Così come è accaduto con Breaking Bad, anche questo mid-season finale segna un punto di svolta determinante nell’universo di Better Call Saul, non solo per quanto riguarda la caduta a spirale sempre più repentina verso gli avvenimenti della serie madre e del futuro di Saul/Gene, ma anche e soprattutto per le ripercussioni emotive che piomberanno su Jimmy e Kim dopo questo episodio che, indubbiamente, rappresenta un punto di assoluto non ritorno, sia per quanto riguarda la psiche dei personaggi principali, sia per l’unione ormai totale del mondo di Better Call Saul con quello di Breaking Bad.
L’intera prima metà di quest’ultima stagione è stata caratterizzata da una tensione sotterranea costante, dovuta proprio all’attesa snervante, nostra e di molti personaggi, di avvenimenti destinati a sconvolgere gli scenari e gli equilibri passati – eventi della cui inevitabilità noi siamo al corrente, ma le cui modalità e tempistiche sono a noi oscure. È proprio su questo che Better Call Saul ha sempre lavorato con grande maestria, adattando le informazioni in nostro possesso in un percorso che ha saputo sempre restare imprevedibile. In questi ultimi episodi tale gioco è stato compiuto non solo nei confronti degli spettatori ma anche dei personaggi stessi, delineando uno scenario in cui tutti – chi più e chi meno – sono convinti di avere la situazione sotto controllo attenendosi, appunto, a un piano ben congegnato che dona loro la sensazione di riuscire a tenere d’occhio ogni situazione e di avere la possibilità di scovare ogni piccolo dettaglio fuori posto. È quello che accade con l’artificioso piano di Jimmy e Kim nei confronti di Howard (che assume chiarezza soltanto in questo episodio), ma accade anche e soprattutto con Gus e il suo controllo ai limiti della paranoia di tutto il quartiere in attesa del ritorno di Lalo. Il tema del controllo e della sorveglianza è stato, infatti, onnipresente in questa prima metà di stagione: tutti i personaggi principali spiano le vite dei loro avversari, con la sicurezza di avere in mano le redini del gioco. Ciò che “Plan and Execution” ha dimostrato, però, è che questa sicurezza non è altro che un’illusione e che le scelte compiute per la messa a punto di piani all’apparenza impeccabili possono portare a conseguenze imprevedibili e devastanti.
Ad esempio, Howard era sicuro di aver messo Jimmy sotto scacco facendolo seguire da un investigatore privato che, si scopre, è stato in realtà ingaggiato da Jimmy stesso per l’artificiosa costruzione del suo piano per distruggere la reputazione dell’avvocato. L’intera messa in scena del piano di Jimmy e Kim è stata girata benissimo da Thomas Schnauz, la cui regia e scrittura sono riuscite a mettere in luce non soltanto la concitazione dei preparativi e delle ultime modifiche del piano, ma anche l’incontenibile trepidazione di Jimmy e Kim che, tramite queste azioni, si sentono vivi e uniti come mai prima d’ora.
“This is where I need to be”, rimarca Kim con sicurezza mentre si dà da fare negli ultimi preparativi, sottolineando ancora la portata della scelta che ha compiuto nella scorsa puntata in cui, con quell’inversione a U, ha modificato irrimediabilmente non solo il suo futuro, ma anche – senza poterlo immaginare – quello dell’intero show. In quello che è partito come un episodio dalla vena quasi comica a causa della scena grottesca e divertente della riunione di Howard, sono tanti i segnali di un qualcosa che si sta irrimediabilmente dirigendo verso un punto di non ritorno, che appaiono ancor prima del finale scioccante della puntata. È da notare, infatti, che tutta la scena della riunione si svolge sotto lo sguardo di Chuck nel quadro appeso alla parete: la messa in ridicolo di Howard non si limita più alla dimensione del dispetto nei confronti di un collega indigesto, ma rappresenta ormai il totale abbandono da parte di Jimmy del rispetto e della dignità per quella professione di cui Chuck era divenuto il simbolo; l’ennesimo passo verso Saul Goodman a scapito di Jimmy McGill. È anche affascinante notare come questo oltrepassare i limiti riesca ad alimentare il rapporto fra Jimmy e Kim e ad accendere la passione in una coppia fra cui, nel passato, abbiamo visto ben poche effusioni.
Si diceva prima che l’intera stagione gioca molto sulla certezza dei personaggi di possedere il pieno controllo delle loro azioni e “Plan and Execution” dimostra con brutalità quanto si sbaglino. C’è una variante impazzita in questa stagione che, agendo nell’ombra, è destinata a scombinare ogni piano e a far crollare questa illusione: Lalo Salamanca, l’unico ad avere davvero il controllo del gioco. L’incontro con Margarethe Ziegler gli ha aperto la strada per scoprire i segreti di Gus, conducendolo infine a pochi passi dall’iconica lavanderia. Costretto ad accamparsi in una fogna, il villain si muove ormai letteralmente nel sottosuolo, aspettando con pazienza il primo passo falso di Gus e la prima occasione per attaccare. Un altro elemento che dimostra l’incredibile ossessione per i dettagli di Better Call Saul è l’espediente utilizzato nell’episodio per collegare Lalo a Jimmy e per il suo cambio di piano: ciò che permette a Lalo di ricordare l’avvocato è il passaggio di una cucaracha, la blatta che rimanda alla scena in cui, nell’ottavo episodio della quinta stagione, Lalo dice a Kim che Jimmy gli ricorda proprio questo animale.
