Sweet Tooth – Stagione 1 1


Sweet Tooth - Stagione 1Sweet Tooth è per molti versi una sorpresa: ha elementi in comune con tanti show di matrice distopica e post-apocalittica; ha molto in comune con certe serie di formazione – dove ogni giovane protagonista ‘scopre’, nel senso più ampio del termine. Eppure, uno degli ultimi prodotti targati Netflix si mostra per molti versi differente da tutto ciò che lo ha potuto ispirare o precedere, nel bene e nel male: uno dei motivi può essere la sua stessa natura di show non originale.

Sulla piattaforma streaming dal 4 giugno con i suoi otto episodi, Sweet Tooth ha avuto produttori di eccezione in Susan e Robert Downey, nomi che però troppo spesso nella promozione e nella diffusione dello show hanno messo in secondo piano chi davvero ha ideato questa storia e le penne che hanno adattato l’opera fumettistica al medium della serialità. Lo show è tratto dall’omonima serie a fumetti di Jeff Lemire, il più prolifico autore canadese, e adattato da Jim Mickle e Beth Schwartz. Questa avventura fra la distopia e il fantastico è il primo vero grande banco di prova nella serialità per Mickle – mentre Schwarz è già una veterana di Arrow e Legends of Tomorrow. La partecipazione o meno di Lemire stesso è rimasta invece molto vaga.
Le grandi produzioni hanno spesso lasciato poco spazio per gli autori originali delle opere da cui sono tratte molteplici serie, ma fra il coinvolgimento in passato di Neil Gaiman e in futuro della pluripremiata Nora Jemisin c’è la speranza che sia una situazione destinata a cambiare.

Ritornando allo show, la trama presentata da Sweet Tooth prevede una distopia tutt’altro che dolce: l’avvento dell’Afflizione ha piegato l’essere umano e sfaldato la società per come la conosciamo, facendo precipitare il mondo intero in un caos introdotto davvero bene durante la prima stagione. Il mistero sull’origine della devastante piaga è vivido e coinvolgente così come le caotiche conseguenze della sua diffusione, giunta in concomitanza con la comparsa di una nuova razza: gli “ibridi”, mezzi umani e mezzi animali della più disparata natura. C’è una giusta dose di realismo nell’immaginare come buona parte dell’umanità avrebbe visto questi ibridi in qualità di colpevoli in una spasmodica ricerca di capri espiatori per la pandemia. Ancor più risaltano i non pochi umani che si prodigano per proteggere questa nuova specie, per i più disparati motivi. Qui la serie evita una dicotomia bianco/nero nei suoi articolati intrecci narrativi: c’è chi crede gli ibridi i veri eredi del mondo, come Bear, o chi è mosso dal più semplice sentimento di altruismo, come Aimee. Purtroppo tutti sono dei sopravvissuti e tutti devono sopravvivere, come evidenzia la scena di Aimee stessa che rifiuta una ambigua richiesta di soccorso in “Secret Sauce”.
Sweet Tooth - Stagione 1Sweet Tooth vanta atmosfere ben rese e in un’ampia varietà. Si passa da Gus che varca trionfalmente la soglia della sua dimora nella foresta alla battaglia interiore del Dottor Singh, passando per la tensione serpeggiante in vicinato di sopravvissuti preda di una paranoia da Colonna Infame, il tutto condito dall’incombente minaccia rappresentata dall’esercito degli Ultimi Uomini. Un merito di Sweet Tooth è il saper mantenere una coerenza narrativa fra tutti i suoi intrecci, che pur essendo molto diversi fra loro non perdono mai la bussola, non c’è quindi confusione su dove la storia si stia dirigendo. Lo spettatore non perde mai l’immersone nella distopia proposta dallo show, sempre partecipe sia nei momenti di spensieratezza come in quelli di disperazione e pericolo.

Scoprendo la soddisfacente ambientazione, gli amanti del fumetto DC/Vertigo noteranno immediatamente la distanza netta del materiale originale, una scelta di cui ha parlato il team di produzione e con cui Lemire stesso si è detto d’accordo. La prima stagione termina in una situazione analoga al primo volume, ma con forti cambiamenti dei personaggi, di certe tematiche e persino del viaggio di Gus. Big Man Jeppe è una figura ben più oscura nelle pagine del fumetto, così come Bubba, portatore nella storia di un interessante sottotesto religioso rimasto assente nella serie. Infine, il viaggio di Sweet Tooth e Big Man non ha come destinazione il Colorado. In serie come The Witcher o His Dark Materials, per quanto possano differire gli intrecci delle vicende, le atmosfere e il cuore della storia cercano quanto più possibile la fedeltà al materiale da cui provengono; Sweet Tooth è peculiare nel prendere consapevolmente un’altra strada dalle atmosfere originali, dai personaggi originali, dalla storia originale. Si pensi solo a quanto siano diversi la ragione e il modo con cui Gus viene messo in gabbia per le sperimentazioni. Tuttavia sarebbe ingiusto dire che il Sweet Tooth di Netflix sia migliore o peggiore del fumetto originale, essendo una storia quasi completamente diversa.

