Who – Stagione 14Per quanto riguarda la qualità della narrazione proposta, la stagione, per quanto breve, mantiene sempre un livello di scrittura medio-alto, con alcuni picchi non indifferenti che confermano – se mai ce ne fosse stato bisogno – la bravura e la versatilità dell’autore inglese e del suo team. Ogni episodio degli otto che compongono questa annata, per quanto alcuni molto diversi tra loro, contiene elementi interessanti che, a discapito di quanto possa piacere o meno la puntata, affascinano e fanno discutere. Abbiamo già parlato dei primi due in un articolo dedicato: dove “Space Babies” si presenta come un episodio molto classico e, con il senno di poi, quello meno importante, già a partire da “Devil’s Chord” le cose si fanno più intriganti con un villain già iconico e un anticipo di quello che si abbatterà contro i protagonisti.

Il terzo episodio, “Boom”, vede il ritorno di Steven Moffat alla scrittura e un’inaspettata sorpresa; uno dei personaggi protagonisti della storia, infatti, è interpretato da Varada Sethu, la già annunciata nuova companion che si unirà al cast principale a partire dalla prossima annata. Il suo arrivo non era stato minimamente annunciato o previsto, ed è curioso che avvenga in un contesto così particolare e molto prima del suo ingresso ufficiale nel gruppo dei viaggiatori del TARDIS; questa introduzione ricorda vagamente quella di Clara Oswald e Davies ha assicurato che ci sarà una spiegazione sul motivo per cui l’abbiamo incontrata così presto. Tornando all’episodio, “Boom” è una sorta di bottle episode nel quale Moffat – traendo ispirazione dal serial del 1975 “Genesis of the Daleks” con protagonista il Quarto Dottore – si diverte a mettere Fifteen in una situazione a dir poco scomoda, visto che non può muoversi nel corso di tutta la vicenda e può solo guidare Ruby e gli altri personaggi verso la risoluzione del guaio in cui si sono cacciati. Grazie a questo trucchetto narrativo che mette fuori gioco le abilità del Dottore, viene messo in risalto il personaggio di Ruby e la sua capacità di improvvisare e pensare fuori dagli schemi per rispondere alle situazioni pericolose nelle quali si troverà sempre più spesso viaggiando con un Time Lord. La cornice di questo ottimo episodio di Doctor Who è una sempre gradita critica alla brutalità e all’insensatezza della guerra, oltre all’evidenza di una responsabilità esplicita da parte delle aziende produttrici di armi.

Doctor Who – Stagione 14Anche “73 Yards” è un instant classic per la serie e, in qualche modo, sembra dimostrare come la mancanza di tempo e il numero limitato di puntate a disposizione degli autori li abbia costretti a inanellare episodi molto particolari e significativi uno dopo l’altro, senza prendersi il giusto tempo per elaborare quello precedente, magari con qualche avventura più classica e meno rocambolesca. Se nell’episodio di Moffat il Dottore era messo in condizioni di non poter agire ma era sempre presente, in questo – scritto da Davies – è assente per tutto il tempo, lasciando una Ruby sola e spaventata a cavarsela da sé e a vivere – letteralmente – una vita senza di lui. Anche in questo caso siamo di fronte ad una sceneggiatura sperimentale e non lineare, che gioca con lo spazio e il tempo e ci regala una stupenda interpretazione di Millie Gibson nei panni di una Ruby che cerca di capire come risolvere la situazione inquietante in cui si è ritrovata. Nonostante il fatto che il senso di questo episodio sarà chiaro totalmente solamente alla fine della stagione, quando si capirà anche il significato della misura precisa che gli dà il titolo, non si può non rimanere affascinati da come la sceneggiatura tenga incollati allo schermo dall’inizio alla fine, anche grazie allo stile folk horror che caratterizza la puntata.

Su “Dot and Bubble” e “Rogue” passiamo un po’ più rapidamente, sebbene non siano meno importanti o significativi degli altri episodi, anzi. Il primo sembra apparentemente un’avventura molto classica alla Russell T. Davies: ci sono creature aliene tanto buffe quanto spaventose, un mondo molto colorato e apparentemente idilliaco che viene improvvisamente sconvolto da elementi esterni, il tema delle “bolle” e di come ci si possa chiudere in un proprio mondo virtuale senza avere relazioni “reali” e così via. Il finale, tuttavia, ribalta le convinzioni degli spettatori e cambia in modo geniale il punto di vista sulla vicenda lasciando il dubbio su chi siano i veri mostri della storia; inoltre viene posta l’attenzione per la prima volta sull’etnia di questo Dottore e di come questo cambi il modo in cui alcuni personaggi si pongono nei suoi confronti. Non si parla apertamente di razzismo ma lo scambio finale tra Ncuti Gatwa – che anche qui si dimostra eccellente nel ruolo – e il personaggio interpretato da Callie Cooke è struggente e sottolinea proprio questo aspetto.
Doctor Who – Stagione 14Anche “Rogue” mette in luce un lato di questo Doctor che non avevamo ancora visto, ovvero la possibilità che anche lui si innamori – o perlomeno si interessi in modo romantico – a qualcuno. L’episodio è l’unico della stagione a non essere scritto da Davies o Moffat – gli autori infatti sono Kate Herron (Loki, Sex Education) e Briony Redman – ed è un’avventura alla Doctor Who in costume abbastanza classica che cavalca il successo di Bridgerton essendo ambientata in Inghilterra in epoca Regency; il suo elemento distintivo è naturalmente l’introduzione del personaggio di Rogue, interpretato da Jonathan Groff (Mindhunter, Hamilton), un cacciatore di taglie che intrattiene una relazione con il Doctor di Gatwa e che passa da essere possibile villain ad alleato fino a love interest del protagonista. I due attori forniscono un’ottima prova e il loro rapporto è ben sviluppato, rendendo coerente il finale della puntata e lasciando la speranza di rivedere ancora il personaggio di Groff in futuro, quando magari diventerà un personaggio ricorrente come lo era Capitan Jack Harkness nel precedente ciclo di Davies alla guida della serie.

