Crossing Swords – Stagione 1


Crossing Swords - Stagione 1Chiunque girovagando per YouTube si sarà imbattuto in alcuni famosi spezzoni della fortunata serie Adult Swim Robot Chicken. Le celebri caricature spaziano da pellicole come Star Wars (memorabile Empire on Ice) al parodiare personalità come G.R.R. Martin, inseguito da sciami di nerd in occhiali e bretelle desiderosi del suo nuovo libro, in una scena che ricalca Gli Uccelli di Hitchcock. L’umorismo rapido e brutale di questi sketch ha conquistato il pubblico per più di un decennio. Oggi, due delle menti dietro Robot Chicken tentano di ripeterne il successo su Hulu con Crossing Swords, debuttante sulla piattaforma il 12 Giugno.

John Harvartine IV e Tom Roots hanno cercato di ricreare l’umorismo schietto, ma a suo modo arguto di Robot Chicken, infondendolo in questo nuovo prodotto di animazione dall’estetica molto particolare. Avvalendosi della tecnica stop-motion, i personaggi sono tutti ritratti come giocattoli della Playmate: un corpo, nessun arto e un faccione tondeggiante dove tutta l’emotività è concentrata. Un plauso va di certo al dipartimento di animazione, che ha consegnato degli scenari simpatici e variegati e dei personaggi espressivi purché minimalisti, anche quando sfruttati per del ‘comico splatter’ in episodi come “In the Line of Squire” o “Look Who’s Stalking”. Altrettanto, la punta di diamante di Crossing Swords sono le sue voci: si va da Nicholas Hoult e Luke Evans (The Alienist) alla grande doppiatrice Tara Strong e Natasha Lyonne (Orange is the New Black); la qualità del doppiaggio ha il merito di dare un certo spessore a tutti i personaggi, una qualità di cui questa prima stagione ha veramente bisogno.

Un difetto in Crossing Swords è la stessa eredità che i creatori mettono in scena. Il vero colpo di genio di Robot Chicken era la varietà, nata dal dosare gli sketch che toccavano varie figure e pellicole della cultura pop del proprio tempo.
Crossing Swords - Stagione 1Al contrario, lo show Hulu fallisce dove serie come Disenchantment e Galavant hanno centrato il bersaglio. Nel muoversi fra l’episodicità che l’ha ispirato e il tentativo di una narrazione coerente ma non troppo, le battute perdono presto il loro mordente: gli strilli di Blossom, l’enfasi sull’Assassino, la decadenza del Regno divertono, ma non possono succedere sempre. Eppure, nel pilot l’umorismo di Crossing Swords sa strappare più di una risata, grazie alla sua irriverenza nei siparietti più paradossali, ben innestati nel contesto fantasy parodiato. Le gag e le battute sono una raffica rapida, minuto dopo minuto; non ci si annoia mai, ma la comicità rischia di perdere il suo smalto a causa di una certa ripetitività di fondo. Superati i primi episodi l’umorismo di Patrick e compari diventa prevedibile; verso gli ultimi, per le scene che verso metà stagione potevano causare una fragorosa risata per l’umorismo ai limiti del nonsense arriva poco più che un riso distratto, quando i numerosi spunti prendono forma e si concretizzano nella spregiudicatezza dove lo show dà realmente prova di sé stesso.

La storia di Crossing Swords si scagliona un po’ per tutta la prima stagione, fino a culminare negli ultimi due episodi in cui Patrick salva regno e famiglia reale dal tentato regicidio di Sloane/Danielle. Anche questo aspetto suscita il paragone con produzioni come Disenchantment. Se lo show di Groening, con alti e bassi, aveva mantenuto un intreccio coerente nella sua evoluzione, Crossing Swords cerca di calcarne la narrazione e il risultato delude in parte le aspettative. C’è molta inventiva in certi episodi (esempi sono la storia di Norah la Yeti e la diatriba su chi dovrebbe avere la corona in “Eat Plague Love”), ma manca una visione della storia abbastanza organica da sostenere una vicenda che ricorda più un lungo susseguirsi di sketch più o meno riusciti; una mancanza che lo pone qualche gradino sotto le serie di Matt Groening e di Dan Fogelman. Ciò che però la storia non riesce a dare riescono a darla i personaggi e gli spezzoni di cui sono protagonisti.

Crossing Swords - Stagione 1Caricaturare medioevo e fantasy non è una novità, ma Crossing Swords riesce nel suo intento. Lo scudiero dal cuore puro e la famiglia disastrata è solo il primo passo in questo caleidoscopio di un umorismo che fa della battuta al vetriolo, della commedia nera le sue armi vincenti. I personaggi sanno come essere ricordati, anche grazie al lavoro dei doppiatori, ma soprattutto per le situazioni paradossali al limite del nonsense propugnate e create da loro stessi con divertente naturalezza. Broth, il fedele amico di Patrick, è un esempio di quanto lo show trova la sua dimensione nell’essere sopra le righe: nessuno lo ricorderà per la profondità del suo personaggio, ma per le insensate prodezze che compie, ed è questo che probabilmente i creatori di Crossing Swords auspicavano. Su questa riga, il siparietto fra Blossom e il Minotauro è molto originale nel suo giocare con il topos della damigella da salvare, in uno dei migliori sfoggi della satira pungente di cui Harvartin e Roots sono capaci. Un altro esempio è la macchina delle esecuzioni in “Hot Tub Death Machine”, nata da premesse di un black humor non indifferente: il Re considera la tortura inumana e quindi un “vizio” da togliersi solo una volta ogni tanto e tali premesse innestano un susseguirsi di vicende paradossali, che vedono Patrick scendere sino al Sex Dungeon della Regina Tulip. I momenti brillanti ci sono, ma non bastano a sollevare più di tanto uno show che fatica nel reggere il ritmo che si è auto-imposto e non sembra appartenergli.

Crossing Swords sa suscitare più di una risata e diverte con il suo stile irriverente e grottesco, erede di Robot Chicken e ispirato da chi ha calcato la medesima ambientazione ben prima. Chi storce il naso di fronte a una comicità estrema, allora dovrebbe volgersi per altri lidi; chi invece ha apprezzato in passato i prodotti Adult Swim e ha seguito con piacere serie come Disenchantment e Galavant, troverà ciò che cerca nella spregiudicatezza di Crossing Swords, a patto di assumerlo alle giuste dosi.

Voto: 6+

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