Girlboss – 1×01 Sophia


Girlboss – 1x01 SophiaBasata sull’autobiografia di Sophia Amoruso, #Girlboss, di cui riprende anche il titolo, la nuova commedia Netflix debutta con un episodio forse troppo prudente vista la natura eccentrica ed intraprendente del personaggio che vuole raccontare. Si tratta di un biopic, pur liberamente adattato nelle forme e nei toni della comedy, sulla vicenda della “Cinderella of tech” (così l’ha definita il New York Times), una giovane californiana che nella San Francisco del 2006 dà vita a Nasty Gal Vintage, un’attività commerciale online sulla piattaforma eBay che avrà, in pochissimo tempo, un’enorme successo, rendendola una delle più ricche self-made women al mondo.

Quello a cui ci troviamo di fronte, con questo “Sophia”, è un pilota di 30 minuti tutto sommato piuttosto tradizionale dove viene introdotta la protagonista e abbozzato l’universo narrativo di cui questa si circonda. Abbiamo allora la ragazza eccentrica, energica ed un po’ capricciosa che mal si accompagna all’ambiente in cui è inserita, la migliore amica (Ellie Reed) ed il ragazzo (Alphonso McAuley), l’interesse amoroso  nascente (Johnny Simmons), la figura genitoriale (un Dean Norris che fa sempre piacere rivedere), il cinico vicino di casa (RuPaul Charles) ed una San Francisco ancora in sottofondo, ma che sarebbe interessante se si scegliesse di farne sentire di più la presenza sulla scena.

L’episodio, da manuale, si concentra soprattutto sulla fase di rottura dello status quo che permetterà poi alla trama di prendere il via verso il processo di maturazione della protagonista e della ricostituzione di un diverso e più personale ordine delle cose. Sophia, a seguito di alcune vicende, comincia ad entrare in contatto con il mondo delle vendite su eBay che, sul momento, le sembra incarnare quell’ideale del “tutto e subito” e con il minimo sforzo che caratterizza il capriccio adolescenziale con cui ancora si approccia alla vita. Certo, la serie potrebbe anche (è sicuramente ancora presto per giudicare) scegliere meno tradizionalmente la strada della decontrazione del luogo comune à la Love o à la Girls, ma non sembra almeno per il momento avere le intenzioni di intraprendere questo tipo di discorso.

Girlboss – 1x01 SophiaTrattandosi di un biopic non sorprende che la scrittura si concentri soprattutto sulla figura di Sophia e che la scena si affidi, di conseguenza, in larga misura all’interpretazione data da Britt Robertson (così come, peraltro, il successo di Nasty Gal Vintage è stato legato a doppio nodo alla personalità stilistica della Amoruso); l’attrice ha il difficile compito di mantenere un equilibrio fra il grado di sovrinterpretazione utile al tipo di comicità che la serie sembra voler proporre e, allo stesso tempo, una recitazione che non spinga troppo il pedale dell’artificioso o del ridondante.

Creata da Key Cannon (30 Rock, New Girl – e la caratterizzazione della protagonista riprende sicuramente, almeno in parte, i toni esuberanti e stravaganti del personaggio di Jess), la serie conta fra i produttori esecutivi la stessa Amoruso e Charlize Theron ed è la presenza di quest’ultima a suggerire anche un possibile parallelismo fra Sophie e la Mavis Gary di Young Adult (o, se vogliamo, anche con la Blue Jasmine di Woody Allen) per il loro essere intrappolate in una sorta di sindrome di Peter Pan.
La quantità di linee rette che si potrebbero tracciare fra Girlboss ed altri prodotti cinematografico-televisivi più o meno recenti (molti dei quali decisamente, almeno a prima vista, più validi) fanno sicuramente della tematica “young adult” l’elemento più spinoso e rischioso per lo show. Questo non vuol dire che non si possano trovare degli spunti interessanti che, se bene sviluppati, potrebbero permettere alla serie di ritrovare una propria personalissima direzione.

Si fa riferimento in primo luogo all’elemento biografico della serie, che ha la particolarità di portare sugli schermi una vicenda relativamente recente (la serie è ambientata nel 2006) che si sta evolvendo di pari passo con l’evoluzione della sua narrazione: il fallimento nello scorso novembre della Nasty Gal Vintage potrebbe  effettivamente filtrare la visione dello spettatore informato, ed un’eventuale seconda stagione potrebbe continuare questo gioco di rimandi tra finzione e realtà. La serie vuole raccontare, tutto sommato, una variazione del sogno americano realizzato da una giovane self-made woman; il fallimento dell’impresa della Amoruso potrebbe essere l’occasione di un racconto riattualizzato di questo sogno, dove intraprendenza e capacità di far fronte all’instabilità non smettono mai di essere richieste.

Girlboss – 1x01 SophiaInoltre le nuove (all’epoca) tecnologie, assunte come la possibilità di piena realizzazione per una nuova generazione che non si inserisce facilmente negli ambienti più tradizionali, esprimono molto bene il ruolo dei giovani all’interno della dinamica sociale contemporanea. Una tematizzazione, di sottofondo, delle mutazioni dei modelli economici del fashion business contemporaneo rispetto al vecchio modello (negozio fisico/e-commerce) potrebbe allora rivelarsi un discorso estremamente attuale e non scontato.

Un pilota discreto, quindi, non privo di incertezze ma nemmeno di potenziale. Tutto si deciderà ovviamente in base all’intenzione (e alla capacità) di saper sfruttare o meno gli elementi, almeno in parte, originali che potrebbero conferire carattere e interesse alla serie.

Voto : 7

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Informazioni su Irene De Togni

Nata a Verona, ha studiato Filosofia a Padova e Teoria letteraria a Parigi. Non simpatizza per le persone che si prendono troppo sul serio ma le piacerebbe che le serie TV venissero prese un po’ più sul serio (e ora che ha usato due volte l’espressione “prendersi sul serio” non è più sicura di quello che significhi).

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