Con questo minuscolo dettaglio, l’episodio ci conduce verso quei decisivi e scioccanti ultimi minuti che segnano non solo la tragica fine di Howard, ma anche la caduta repentina dell’intero show verso quello che sarà il suo atto finale, lasciandoci in uno scenario in cui i contorni che dividono Better Call Saul da Breaking Bad non sono mai stati così labili. Meravigliosa la scena finale della puntata, con l’intensa e bellissima interpretazione con cui Patrick Fabian saluta il suo Howard che, nella disperazione, non è mai apparso così autentico e umano.
Nel mettere a nudo le sue fragilità, gli ultimi momenti di Howard non fanno altro che dimostrare quanto quell’atteggiamento narcisistico e da “figlio di papà” con cui l’abbiamo conosciuto non sia altro che un filtro che nasconde una personalità complessa e tragica, che trova nel lavoro le soddisfazioni che non riesce più ad avere nella sua vita privata, costellata dalla depressione e da un matrimonio che sembra ormai finito. La sua disperazione finale non può che far sentire in colpa anche noi spettatori che, incantati dalle azioni di Jimmy, siamo stati i primi a giudicare frettolosamente il suo personaggio. E infine, con le parole con cui Howard descrive Jimmy e Kim, quella che è sempre apparsa come la persona più artificiosa e costruita dello show si rivela l’unica a descrivere le cose per quelle che sono davvero: Jimmy e Kim hanno ormai oltrepassato un limite morale che non trova più alcuna giustificazione razionale, ma che è ormai radicato nel loro inconscio e che guida silenziosamente ogni loro scelta. Ed è proprio il risultato delle loro scelte a condurre, infine, Howard alla morte.
L’entrata di Lalo nella stanza, anticipata dal danzare della fiamma della candela – espediente semplice quanto splendido nel rappresentare la tensione del momento – simbolizza anche la fine decisiva della linea di demarcazione che divide il mondo criminale di Lalo e il mondo di Jimmy e Kim. L’universo di Breaking Bad entra di prepotenza nella casa di Jimmy e l’assassinio così brutale di Howard ne sottolinea ancora di più l’irreversibilità e la tragicità. Il lavoro sopraffino fatto in “Plan and Execution” sta nel fatto che la brutale morte di Howard non è il frutto di un errore o di un caso: è la diretta – per quanto imprevedibile – conseguenza delle loro azioni, il risultato dell’attuazione perfetta del loro piano. Il titolo dell’episodio riassume in maniera sfacciatamente perfetta ciò che accade, mostrando come i piani di Jimmy, Kim e Lalo finiscano per collimare nella stessa esecuzione, quella di Howard. Le conseguenze di questo finale saranno indubbiamente immense, non solo per l’entrata in scena di Jimmy nella battaglia fra Lalo e Gus, ma anche e soprattutto per quelle che saranno le ripercussioni psicologiche di questo omicidio.
Sono innumerevoli gli scenari che possono aprirsi a seguito di questa scena. Saranno forse i sensi di colpa per la morte di Howard ad allontanare Kim e a separarla definitivamente da Jimmy? Oppure questo episodio non farà altro che spingere Kim con ancora più velocità in quel vortice in cui ha deciso di buttarsi nelle scorse puntate? La bellezza di questa serie ci ha insegnato che è davvero difficile riuscire a prevedere cosa accadrà, ma una cosa è certa: questo colpo di scena finale condizionerà drasticamente il destino dei nostri protagonisti.
La morte di una persona così innocente e lontana dagli intrighi criminali poggia la pietra tombale definitiva sopra quei Jimmy e Kim che abbiamo conosciuto nelle prime stagioni. Non è neanche un caso che il modo in cui Howard muore ricordi moltissimo la caduta di Chuck nel finale della seconda stagione: un dettaglio che sottolinea ancor di più la morte simbolica dell’innocenza di Jimmy e di tutto ciò che rappresentava il suo mondo prima di lasciare spazio a Saul.
Per concludere, “Plan and Execution” è un episodio decisivo che ci accompagna con maestria negli atti finali di uno show che continua a mantenere altissimo il suo livello. In un crescendo di tensione, questo mid-season finale non ha davvero nulla da invidiare a quello della serie madre. L’attesa per gli episodi finali sarà davvero snervante e le aspettative non possono che essere altissime perché Better Call Saul, fino ad ora, non ci ha davvero mai delusi.
Voto: 9