La struggente storia d’amore tra Bill e Frank vista nell’episodio “Long, Long Time” ha commosso milioni di spettatori in tutto il mondo, e ha dimostrato nel migliore dei modi la capacità di The Last of Us di deviare dal materiale originale per sfruttare al meglio il potenziale narrativo del medium televisivo, con scelte che, in ambito videoludico, non avrebbero lo stesso effetto. “Please Hold to My Hand” e “Endure and Survive” – dirette entrambe da Jeremy Webb – proseguono con ottimi risultati questo trend, dando allo stesso tempo più spazio allo sviluppo del rapporto tra Joel e Ellie, anche se, sul fronte dell’azione, la serie HBO non riesce a ottenere gli stessi risultati.
Il viaggio di Joel e Ellie verso il Wyoming li porta attraverso Kansas City, una città dove il regime della FEDRA è stato sostituito da un gruppo di ribelli guidati da Kathleen Coghlan (Melanie Lynskey, tra le protagoniste di Yellowjackets). La location segna un cambio abbastanza netto rispetto alla Pittsburgh del videogioco, dettato principalmente da esigenze produttive, visto che le riprese si sono svolte a Calgary e dintorni, e ricreare il look della città della Pennsylvania negli ambienti canadesi sarebbe stato estremamente complicato. Non si tratta però di una scelta che rimescola troppo le carte in tavola; quello che importa, ai fini narrativi, è che i due protagonisti sono bloccati in una città e devono trovare il modo di andarsene.
Tornando a Kathleen, siamo di fronte a un altro personaggio completamente inventato per la serie TV. Nel videogioco, infatti, Joel e Ellie si imbattono semplicemente in un gruppo di banditi, una minaccia distante di cui si conosceva poco o nulla. Kathleen si dimostra da subito una leader spietata e senza scrupoli, assetata di vendetta e alla ricerca disperata di Henry (Lamar Johnson). Melanie Lynskey evita di interpretare il suo personaggio con i soliti tratti comportamentali estremi a cui siamo abituati a vedere in situazioni di questo genere, in una versione più pacata e quasi timida del classico villain, che però colpisce ancora di più quando diventa violenta per raggiungere i suoi scopi.
Craig Mazin è inoltre bravissimo a costruire una backstory per questo personaggio e a giustificare come una persona così sia diventata la leader di un gruppo di ribelli. Per quanto ovviamente il tutto avvenga attraverso metodi non condivisibili, è facile pensare che anche il più tranquillo di noi, in un contesto estremo come quello del mondo The Last of Us, possa trasformarsi in questa maniera. Dopotutto, è questa la base di un racconto dove l’amore e il legame con le persone più vicine ai personaggi viene messo a dura prova dalle circostanze che si sono create dopo la pandemia.
Chi invece mantiene un trattamento pressoché simile rispetto alle loro controparti videoludiche, sono Henry e Sam, con la differenza che quest’ultimo è non udente. È una scelta fatta da Craig Mazin per evitare che il rapporto tra i due fratelli risultasse troppo simile a quello tra Ellie e Joel, e che aggiunge un elemento di calma rispetto al legame sicuramente più acceso dei due protagonisti. Henry e Sam si inseriscono alla perfezione nel racconto, una dei tanti incontri che accompagnano il viaggio di Ellie e Joel e che, soprattutto nel caso di quest’ultimo, li portano a confrontarsi con emozioni nuove o rimaste per troppo tempo nascoste. I momenti tra Sam (Keivonn Montreal Woodard) e Ellie sono molto toccanti, una piccola parentesi di pace tra due ragazzi che si godono dinamiche pressoché impossibili in un contesto come questo, la solita calma prima della tempesta. Il finale della storia di Henry e Sam non perde minimamente la potenza della sua versione videoludica, e ci ricorda come nel mondo di The Last of Us amare qualcuno sia un’arma a doppio taglio, perché è sì un’ancora di salvezza e un motivo per andare avanti, ma allo stesso tempo può essere un impedimento quando si è di fronte a decisioni difficili – e Joel lo sa meglio di tutti.
Per quanto però il personaggio di Pedro Pascal provi in tutti i modi a portare avanti con Ellie un rapporto di tipo “lavorativo” – “You’re cargo”, le dice quando cerca di descrivere il loro legame -, è sempre più evidente che la corazza emotiva che Joel si è costruito negli anni dopo la morte della figlia si stia a poco a poco sgretolando. Joel si rende conto delle doti di Ellie e della sua capacità di adattarsi e sopravvivere nel caos che li circonda. Questo lo porta forse ad abbassare un po’ la guardia, ma allo stesso tempo gli permette di vedere che forse esiste una possibilità in un mondo senza speranza di avere un piccolo frammento di amore. Non è per niente semplice costruire in maniera graduale un cambiamento di questo tipo che porti dal totale disinteresse all’affetto, ma Craig Mazin e Neil Druckmann dimostrano ancora una volta di sapere quello che stanno facendo. Bella Ramsey, inutile dirlo, continua a essere fantastica nella rappresentazione di Ellie.
Dove però la serie, nonostante i molti pregi, non riesce ancora a spiccare, è nelle scene d’azione. Lo scontro finale con l’orda di clickers lascia un po’ a desiderare, e data la location così aperta si perde il senso di angoscia che un incontro del genere dovrebbe trasmettere. Anche visivamente The Last of Us non è sempre all’altezza delle aspettative e la stessa Kansas City vista in queste due puntate sembra fin troppo generica rispetto alla Pittsburgh che si vede nel videogioco, ma è un problema forse più evidente per chi ha un legame con la versione di questo racconto per PlayStation.
Detto questo, The Last of Us continua a dimostrarsi un ottimo prodotto e un grande adattamento di uno dei più grandi videogiochi di sempre, a riprova di quanto forte sia la storia creata da Neil Druckmann, nonostante sia difficile definirla una produzione perfetta su tutti i fronti. Quello che è sicuro è che, nella mani di Craig Mazin, The Last of Us non si accontenterà mai di mettere in scena solamente una produzione fedele del racconto originale, e anche chi conosce il videogioco a memoria avrà modo di stupirsi e scoprire cose nuove.
Voto 1×04: 7½
Voto 1×05: 7½
Non riesci a essere d’accordo con la critica alle scene d’azione, quella finale l’ho trovata veramente magnifica e molto reminiscente del gioco! Quinta puntata per me fenomenale! Mi ha addirittura strappato una lacrima, l’ho trovata davvero impattante