Ahsoka – Stagione 1 1


Ahsoka - Stagione 1Le aspettative per la prima stagione di Ahsoka, considerando il suo essere una creatura del discepolo di George Lucas Dave Filoni, erano ovviamente molto alte. Se escludiamo lo splendido Andor, la serialità live action di Star Wars su Disney+ arrivata dopo l’epico episodio “The Rescue” di The Mandalorian ha sofferto parecchio, tra scelte narrative discutibili, personaggi non sempre trattati al meglio, e un potenziale mai realmente sfruttato. Ahsoka, nonostante alcuni innegabili difetti, si distacca facilmente dai vari Obi-Wan Kenobi e The Book of Boba Fett a livello qualitativo, anche se è difficile non pensare che qualcosina in più si sarebbe potuta fare.

Come spesso accade nelle produzioni Disney+ legate ai grandi franchise di Star Wars e dell’MCU, una delle sensazioni predominanti non appena si arriva alla conclusione è il fatto che il numero di episodi sia sempre troppo limitato per dare sufficiente spazio ai vari elementi di svilupparsi come dovrebbero. Pensiamo, per esempio, al rapporto tra Ahsoka e Sabine, messo sin dall’inizio della stagione su binari che avrebbero potuto portare a un percorso decisamente più complesso e riuscito; la risoluzione tra le due è sicuramente toccante, ma arriva dopo che non gli è stato dedicato sufficiente spazio, complice anche il fatto che le due, dopo quattro puntate, vengono separate dagli eventi.

Ahsoka - Stagione 1Lo stesso percorso di Ahsoka subisce più o meno lo stesso trattamento: nell’episodio “Shadow Warrior” troviamo il punto di arrivo di un’evoluzione in cui finalmente si confronta con i traumi/fantasmi del passato, accettando il bene e il male di Anakin senza temere più di poter fare gli stessi errori, diventando di fatto Ahsoka “The White”, in uno dei tanti riferimenti a Il Signore degli Anelli e al genere fantasy – pensiamo per esempio al titolo della puntata finale, “The Jedi, the Witch, and the Warlord”, che richiama Le Cronache di Narnia – con cui Filoni ha costellato la serie. Si tratta di un momento toccante – che ha anche il merito di riportarci alle atmosfere di The Clone Wars – ma che, inevitabilmente, non arriva allo spettatore con tutta la potenza emotiva voluta visto che nelle quattro puntate precedenti l’importanza del rapporto tra lei e il suo maestro non è stata sufficientemente sviluppata.

Il tutto viene inoltre penalizzato da due aspetti: il primo è la sua collocazione all’interno del racconto, che porta la protagonista a raggiungere la sua catarsi troppo presto sulla tabella di marcia; il secondo è la scelta di dare così tanto spazio all’interno della puntata ai momenti in cui Jacen e Hera cercano di trovare la Togruta. Per quanto bello sia vedere il figlio di Kanan usare la Forza e sentire lo scontro che avviene nel “World between worlds” tra maestro ed ex apprendista, quelle scene si muovono troppo lentamente, senza mai dare realmente quel senso di urgenza nel ritrovare Ahsoka, e tolgono spazio vitale alla protagonista che rivive alcuni momenti cardine del passato.
Tolto tutto questo, la nuova Ahsoka è indubbiamente uno degli elementi più riusciti della serie, e qui bisogna ancora una volta lodare Rosario Dawson per la sua interpretazione. L’attrice si cala perfettamente nella parte del personaggio, riprendendo tanto dalla controparte animata e dando una nuova maturità che però non perde nulla della gioia e della spensieratezza che, giustamente, date le circostanze e gli eventi, si era persa nel periodo successivo all’abbandono dell’Ordine Jedi.

Ahsoka - Stagione 1Nonostante i toni critici di questi primi paragrafi, c’è tanto da amare in Ahsoka, a partire dall’ottimo cast. Non è mai semplice portare in live action personaggi provenienti dall’animazione, un’operazione resa ancora più difficile dal fatto che per i fan di The Clone Wars e Rebels, tanti dei personaggi che appaiono nella serie sono tra i preferiti in assoluto nell’universo di Star Wars. Nessuno, però, sfigura e, anzi, vestono perfettamente i panni delle loro controparti animate. Di Rosario Dawson si è già parlato, ma è giusto ribadire come, soprattutto con l’evoluzione verso un’Ahsoka più simile a quella di The Clone Wars sia ancora più chiaro quanto l’attrice sia adatta al ruolo, e lo stesso vale anche per Natasha Liu Bordizzo e Mary Elizabeth Winstead, rispettivamente Sabine e Hera. Ottimo anche il lavoro svolto da Lars Mikkelsen nei panni di Thrawn che, così come era successo a Katee Sackhoff con Bo-Katan in The Mandalorian, riprende il ruolo già interpretato con la sua voce nelle serie animate. Peccato solo che il temibile grand’ammiraglio imperiale non abbia – ancora – avuto modo di brillare appieno e di mostrare il suo genio militare.

