El Camino: A Breaking Bad Movie 3


El Camino: A Breaking Bad MovieEl Camino è un film in cui gli intenti degli autori e le aspettative di chi guarda si sono allontanati. Da un lato c’è stata l’ideazione di un sequel su piccola scala, l’appendice all’intreccio già chiuso della serie per accompagnare un personaggio lievemente trascurato alla fine del suo percorso; dall’altra, le aspettative della fanbase e del pubblico in generale si sono gonfiate e alimentate a vicenda, dato il successo incontestabile dello show Amc fin da quando è stato distribuito su Netflix.

Il creatore Vince Gilligan racconta infatti di aver pensato il film come un corto di mezz’ora in occasione del decimo anniversario per il pilot di Breaking Bad. La linea narrativa di Jesse era stata messa da parte negli ultimi episodi e ripresa in funzione di Walt, senza esplorare troppo gli sviluppi nel salto temporale degli ultimi episodi e lasciando un finale aperto per il personaggio interpretato da Aaron Paul. L’intento di Gilligan era di offrire una piccola continuazione a quella parte, un po’ per affetto verso il personaggio (che è sopravvissuto alla prima stagione solo grazie all’interpretazione di Paul), un po’ per nostalgia verso l’universo della serie, un po’ per raccontare qualcosa di più su uno dei percorsi di evoluzione più affascinanti dello show. Se Breaking Bad si è sempre portata dietro l’ambizione di rivoluzionare il panorama televisivo dell’epoca (riuscendoci in pieno), El Camino ha un ruolo del tutto ridimensionato. È anche per questo che la promozione da parte di Netflix, di solito molto attiva su questo lato, è stata relativamente limitata, con giusto un teaser, un trailer e qualche featurette di anticipazione, più l’annuncio di un rilascio al cinema di soli tre giorni (contro, ad esempio, il mese intero dedicato a The Irishman di Scorsese).
Ciononostante, l’ondata di commenti e reazioni all’annuncio di El Camino ha generato un’attesa del tutto indipendente da come il film è stato promosso. L’aspettativa per un prodotto dello stesso calibro e profondità della serie madre era quasi nell’aria, incurante del fatto che un’operazione del genere non sarebbe stata concettualmente possibile. Dato che la televisione si è evoluta con un ritmo vertiginoso negli ultimi dieci anni, quello che era nuovo e rivoluzionario prima non lo è più oggi, sia per quanto riguarda la componente stilistica che quella più sostanziale dei temi trattati. L’idea di un film collegato alla storia di Breaking Bad non poteva essere ambiziosa, un’ambizione di cui, piuttosto, una serie come Better Call Saul (dalle premesse e dai toni più sottili) si è fatta giustamente carico; aspettarsi più di un’operazione “piccola” come quella cercata da Gilligan non aveva davvero un senso, come non ha molto senso giudicare il film caricandolo di aspettative che non ha cercato di costruire.  Tenendo a mente che lo spinoff con protagonista Bob Odenkirk ha già assunto il ruolo di erede della serie madre, quindi,  Vince Gilligan poteva permettersi un piccolo capitolo di raccordo con l’universo di partenza; ben consapevole che il focus su Walter White aveva del tutto esaurito il suo potenziale, l’autore racconta una storia in maniera simile a come fatto in Breaking Bad, ma trattando dei temi profondamente diversi. È sviluppando un racconto dal sapore inedito per la serie (di questo si parlerà più avanti) rievocando i modi a cui siamo stati abituati che il lavoro funziona: El Camino riesce ad aggiungere un tassello volutamente modesto all’universo di partenza, senza per questo perdere la sua vena citazionista.

El Camino: A Breaking Bad MovieNonostante la durata di circa due ore, il film si sviluppa con i ritmi di un lungo episodio, senza cercare di distaccarsi dalle divagazioni del formato televisivo. La storia segue solo ed esclusivamente Jesse e la fuga da Albuquerque verso l’Alaska, ma gli sviluppi sono pochi e concentrati verso la fine e, ad essere stati concisi, si sarebbe potuto concentrare il racconto nella mezz’ora inizialmente concepita da Gilligan; ma è evidente che cosa succede non cattura del tutto l’interesse dell’autore. El Camino è un’operazione malinconica e tranquilla, che prende una pausa dalla storia senza nessuna fretta per raccontare l’irruzione nella casa di Todd alla ricerca di denaro, o i tentativi di convincere un irremovibile Robert Forster nel suo negozio di aspirapolveri. Da un lato, quindi, il personaggio di Jesse è al centro dell’attenzione della storia, che usa flashback e digressioni per spiegarne l’evoluzione ed analizzarne i traumi subiti negli ultimi anni; dall’altro, Vince Gilligan usa Jesse per tornare all’atmosfera di Breaking Bad, per rivedere personaggi persi nel corso delle stagioni e rievocare alcuni segni distintivi della serie – come i timelapse su Albuquerque e i panorami sconfinati del New Mexico. La convivenza tra queste due dimensioni è forse la chiave di lettura del film. Non è un prodotto inutile perché giustificato dal suo interesse nel dedicare più attenzione ad un personaggio, ma allo stesso tempo non nasconde il piacere che prova nel sentirsi nostalgico. Il tutto mantenendo il rigore stilistico e la cura nella messa in scena a cui la serie madre ci aveva abituati, aiutando decisamente a “giustificare” un’opera modesta nelle intenzioni come questa.