Il doppio finale di stagione aveva il compito di rispondere a numerose domande aperte nel corso degli episodi precedenti – l’identità della madre di Ruby, l’importanza della ragazza stessa, la vera identità del personaggio di Susan Twist che appare in tutti i luoghi visitati dal Dottore e così via – ma anche quello di chiudere la trama di quest’anno e rilanciare in vista del futuro dello show. Si può dire che “The Legend of Ruby Sunday” e “Empire of Death” centrano questo obiettivo in modo soddisfacente, sebbene ci siano alcuni elementi sui quali è difficile pensare che non si potesse agire meglio in fase di sceneggiatura.
Andando con ordine, il doppio episodio comincia fin dall’inizio con un ritmo forsennato e con un obiettivo ben preciso del Dottore: scoprire la verità dietro l’identità delle due donne già citate. La prima scena, infatti, è un atterraggio entusiasmante del TARDIS all’interno della sede della UNIT, una partenza da action movie che raramente si è vista in Doctor Who e che getta letteralmente lo spettatore all’interno della storia orchestrata da Davies. Il ritorno di personaggi già noti non fa che piacere e ricorda, ancora una volta, lo stile di costruzione di un gruppo di alleati intorno al protagonista già presente nelle prime stagioni del New Who; in questo caso rivediamo la storica companion Mel (Bonnie Langford), Kate Stewart (Jemma Redgrave), Rose Noble (Yasmin Finney) accanto ad altre nuove aggiunte come per esempio il giovane Morris Gibson (Lenny Rush). Il primo capitolo di questo doppio finale è un crescendo di tensione volto a spianare la strada alla vera identità di Susan Triad e pone le basi per gli eventi di “Empire of Death”, con la rivelazione solo in chiusura del vero avversario da affrontare.

Doctor Who – Stagione 14Anche in questo caso Davies sceglie come nemico principale di questa stagione un personaggio che rievoca dal passato della serie e che appartiene a quella schiera di avversari i cui poteri e la cui forza è ampiamente fuori portata persino per un Time Lord. Sutekh è apparso per la prima volta nel serial del 1975 “The Pyramids of Mars” ed è stato interpretato da Gabriel Woolf che torna ora a dargli la voce: nella mitologia di Doctor Who appartiene ad una potente razza aliena ormai estinta chiamata Osirans e sulla Terra ha ispirato l’invenzione del dio egizio Set; i suoi poteri sono immensi e votati ad estinguere la vita degli esseri viventi. Per Fifteen si tratta di una minaccia non indifferente, acuita dalla rivelazione della corresponsabilità del Dottore nell’aver accresciuto il suo potere attraverso i suoi viaggi: Sutekh, infatti, è rimasto nascosto agganciato al TARDIS per tutto il tempo fin da quella che si pensava fosse stata la sua sconfitta da parte del Quarto Dottore e ha tramato il suo piano in attesa, aspettando il momento giusto per agire. Questo porta il protagonista ad affrontare una terribile crisi personale e a fare i conti con un senso di colpa immenso; il volto del Dottore di Gatwa, che già avevamo visto provare una gamma di emozioni molto varie nel corso della stagione, diventa stavolta una maschera di dolore puro, espresso con quell’urlo straziante sull’uscio del TARDIS.

“Empire of Death” è caratterizzato per il suo tono da apocalypse movie dato che la maggior parte della storia è ambientata in un universo ridotto in polvere da Sutekh; qui si vede bene dove è stato utilizzato gran parte del budget della stagione e tutte le scene più catastrofiche hanno un grande impatto, soprattutto perché inaspettate in una serie come Doctor Who. La componente drammatica della trama è espressa dai vari personaggi secondari che scompaiono uno dopo l’altro inghiottiti dalla polvere – in una scena che non può non ricordare il finale di Avengers: Infinity War – e dalla situazione estrema in cui si trovano il Dottore e Ruby, costretti a nascondersi e a riprendersi dal trauma nascosti in giro per l’universo pensando a come reagire. L’impostazione della narrazione di questo finale data da Davies richiama alcuni episodi simili della serie, come “Last of the Time Lords” o più recentemente l’ultima stagione di Chibnall sottotitolata “Flux”: sebbene non ci siano dubbi che in qualche modo il protagonista riuscirà a trovare un modo di ottenere la vittoria anche quando la speranza sembra perduta, è sempre emozionante assistere a cosa si inventano gli autori affinché questo avvenga in modo coerente e soddisfacente.