Merita poi un grandissimo riconoscimento Eman Esfandi, incaricato di dare vita al cuore pulsante di Rebels, Ezra Bridger, e che, lenti azzurre a parte, riesce a trasmettere in pieno lo spirito del personaggio e ad aggiungere quel tocco di maturità necessario, visti i dieci anni che lo separano dall’ultima apparizione, senza però snaturarlo. Chi invece non riesce a dare il meglio di sé in live-action è, purtroppo, Chopper: per chi non lo conoscesse prima di Ahsoka, in Rebels è uno dei personaggi più amati, un degno candidato a miglior droide della saga, un misto di impertinenza – che si vede brevemente all’inizio della settima puntata, quando il senatore Xiono chiama C-3PO “un banale droide” – e una certa propensione a far fuori stormtrooper. Forse il motivo principale sono i limiti di mobilità dettati dalle costrizioni di un droide “reale”, limiti che si notano soprattutto in un momento di “Shadow Warrior”, è possibile vederlo scendere da una rampa e fermarsi poco prima della fine, una situazione in cui il montaggio avrebbe giovato di un taglio alcuni fotogrammi prima.

Ahsoka - Stagione 1Non può mancare una menzione ad Hayden Christensen che, dopo l’apparizione in Obi-Wan Kenobi, torna a vestire i panni di Anakin Skywalker. Così come era successo con Ahmed Best, il suo lavoro nei prequel era stato accolto da tante critiche, ma ora, a più di vent’anni di distanza da L’Attacco dei Cloni, la generazione che è cresciuta con quei film, ha modo di far sentire a Hayden tutto l’amore che si merita. La sua è un’altra ottima interpretazione che prende sicuramente qualcosa in prestito dal lavoro fatto da Matt Lanter in The Clone Wars ma che ci mostra anche un attore finalmente a suo agio nell’interpretare un ruolo così iconico ora che l’odio per i prequel sembra un lontano ricordo.

C’è però anche spazio per i nuovi arrivati, e soprattutto uno di loro mette d’accordo tutti su chi sia il personaggio più riuscito, merito dell’alone di mistero che lo circonda, delle sue vedute filosofiche sulla Forza e sui Jedi decisamente nuove rispetto a quanto affrontato finora, ma soprattutto per l’ipnotica interpretazione di Ray Stevenson. Si parla ovviamente di Baylan Skoll, il mercenario ex Jedi che porta una ventata di aria fresca in un panorama narrativo dove c’era grande bisogno di affrontare gli aspetti più mistici del racconto da un punto di vista diverso, un po’ come era stato fatto in Gli Ultimi Jedi. È quindi un vero peccato che non si sia concesso un po’ di spazio alla separazione da Shin Hati – Ivanna Sakhno, anche lei ottima nel ruolo – in “Dreams and Madness”; il loro era sicuramente uno dei rapporti più interessanti in una stagione in cui la dinamica maestro/apprendista la fa da padrona.

Ahsoka - Stagione 1Lascia inoltre un po’ l’amaro in bocca il modo in cui viene chiuso il suo cammino nella stagione, anche se i cliffhanger non sono nulla di nuovo, e vederlo in piedi su quella statua del Padre degli dei di Mortis – per chi non sapesse di cosa si parla, consiglio vivamente la visione degli episodi 15, 16, e 17 della terza stagione di The Clone Wars – apre le porte a scenari estremamente interessanti. La cosa che dispiace di più, però, è ovviamente che Ray Stevenson non potrà più interpretare il personaggio, vista la recente scomparsa. È da capire se punteranno sulla tecnologia per portare avanti il personaggio – la speranza è che questo non sia il caso -, che non lo menzionino più o che, come era successo per il personaggio di Silente nella saga di Harry Potter, si faccia un recast. Chiunque dovesse eventualmente riprendere il ruolo, però, si troverebbe inevitabilmente in una posizione difficile e con delle grandi aspettative sulle spalle.

Nonostante non sia sempre impeccabile – i livelli di Andor sono un po’ oltre -, anche a causa del numero ridotto di puntate, la scrittura di Dave Filoni offre finalmente qualcosa di nuovo per quanto riguarda l’approccio ai Jedi e alla Forza. È in linea, come detto prima, con quanto fatto da Rian Johnson, a partire dal già citato Baylan Skoll – se vogliamo, un vero e proprio rivoluzionario della Forza -, fino al percorso che fa Sabine, portando avanti proprio il messaggio che emerge dagli ultimi secondi de Gli Ultimi Jedi in cui si rafforza l’idea che la Forza (scusate il gioco di parole) sia presente in tutte le creature. Peccato soltanto che il momento in cui la connessione con la Forza di Sabine finalmente si sblocca non abbia il pathos necessario per renderlo un momento iconico. Sarebbe stato anche bello approfondire un po’ di più il legame tra la Mandaloriana e Ahsoka agli inizi del loro addestramento; è una storia che però potrebbe prestarsi a uno degli episodi di Tales of the Jedi.