I paralleli con Breaking Bad, attesi ed inevitabili, emergono soprattutto dagli strumenti narrativi e dalle soluzioni stilistiche recuperati da Gilligan per l’occasione. E così le atmosfere western e il velo di citazionismo che hanno fatto la fortuna della serie madre in episodi come “One Minute” e “Say My Name” tornano nel confronto finale nel magazzino, in cui il surrealismo che ha punteggiato la serie trasforma una rapina in un duello tra gentiluomini. Allo stesso modo, il duello si risolve con una (letterale) pistola di Cechov, in questo caso la seconda trovata da Jesse a casa della sua famiglia, a ricordarci di espedienti simili usati in passato, come la ricina o il campanello di Hector Salamanca. A pensarci bene, riferimenti e oggetti ricorrenti hanno sempre fatto la fortuna di Breaking Bad, mantenendo una certa continuità di immagini nell’universo della serie e, allo stesso tempo, affiancando il racconto nell’approfondire alcuni personaggi o risolvere degli snodi narrativi. El Camino non fa eccezione, riproponendo quelle immagini per accompagnare ed approfondire il percorso di Jesse – come lo scarafaggio sulla mano prima dello scontro nel magazzino, in parallelo alle scorse stagioni e che sottolinea la capacità del protagonista di sopravvivere in circostanze invivibili per tanti altri.

El Camino: A Breaking Bad MovieÈ dal punto di vista dello sviluppo del personaggio e della storia che lo segue che il film si distacca dalla serie madre. Se Walter White era un personaggio moralmente ambiguo e complesso, la cui evoluzione si divideva tra la sete di potere e di rivalsa e la giustificazione di star agendo per la propria famiglia, quello di Jesse è un percorso di redenzione. In maniera quasi speculare a quella del personaggio di Bryan Cranston, Jesse è gradualmente maturato dopo aver sopportato le più grandi tragedie messe in scene nella serie – in preparazione all’uscita del film, Aaron Paul ha citato l’intensa sequenza nell’ospedale di “One Minute”, che mette a nudo il prezzo pagato da Jesse per permettere al mentore di raggiungere il successo a cui è arrivato. E così l’immaginario western assume delle sfumature diverse, individuando nel protagonista un eroe ben definito e accompagnandolo verso il lieto fine che tanto si è guadagnato dopo le sofferenze delle cinque stagioni precedenti. In questo senso, il finale si spoglia delle sfumature ambigue di “Felina” e racconta tutt’altro: la quadratura del cerchio per un personaggio che non ha mai avuto la complessità morale di Walter White, ma le cui sofferenze sono state spesso causate dall’esterno.

El Camino è quindi un film modesto, una storia volutamente piccola che riutilizza l’immaginario e gli strumenti di Breaking Bad per accompagnare uno dei suoi personaggi più affascinanti verso la vera fine del proprio percorso. Non è un’operazione necessaria, ma non si preoccupa neanche di esserlo. Vince Gilligan è interessato a raccontare la fuga di Jesse, ma non nasconde il forte legame che lo porta ad esplorare ancora l’universo della serie madre, che ha lasciato un segno indelebile nella Golden Age della televisione americana e che viene riproposto con un fascino quasi vecchio stile. Mentre Better Call Saul pensa a portare avanti il discorso complesso ed affascinante lanciato ad Albuquerque più di dieci anni fa, El Camino ci riporta per un attimo indietro, una nota nostalgica e in un certo senso inutile che un autore come Gilligan aveva tutto il diritto di firmare.

Voto: 7+

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3 commenti su “El Camino: A Breaking Bad Movie

  • Boba Fett

    Io ad esser critico nei confronti di questo film proprio non ci riesco! So per certo che Gilligan voleva farmi un dono regalandomi questa fiaba senza ritmi al cardiopalmo o colpi di scena e io l’ho accettato con trepidante emozione.

     
  • Federica

    Ho guardato questo film appena uscito visto che sono stata una grande fan di Breaking Bad. Devo dire che mi ha lasciata perplessa, ho pensato che fosse una storia quasi inutile. L’aspetto che ho notato subito è stata la debolezza del personaggio di Jesse. L’ho adorato in Breaking Bad, penso di essere arrivata perfino a volergli bene, ma mi sono resa conto che il personaggio funzionava perché soffriva e subiva ingiustizie e maltrattamenti, e riuscivo ad empatizzare con lui. Vedendolo invece così determinato e vendicativo, non ho potuto fare a meno di confrontarlo con Walter e… ovviamente non può reggere il confronto.
    Leggendo questa recensione, però, mi sono resa conto che forse lo scopo era proprio quello di fare un tuffo nel passato e di lasciarsi cullare dalle dolci acque della nostalgia, senza troppe aspettative. Tutto sommato va bene così, almeno abbiamo saputo che il povero Pinkman ha avuto un lieto fine!

     
  • John

    Più che un film sembra un mega episodio della serie.. Operazione non necessaria, questo è la chiave dell’articolo a cui mi accordo