Preacher – 2×04/05 Viktor & Dallas 1


Preacher - 2x04/05 Viktor & DallasDopo un esordio stagionale e i due capitoli immediatamente successivi che si potevano considerare un ottimo punto di partenza narrativo, con “Viktor” e “Dallas” Preacher  torna ad indulgere negli endemici difetti della scorsa annata, rallentando oltremisura il ritmo ed introducendo subplot poco significativi ai fini della trama orizzontale.

Accantonando il filone principale, le parentesi aperte sono essenzialmente due e nessuna può dirsi particolarmente riuscita. Nella prima vediamo Eugene, rinchiuso in una prigione infernale che è una via di mezzo tra un carcere nordcoreano e il collegio di una commedia erotica degli anni Settanta, costretto al continuo reiterarsi del giorno più orribile della sua esistenza. Sul giudizio finale riguardante l’idea di mantenere intatto il focus sul ragazzo, col rischio di trascinarsi un personaggio slegato dalla storyline più importante, influirà la capacità creativa del comparto di scrittura nell’inventare e delineare un mondo senza sfociare in metafore, simbolismi ed interrogativi amletici che non appartengono né possono appartenere a Preacher. Allo stesso tempo non si deve neppure accarezzare l’idea di prendere sul serio (anche solo come una provocazione) la visione di Dio e dell’universo mistico che lo circonda; si tratta piuttosto dell’esagerazione più totale, del ribaltamento di ogni canone e categoria. Solo avendo ben presente questo filtro possono essere accettati i problemi logistici dell’inferno o l’introduzione di una figura controversa come quella di Hitler – per di più se dipinto come un uomo gentile, dall’animo riservato, sensibile ed artistico .

Preacher - 2x04/05 Viktor & DallasContinuando con le note dolenti la seconda parentesi, che attraversa a livello orizzontale entrambi gli episodi, si premura di far luce sul passato immediatamente precedente ai fatti di Annville.  Ora è necessario mettere le mani avanti: non c’è alcunché in questa tranche di racconto che sia fatto talmente male da meritare il biasimo – ad eccezione dell’insulsaggine del personaggio di Viktor (Paul Ben-Victor); è però innegabile l’assenza di una scintilla che dia vivacità e quel tocco di surreale grottesco che faccia sorridere mentre si storce il naso. Quella interpretata da Dominic Cooper e Ruth Negga è la narrazione lineare della crisi di un rapporto di coppia, dove incomunicabilità e depressioni sono ingombranti presenze che incombono dall’alto, macigni insostenibili sulle spalle dei protagonisti.
Nonostante le sequenze facciano poco per rendersi accattivanti riescono comunque a fornire spunti sulla natura del rapporto di coppia tra Jesse e Tulip. La regia rende subito evidente il parallelismo tra il costante ripetersi della routine giornaliera e le reiterazioni infernali che affliggono Eugene e gli altri dannati. D’altro canto non sembrava necessario sottolineare ulteriormente la tossicità di un rapporto che ha nell’inabilità comunicativa il suo tratto fondante. Infantili e completamente rivolti verso se stessi, Tulip e Jesse non sentono il bisogno di aprirsi all’altro e la scena d’apertura di “Viktor” – in cui, mentre Jesse è sulla porta della casa di Denis, alle sue spalle, non visti, corrono i suv che tengono prigioniera Tulip – è la perfetta analogia di quanto detto.

Se una regia ispirata e la solita discreta interpretazione dei protagonisti – non si riesce mai a capire se le lacrime di pentimento di Ruth Negga siano vere o contraffatte – non sono sufficienti a rendere piacevoli gli episodi, significa che il problema di scrittura, finora stemperato dalla spettacolarità dei combattimenti e dall’attitudine all’esagerazione, da pagliuzza che sembrava si è rivelato essere una trave. Nonostante non manchino attimi di divertente frenesia (su tutti il combattimento sulle note di “Uptown Girl” di Billy Joel e Frank Muniz che si prodiga per gli sfollati di Katrina), l’assenza di un momentum attorno a cui strutturare gli episodi e la contemporanea, esasperante lentezza con cui procede la ricerca di Dio fanno emergere le debolezze di Preacher, anche quelle che i primi schizofrenici appuntamenti della stagione avevano ricacciato a pedate sotto la superficie.

Preacher - 2x04/05 Viktor & DallasIl rischio più grande per lo show è l’assuefazione dello spettatore al coefficiente di follia, all’imprevedibilità, alla scorrettezza e allo spregio verso la sacralità che sono l’attrattiva principale e la spina dorsale di Preacher, il quale fa del puro intrattenimento la propria aspirazione. Esistono, in linea di massima, due possibilità per scongiurare la perdita di presa su un pubblico sovrastimolato e bombardato dalla novità. La prima è una programmazione ad ampio respiro che travalichi i singoli episodi e gli archi temporali stagionali riuscendo, di volta in volta, ad alzare l’asticella dello stupore. La seconda è invece una contaminazione di genere dove, aprendo ad un altro tipo di narrazione e di stilemi, si permette alla verve e allo spirito dissacrante di non esaurirsi troppo velocemente. Con “Viktor” e “Dallas” Preacher ha dato mostra di voler imboccare questo secondo sentiero ma si è ritrovata a sbandare a più riprese, apparentemente incapace di rendere efficace il racconto. Dalla ricostituzione delle dinamiche del trio, tristemente vacanti in questa coppia di episodi, e dal ritorno sul filone narrativo principale sembrano dipendere le fortune dello show.

“Viktor” e “Dallas” sono quindi un pericoloso passo indietro che rende evidente ciò che lo show potrebbe diventare in senso negativo. In attesa di sviluppi che diano vivacità  e un corso ben definito al prosieguo, dobbiamo affidarci al Santo degli Assassini perché riporti un po’ di scorrettezza, brutalità e furore nella narrazione.

Voto “Viktor”: 6
Voto “Dallas”: 5+

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Un commento su “Preacher – 2×04/05 Viktor & Dallas

  • Genio in Bottiglia

    Parzialmente d’accordo con la recensione. Vero è che alcuni episodi paiono messi lí per allungare il brodo mentre nel fumetto tutto procedeva come un meccanismo oliato e che il rischio TWD è sempre dietro l’angolo. Però onestamente io questo calo devastante non l’ho avvertito. Diciamo che dal 9 della prima puntata e dagli 8 delle altre qui siamo sul 7. La flessione c’è ed anche pericolosa ma nulla è perduto.