
Dopo la cattura dell’inafferrabile Ghost giunge per Eve e il suo staff il momento dell’interrogatorio, condotto secondo le convenzionali logiche maschili e intimidatorie che risultano inefficaci e ridicole agli occhi della protagonista – l’esilarante stoccata lanciata a Matthew Weiner e affini non può certo passare inosservata. Per uscire da questa impasse Eve escogita un piano tanto spiazzante quanto efficace per la sua ossessione personale: offrirsi come prossima vittima di Villanelle per poterle chiedere aiuto. La dinamica cacciatore/preda che ha da sempre condizionato il rapporto tra le due donne diventa dunque ancor più sfumata e ambigua, caricandosi di sensualità e senso di minaccia sempre presenti ma inesplosi. Il tanto atteso incontro tra Eve e Villanelle avviene nella stessa cucina che era stata il teatro del loro primo faccia a faccia, ed è sempre l’assassina a tenere in mano le redini del gioco con la sua ironia dissacrante, ma è evidente che i rapporti tra le due sono cambiati in maniera inversamente proporzionale.
Se sotto il gioviale sadismo di Villanelle si nasconde, come visto nell’episodio precedente, un sentimento viscerale che la donna non riesce ancora ad esprimere apertamente, Eve inizia a mostrare sempre di più quei tratti comportamentali che hanno finora caratterizzato le psicopatie della sua controparte. L’ossessione per Villanelle ha reso la protagonista sempre più impulsiva ed anaffettiva e questa sua nuova attitudine, unita alle interferenze esterne della sua “amata”, creano crepe sempre più profonde nella sua vita matrimoniale con Niko. La sequenza nella metropolitana di Smell ya later rivela più di ogni altra la linea sottile tra conformità ed emancipazione su cui Eve si trova in bilico, oltre a rendere ancor più chiare le ragioni della sua ossessione. La disinibizione di Villanelle e la sua furia, sanguinosa e punitiva, verso il mondo maschile – nella sua accezione più retrograda e becera – suonano come un grido di emancipazione per Eve, desiderosa di provare lo stesso tipo di autonomia sfrenata ma ancora trattenuta dagli obblighi che il suo ruolo di moglie e di agente dell’MI6 comportano.

D’altro canto, Eve non è in grado di ammettere la verità sulle sue pulsioni interiori, e Villanelle non perde occasione di sferrarle colpi per metterla alle strette e farla uscire allo scoperto. La confessione della donna a Niko sui fatti di Parigi è il colpo di grazia per una relazione apparentemente morta, in cui l’uomo non riesce ad assecondare le inattese voglie della sua compagna e preferisce rifugiarsi nella normalità garantita dalla collega Gemma. L’ultima certezza personale di Eve crolla come un castello di carte, ma dal fallimento di coppia emerge ancora più forte la voglia di emancipazione finora sopita, e l’ultimo dialogo con il marito si carica di quella spregiudicatezza e di quel velato senso di minaccia con cui Villanelle si è sempre contraddistinta: l’evoluzione finale di Eve sembra essere ormai imminente, e avviene nel segno di un orgoglio femminile che non prova più rimorso o vergogna verso la controparte maschile.

Killing Eve si prende dunque una pausa dagli intrighi e dai giochi di spie per dedicarsi completamente all’evoluzione individuale delle sue splendide protagoniste, simboli sempre più sfaccettati e complessi di una femminilità che si sta ritagliando a pieno merito un posto di spicco nella serialità contemporanea.
Voto 2×05: 7½
Voto 2×06: 8
