L’invasione aliena è uno dei topoi (o tropes per usare un termine moderno) che hanno modellato la fantascienza, sin dal romanzo The War of The Worlds di H.G. Wells. La longevità di queste ambientazioni è anche un pericoloso avvertimento per qualsiasi autore decida di imbarcarsi in una storia simile. Una costola della fantascienza così famosa e conosciuta è difficile da affrontare e non solo per il fatto di essere originali o meno, ma soprattutto perché deve raccontare una storia che abbia un significato oltre la semplice discesa di una civiltà extraterrestre come nostra conquistatrice.
Non si contano tutti i romanzi, i film, persino le serie tv che hanno avuto come elemento centrale della trama un’invasione aliena; show come Invasion (1997) e Invasion! (2005) la hanno persino come titolo. Quindi come creare una qualsiasi storia che ne tratti offrendo una prospettiva nuova e significativa allo spettatore?
Invasion per AppleTV+ ha il compito di trovare freschezza in un racconto vecchio almeno due secoli e per far questo il creatore Simon Kinberg si avvale della regia di Jakob Verbruggen (Black Mirror) e di un cast composto da Shamier Anderson (Wynnona Earp), Golshifteh Farahani (gen:LOCK, Pirati dei Caraibi) e Shiori Kutsuna (Deadpool 2), tutti volti conosciuti – ma non conosciutissimi – che hanno saputo regalare interpretazioni più che valide durante la loro carriera.
Invasion decide di affrontare la sua premessa in una maniera abbastanza inedita: la storia dell’invasione si dipana attraverso punti di vista di diversi personaggi disseminati per il (primo) mondo, che vivono eventi strani e inspiegabili in grado di segnare irreversibilmente le loro vite da un momento all’altro. Sono cinque i filoni principali introdotti nell’arco dei primi tre episodi della stagione di debutto, un numero notevole di linee narrative che tuttavia non gioca a favore della qualità della serie.
Il pilot “Last Day” si apre con sequenze che ricordano da vicino le pellicole più famose del genere, nel bene e nel male, rappresentando effettivamente l’ultimo giorno di normalità nelle vite dei personaggi. I primi tre filoni narrativi sulle scene sono le indagini dello sceriffo Josh Bell Tyson (Sam Neill, Peaky Blinders), la travagliata vita domestica della famiglia Malik e la relazione fra l’operatrice della J.A.S.A. Mitsuki Yamato e l’astronauta Hinata.
Questo primo episodio non lesina nel mostrare cerchi nel grano, sparizioni sinistre, eventi inspiegabili e notiziari allarmati, ma non è la mancanza di originalità il problema. Le scene che seguono lo sceriffo Tyson e la famiglia Malik sono dense di dialoghi che spiegano pedissequamente cosa e come stia accadendo senza creare veri rapporti fra i personaggi: un’artificiosità che rende difficile investire emotivamente nei molteplici drammi introspettivi rappresentati.
La trama ambientata in Giappone è invece toccante, forse perché più parca di parole e più attenta alle sensazioni e al non detto. Concentrandosi così tanto sull’aspetto umano della vicenda, l’ingerenza aliena rimane marginale sino alla fine di un episodio poco incisivo e molto lento, i cui improvvisi picchi di tensione non scioccano come dovrebbero.
I successivi episodi “Crash” e “Orion” proseguono una lunga introduzione che stenta a decollare e continuano a stipare in puntate di un’ora situazioni estremamente variegate, rischiando di dimenticare ciò che di buono è stato costruito fino a quel momento. La trama che vede protagonista Mitsuki Yamato, la meglio presentata e più coinvolgente, scade presto nella ripetitività per poi impennarsi in una sorta di thriller solo per esigenze di storia e non per naturale evoluzione nei personaggi. Anche la prevedibilità mina un racconto molto ambizioso, rischiando di farlo diventare una caricatura di sé stesso.
Le altre due trame introdotte in “Crash” hanno come protagonisti il Navy Seal Trevante Cole e il giovane studente inglese Caspar Morrow. Trevante Cole è protagonista di scene non proprio ispirate, ma funzionali nel presentare la sua esuberante personalità accompagnata da una tormentata introspezione, un tratto immancabile e ridondante nei protagonisti di Invasion. Come è già avvenuto per i personaggi di “Last Day”, anche la normalità del militare è stravolta da un contatto diretto con gli alieni, regalandoci forse la migliore scena dei primi episodi (già presente in un trailer un po’ troppo rivelatore), prima di ripiombare in una trama che sa sempre troppo di già visto, ma di cui giustamente non possiamo conoscere appieno lo sviluppo e quindi è d’uopo sospendere il giudizio.
Le vicende del giovanissimo Casper Morrow, invece, dovrebbero essere una storia di bullismo da svilupparsi in una sorta di scenario molto simile al romanzo Lord of the Flies , ma nel bel mezzo dei tanti fenomeni inspiegabili dello show. La superficialità con cui viene trattato un tema così delicato, però allontana anche in questo caso l’empatia dello spettatore e lascia l’invasione sullo sfondo; qui si notano le difficoltà di Invasion nell’equilibrare i pesanti e ridondanti drammi esistenziali dei personaggi con una tutto sommato riuscita atmosfera di un mondo vittima di un’evento soprannaturale.
Ci sono tuttavia delle qualità che fanno sperare in una ripresa e vanno proprio a coincidere con le scene dove gli alieni si mostrano appena, in apparizioni sapientemente dosate per raffigurare la minaccia aliena come una presenza-assenza costante. Nonostante la fatica della serie nel carburare davvero, le atmosfere rimangono vivide e coinvolgenti: la sensazione di pericolo incombente è ben resa – fuori dai dialoghi e dalle ripetitive scene introspettive – perché i contatti del quarto tipo sono ritratti come eventi che i protagonisti sono incapaci di comprendere, nonché totalmente impotenti al loro cospetto. Una sensazione cementata dai picchi raggiunti negli effetti speciali, in grado di riprodurre un vasto spettro di manifestazioni per questa forza aliena alle volte sibillina e inquietante, alle volte immensa e terribile. Questo è l’elemento più riuscito di Invasion finora, un senso di meraviglia che però avrà vita brevese non si riesce a connettere emotivamente con i personaggi che ne sono investiti.
Invasion non è una brutta serie, né il suo andamento ha particolari falle; al momento, chi scrive la trova semplicemente piatta. La nuova serie Apple+ è un prodotto di maniera, senza infamia e senza lode, con alcune particolarità che potrebbero salvarla dal risultare una storia inconcludente poiché molto ambiziosa, ma mancante di vera sostanza.
Voto 1×01: 6
Voto 1×02: 6½
Voto 1×03: 6
Una serie veramente inutile. Otto ore di visione buttate via. Se si voleva porre l’attenzione sulle vicende individuali (alcune molto ben descritte comunque) e costruire un’opera corale tanto valeva immaginare un terremoto, una catastrofe climatica, una guerra nucleare, qualunque cosa ma non un’invasione aliena come questa. Visto che la cinematografia abbonda di prospettive più convincenti sul tema. Non si capisce con che cosa sono arrivati, non si capisce perchè le città sono in fiamme, non si capisce perchè hanno attraversato lo spazio per perdersi poi dietro a qualche umano nascosto nelle villette, infine non si capisce che ci fanno quattro mostriciattoli gelatinosi neri sporadici qui e là. Sarebbe questa l’invasione? Almeno nelle prime tre puntate di War Of The Worlds (quelle dell’attacco) c’era un realismo encomiabile, pur nella povertà dei mezzi (poi tutto va in vacca anche lì… ma glielo ha ordinato il dottore?) : )