Fate: The Winx Saga – 1×01 To the Waters and the Wild


Fate: The Winx Saga - 1x01 To the Waters and the WildProdotto da Archery Pictures e Rainbow, approda su Netflix l’adattamento della serie animata che ha tenuto compagnia alle bambine della decade scorsa, Winx Club, il gruppo di fate ormai famoso in tutto il mondo e frutto della fantasia dell’italianissimo Iginio Straffi che, dopo aver lavorato a lungo all’estero, rientra nel suo paese natale e si impone nella fantasia pre-adolescenziale con le avventure delle Winx.

Pur facendo parte di tutt’altra generazione, che ai suoi tempi passava i pomeriggi con i cartoni animati giapponesi (ma con personaggi che avevano puntualmente tratti occidentali), è impossibile non avere nella mente le sembianze di Bloom, Stella, Flora, Tecna e Musa, ragazzine con poteri magici legati agli elementi naturali, cui poi si aggiungeranno Aisha e Roxy nelle stagioni successive. Per il progetto con Netflix, che Iginio Straffi aveva annunciato dal 2011, viene scelto come creatore Brian Young, veterano delle serie fantasy con al centro adolescenti: cresciuto per sette stagioni come showrunner e produttore di The Vampire Diaries, aveva tutte le carte in regola per mettersi al comando di questa nuova avventura di Netflix. Allo stesso modo, anche la protagonista scelta per interpretare la fata principale, Bloom, viene a sua volta da un’altra serie Netflix molto recente, Abigail Cowen, conosciuta soprattutto per aver dato le sembianze a Dorcas nelle Chilling Adventures of Sabrina.

Fate: The Winx Saga - 1x01 To the Waters and the WildL’adattamento non è mai un mestiere facile, qualsiasi sia la storia di partenza; adattare una saga animata poi, facendole fare il passo avanti nell’adolescenza della generazione Z e provando anche a renderlo un prodotto attraente e intelligente, senza relegarlo ad un unico target di età, probabilmente rende le cose ancora  più complesse da gestire. E infatti il risultato a giudicare dal primo episodio è decisamente raffazzonato, fatto di buone intenzioni ma lastricato di troppi passaggi urlati, ma soprattutto che sanno di revival – nonostante i tentativi di rielaborare le eventuali citazioni. La scena si apre sul primo giorno di Bloom ad Alfea, una delle scuole per fate più prestigiose dell’Oltremondo, in cui le ragazze possono imparare la gestione e quindi il controllo dei loro super poteri. Basterà una carrellata veloce all’ingresso della scuola, a tratti in slow-motion, per presentarci tutti i protagonisti, compresa la parte maschile e altamente ormonale dei cosiddetti “specialisti”, così chiamati perché specializzati nell’arte del combattimento. Sin da subito, Bloom conosce le sue compagne d’avventura e gli sforzi di sceneggiatura e regia saranno focalizzati interamente sull’inquadramento costante del suo personaggio come perno della storia, intorno a cui ruota tutto il resto.

Fate: The Winx Saga - 1x01 To the Waters and the WildRispetto alla saga animata, già dal primo episodio si possono rilevare diverse macro differenze che stanno già destando alcuni malumori tra la critica, soprattutto inglese e d’oltreoceano. Le questioni riguardano la scelta di far interpretare Musa, fata della mente, ad Elisha Applebaum, giovanissima attrice inglese, quando la fata “originale” era pensata e disegnata come Lucy Liu, con tratti smaccatamente asiatici; allo stesso modo per il personaggio di Terra viene scelta Eliot Salt (già vista in Normal People) quando invece la fata era disegnata su modello di Jennifer Lopez e quindi latina. Quest’ultima “revisione razziale” viene compensata dalla volontà di inserire il tema del body shaming, prendendo quindi un’attrice fuori dai canoni estetici della magrezza e altezza, così da avere la via facile per poter includere nelle tematiche della serie anche la questione della ragazzina cicciottella e quindi inevitabilmente indifesa, ma che invece si sa difendere elargendo dosi di badass  già dalla seconda metà dell’episodio. L’intento quindi è abbastanza chiaro e, in questo preciso momento storico, nessuna voce che tende all’inclusività di genere, di razza, sociale, va in alcun modo zittita, soprattutto pensando che un prodotto come questo attira inevitabilmente un pubblico giovane (se non giovanissimo).

Il problema viene però dal fatto che tutto sa di già visto: le protagoniste fanno già parte dell’immaginario comune, per cui in qualsiasi altro contesto vengano messe insieme cinque adolescenti con poteri magici e similari non è possibile non pensare alle Winx, quindi nessun tipo di rappresentazione avrebbe mai potuto superare l’originale o revisionarne la formula. Passiamo invece agli “specialisti”: sin dai primi minuti iniziamo a conoscerne tre: diversi tra loro, certo, con caratteri più o meno diversi, ma i due inglesi bianchi sembrano usciti fuori da Riverdale e l’unico di colore da una puntata di Skins. Il corpo docente, finora composto dalla direttrice Farah Dowling (Eve Best) con tanto di segretario al seguito, il prof. Ben Harvey (Alex MacQueen), e il severo ma giusto Saul Silva (Robert James-Collier) sembrano usciti dall’incrocio tra qualsiasi maestro di Harry Potter, un pizzico di buffo alla Matilda sei mitica, fino ad arrivare alle atmosfere di Game of Thrones, consolidate dalla scelta di inserire come cattivi dei personaggi in qualche modo non morti.

A conti fatti, sembra che la cosa che più manca a questo Fate: The Winx Saga sia la direzione stilistica. Per mettere in scena alcuni elementi manca l’ironia, intesa come l’intelligenza di far arrivare certi messaggi senza didascalie, altre volte invece la serie non riesce a prendersi abbastanza sul serio: gli sceneggiatori, cercando di passare per ironici, fanno scadere nella banalità delle cose che sembrano avere potenziale, con il risultato di perdere un’occasione e al contempo fallire anche sul piano dell’ironia. Facendo così, la serie manca di spina dorsale e di carattere, dando quindi la sensazione che andando avanti si corra il rischio di annoiarsi. Con un solo episodio all’attivo, quindi, il bilancio non è sicuramente positivo ma il problema maggiore è che, appunto, alla fine dei primi cinquanta minuti, scegliere se andare avanti o meno non ha poi così importanza.

Voto: 5½

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Informazioni su Sara De Santis

abruzzese per nascita, siciliana/napoletana per apparenza, milanese per puro caso e bolognese per aspirazione, ha capito che la sua unica stabilità sono netflix, prime video, il suo fedele computer ed una buona connessione internet

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