Sweet Tooth - Stagione 1Un adattamento così estremo e conciso ha forse minato trame che avrebbero meritato maggiore spazio: una su tutte la Animal Army di Bear, dalle dinamiche e conflitti potenzialmente interessanti che si risolvono in metà episodio. Allo stesso modo, l’edulcorare la storia lascia uno spiacevole retrogusto di artificioso alle pur convincenti scene ambientate nel passato di personaggi come Bubba e Jeppe. Per fortuna, l’ambientazione viene spesso in soccorso di una storia che alle volte non tiene il passo con le sue stesse potenzialità; intrecci e archi narrativi normalmente sin troppo classici vengono ravvivati in buona parte dall’accattivante mondo di Sweet Tooth. Il viaggio intrapreso dal piccolo ibrido e i suoi compagni avrebbe potuto offrire qualcosa di più, risultando invece troppo sbrigativo e veloce nel raggiungere la casa di Birdie. E questo difetto, con l’insoddisfazione che lascia, nasce da un pregio: Gus, Jeppe e Bear sono stati in grado di sbrecciare lo schermo e costruire scenari toccanti grazie agli ottimi rapporti costruiti fra loro attraverso dinamiche interessanti. Il viaggio avrebbe potuto prendersi uno o due episodi in più, realizzando appieno le potenzialità delle relazioni fra i personaggi e le loro storie personali: su questo argomento, più che la qualità di una serie vi sarebbero da interrogare i tempi e le ristrettezze imposti dalle piattaforme streaming stesse.

Da veterani come Adeel Akhtar (Utopia) e Nonso Anozie (Game of Thrones) ai più giovani Stefania LaVie OwenChristian Convery, le interpretazioni sono all’altezza delle più rosee aspettative. Anche i personaggi più archetipici come il Dottor Singh e Tommy Jepperd trovano una dimensione e una voce tutta loro, in parte grazie alla bravura degli attori in questione, ma altrettanto per come si relazionano con il mondo attorno; le interazioni fra le figure dello show, inoltre, si sviluppano in rapporti realistici e coinvolgenti. Al netto di certi momenti un po’ troppo stilizzati, Sweet Tooth convince soprattutto con l’umanità instillata nei suoi personaggi – che siano il feroce generale Abbott o l’eroico Jimmy “Fat Man” Jacob. Lo struggimento di Rani e Aditya nel tenere segreta l’Afflizione è uno dei filoni più pregnanti perché rappresenta l’amore che si fortifica nelle avversità più cupe; ma al contempo mostra quanto ci si può spingere oltre per quello stesso amore. La determinazione di Aimee Eden è un’ispirazione per la figlia putativa Wendy, che pur in gabbia conserva lo spirito indomito della madre nel non abbattersi di fronte ad un’umanità che la odia.
Ma più di tutti è Gus, il Sweet Tooth, che cattura lo spettatore.
Sweet Tooth - Stagione 1Anche qui, l’ambientazione è il quid in più che fa risaltare particolarmente la sua figura. La campana di vetro in cui il piccolo ibrido è confinato da Bubba durante il primo episodio si crepa presto e questo radicale cambiamento nella vita del ragazzo-cervo viene raccontato in un modo che lo differenzia dalle tante serie con premesse simili (si pensi ad Hannah o See). Ma non solo: la cura nel ritrarre un nuovo Sweet Tooth e la bravura del giovanissimo attore canadese rendono l’ibrido più che un semplice protagonista. Gus assurge a simbolo di speranza per il mondo e diventa il collante che tiene assieme le scene più riuscite dello show, soprattutto gli attimi di silenzio e meditazione dove Sweet Tooth si connette davvero con chi guarda. Le scene dove Bear e Jeppe fanno di tutto per preservare l’innocenza dell’ibrido dagli orrori lungo il cammino sono poche, ma sanno suscitare una risata amara e intenerita assieme nella triste consapevolezza che non potranno proteggerlo per sempre, in particolare dalle bugie a fin di bene del padre.
Nell’episodio “When Pubba Met Birdie” il parallelo fra passato e presente porta Gus alla tragica scoperta della sua natura, quando lo spettatore scopre come i suoi genitori putativi lo abbiano salvato. La speranza di ieri diviene la disperazione di oggi. Oltre la naturale desolazione di un’ambientazione post-apocalittica, è palpabile la vera catastrofe dello show: il simbolo dell’innocenza che perde ogni speranza.

In definitiva, Sweet Tooth ha dei difetti ed è una storia completamente diversa dal suo materiale di origine, ma rimane uno show consigliatissimo che potrà dare tanto a lungo andare, quando realizzerà le promesse di una canonica prima stagione di introduzione. La sua storia, i suoi personaggi, la sua ambientazione si amalgamano in tale maniera da spiccare con un’identità tutta sua che saprà farsi ricordare.

Voto: 8

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Un commento su “Sweet Tooth – Stagione 1

  • Boba Fett

    Sin dal primo episodio mi ha fatto tornare in mente un vecchissimo film intitolato Il Ragazzo dai Capelli Verdi che tanto mi colpì da bambino. Sweet Tooth è una bella e dolce fiaba per tutti, che parla di diversità e di virus come conseguenza delle azioni sbagliate degli uomini. Inutile sottolineare l’attualità dei temi, anzi fa anche una certa impressione vedere quelle stesse mascherine che indossiamo sui volti di alcuni protagonisti.