Doctor Who – Stagione 14La risoluzione della vicenda alla fine ruota tutta intorno al secondo grande mistero della stagione, ovvero l’identità della madre di Ruby e la sua importanza ali fini della salvezza dell’universo. Questo è uno dei risvolti di trama che l’autore inglese poteva gestire meglio: la scelta di non dare un ruolo particolare al personaggio ma solo al fatto che era importante per la figlia e che questo è stato abbastanza per fermare un avversario potente come Sutekh è un po’ al limite anche per gli standard di Davies. Insomma, non si può trattenere un po’ di delusione sulla spiegazione finale che, pur essendo molto romantica e significativa nell’ottica di uno show come Doctor Who appare sbrigativa e troppo comoda, soprattutto perché arrivata dopo un climax costruito episodio dopo episodio e sul quale l’investimento emotivo da parte degli spettatori è stato molto alto. Per fortuna rimane ancora da svelare il mistero della misteriosa Mrs Flood, la vicina di casa di Ruby che sembra sempre sapere cosa sta accadendo prima degli altri; ad alimentare la curiosità nell’ultima scena del finale di stagione appare vestita con indumenti legati alle vecchie companion del Dottore e annuncia oscuri presagi connessi al nostro protagonista. Le teorie che circolano sono già moltissime, da chi dice che potrebbe essere Susan Foreman, la nipote del Dottore da lui ricordata più volte durante la stagione, a chi pensa che potrebbe trattarsi di un nuovo terrificante villain, se non addirittura un altro Time Lord, dal Master a qualche personaggio ripescato dalla serie classica.

Doctor Who – Stagione 14Questa quindicesima/prima stagione del nuovo corso di Doctor Who è, in definitiva, un successo dal punto di vista qualitativo e ciò rende ancora più triste lo scarso riscontro di pubblico che ha ottenuto – anche se la distribuzione globale di Disney+ accrescerà sicuramente i numeri deludenti della BBC. Il Dottore di Ncuti Gatwa ha già una sua personalità ben definita e l’attore sembra nato per il ruolo, risultando credibile sia quando deve essere più equilibrato sia quando deve mostrare personalità e dare sfumature al personaggio; probabilmente uno dei difetti della stagione è stato proprio quello di mostrarcelo così poco “in azione”, essendoci almeno tre episodi su otto in cui o non è presente o non agisce in prima persona.
In generale gli episodi hanno tutti un livello di scrittura molto alto con i picchi di cui si è già parlato a lungo: la curiosità, adesso, è legata a come Davies sceglierà di proseguire le avventure di questo suo nuovo Dottore visto che ha già puntato molto in alto con il finale di questa annata – cosa potrà affrontare di peggio della distruzione dell’intero universo? Prima della nuova stagione ci aspetta un Christmas Special quest’anno e, a questo punto, sarà dura pensare di rimanere senza Doctor Who fino a dicembre.

Voto: 8½

 

Informazioni su Davide Tuccella

Tutto quello che c'è da sapere su di lui sta nella frase: "Man of science, Man of Faith". Ed è per risolvere questo dubbio d'identità che divora storie su storie: da libri e fumetti a serie tv e film.


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Un commento su “Doctor Who – Stagione 14

  • Giainis Maurizio

    Buoggiorno,
    Ho visto i primi due episodi e mezzo della quattordicesima stagione del doctor who e non sono riuscito ad andare oltre, l’ho trovata patetica ,molto al di sotto delle aspettative.
    Le interpretazioni dei protagonisti ridicole nelle loro forzatura per rendersi simpatici, questo li ha resi innaturali e sgradevoli, per non parlare del maestro, interpretazione da cartone animato, il dottore tra balletti e saltelli sembra Mary Poppins e la ragazza gli fà da spalla tipo burletta.
    Le storie infantili che scopiazzano qua e là dai vari Alien e Gremlins , da Doctor Who mi aspetto molto di più, e fino alla tredicesima stagione ho avuto molto da questa serie
    Se questa viene considerata la prima invece della quattordicesima spero vivamente sia la prima ed ultima, non posso vedere massacrata cosi una serie fino ad ora fantastica
    Credo che il basso riscontro da parte del pubblico sia dovuto al fatto che i produttori abbiano
    cannato di brutto , se il loro intento era dare una ventata di freschezza, bhe non ci sono riusciti, hanno fatto qualcosa di diverso che ha solo distrutto un mito.