Ahsoka - Stagione 1Restando in tema scrittura, va lodato anche il modo in cui Filoni riesce a usare elementi del passato per renderli ancora più intriganti – la cultura delle Nightsisters, i Purrgil, e così via – portando allo stesso tempo in gioco tantissime novità che si inseriscono alla perfezione del racconto, come l’idea di una nuova galassia e tutto quello che comporta. Come spesso accade negli show con un solo autore alle spalle, nel momento in cui diventano evidenti alcune limitazioni, è logico pensare che l’aiuto di qualcuno avrebbe aiutato la scrittura della serie; dopotutto, scrivere qualcosa di così ambizioso in solitaria non è per niente semplice. Certo, Filoni è forse il più grande conoscitore di Star Wars e soprattutto del pensiero di George Lucas, che spesso e volentieri mette perfettamente in scena; non bisogna però dimenticare che il prodotto più riuscito dell’epoca Disney, Andor, arrivi invece dalla mente di uno – Tony Gilroy – che alla galassia lontana, lontana, prima di Rogue One, non ci aveva quasi mai pensato, e che ha avuto successo anche grazie all’aiuto di un ottimo gruppo di sceneggiatori.

Dove la serie si è imposta sin dalle prime puntate e ha continuato a mostrare il suo valore fino alle fine è l’aspetto visivo. La piattezza di alcune scene di Obi-Wan Kenobi sembra molto lontana, e finalmente ci troviamo di fronte a una regia e un utilizzo degli effetti visivi che fanno emergere l’epicità di quello che sta accadendo, con nuovi scenari estremamente evocativi, da Seatos a Peridea – soprattutto nel caso di quest’ultimo pianeta, spesso e volentieri l’atmosfera  ricorda da vicino il Dune di Denis Villeneuve. Inoltre gli scontri con le spade laser sono davvero tra i migliori visti di recente in Star Wars, e le influenze del cinema giapponese, così tanto amato da Lucas, danno un tocco di magia in più alla loro messa in scena.

Ahsoka - Stagione 1L’altro grande lascito di questa stagione è senza dubbio la splendida colonna sonora di Kevin Kiner. La musica in Star Wars è da sempre uno degli aspetti più importanti, e Kiner, forte del suo lunghissimo e prolifico legame alla saga, riesce a dare ancora più forza ai temi creati per The Clone Wars e Rebels e ad inserire la già citata influenza giapponese nelle sue sinfonie, regalando agli spettatori qualcosa di davvero speciale. La speranza – ma sarebbe strano il contrario – è che Kiner componga la colonna sonora per il film di Star Wars che vedrà alla regia Dave Filoni, e che dovrebbe portare a conclusione il racconto del mandoverse.

Alla luce di tutto questo, Ahsoka è una serie con tantissimi meriti, figlia in tutto e per tutto del suo creatore Dave Filoni – sia nei pregi che nei difetti – e che, a conti fatti, soddisfa, emoziona, ci incuriosisce per il futuro del racconto, ma allo stesso tempo lascia un po’ di amaro in bocca perché la sensazione è che sarebbe bastata qualcosina in più sul fronte della scrittura per renderla qualcosa di memorabile. Le delusioni, però, sono altre, e se i vari The Book of Boba Fett o Obi-Wan Kenobi fossero stati come Ahsoka, difficilmente si parlerebbe di un progetto televisivo di Star Wars fatto di poche luci e tante ombre. La seconda stagione non è ancora stata confermata, e l’eventuale annuncio difficilmente arriverà prima della fine dello sciopero degli sceneggiatori e degli attori, ma visto il finale e l’enorme potenziale delle storie aperte, la speranza è che Ahsoka ritorni ancora.

Voto: 7 ½

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Un commento su “Ahsoka – Stagione 1

  • Boba Fett

    Fra gli episodi cinematografici VI e VII, c’è una lunga parentesi narrativa di oltre 20 anni; quel che accade fra la fine dell’Impero e la nascita del Primo Ordine è ancora (quasi) un mistero. The Mandalorian prima e Ahsoka poi hanno, fra i tanti pregi, quello di iniziare ad esplorare quella prateria a piccoli, prudenti, ma preziosi passi.
    Ho amato questa serie che trovo essere una miscela ben riuscita fra vecchi e nuovi sapori: coinvolgente (non mi svegliavo alle 3 del mattino per vedere gli episodi in contemporanea alla loro disponibilità dai tempi di Game of Thrones!), a tratti epica con quella massiccia dose di fantasy (tanto per ribadire che Star Wars non è mai stata solo fantascienza), visivamente deliziosa e con tanti personaggi riuscitissimi che non ripeto (aggiungo solo il non citato droide millenario Huyang), senza tralasciare la, per certi versi, riabilitazione di Anakin Skywalker. Davvero tanta tanta tanta roba buona che avrà sicuramente un seguito con una seconda stagione o come si mormora, con il film di Filoni dove magari le strade di Din Djarin, Ahsoka Tano e gli amici ribelli (Zeb compreso!!!) si incroceranno.