Andor – Stagione 1 3


Andor - Stagione 1Dopo l’andamento qualitativo decisamente altalenante di The Book of Boba Fett e Obi-Wan Kenobi, era più che lecito che per la prima stagione di Andor le aspettative fossero più basse del solito. I primi trailer, però, avevano dato quel barlume di speranza che forse – e finalmente – Disney+ avesse tra le mani un progetto valido, ma in pochi si sarebbero immaginati che la creatura di Tony Gilroy, che si posiziona come un prequel di Rogue One, potesse diventare non solo la miglior serie di Star Wars, ma anche uno dei prodotti di spicco di questo 2022 televisivo.

Ogni fan della saga ha una sua risposta alla domanda “che cosa rende Star Wars quello che è?”, un quesito che è stato spesso l’elemento predominante nelle discussioni legate al franchise – con inevitabili risvolti tossici purtroppo – e che in molti casi ha penalizzato gli autori dell’era Disney, soprattutto dopo lo splendido Gli Ultimi Jedi, quasi colpiti da un complesso di inferiorità e limitati da paletti creativi autoimposti. Nelle molte interviste rilasciate in questi mesi, Tony Gilroy ha più volte ribadito che non è mai stato un fan di Star Wars – o meglio, non uno di quelli classici la cui vita è cambiata per sempre dopo aver visto il film di George Lucas –, ed è forse anche per questo che la prima stagione di Andor sembra essere la risposta a una domanda che per la saga potrebbe quasi essere rivoluzionaria: “Che cosa può essere Star Wars?”

Andor - Stagione 1Partendo da questo quesito, la serie di Gilroy dimostra da subito che non ha nessun interesse nel nutrire le nostre esigenze nostalgiche; anzi, se non fosse per la presenza di Andor e qualche piccolo riferimento all’Impero e alla Repubblica, sarebbe difficile inquadrare il primo arco narrativo di tre puntate come qualcosa di ambientato nella galassia di Star Wars. La serie diventa quasi un modo per rieducare lo spettatore, ormai abituato ad aspettarsi l’arrivo di qualche personaggio noto o di un riferimento ad altri prodotti della saga e quindi con la testa, per parafrasare Yoda, sempre più concentrata sul futuro che sul presente. In Andor tutto questo non esiste, e Gilroy ci fa capire fin da subito che quello che importa è ciò che accade all’interno della sua serie.

Certo, non c’è nulla di male nel prendere elementi da quello che sta attorno: The Mandalorian rimane un prodotto meraviglioso in grado di mantenere un perfetto equilibrio tra vecchio e nuovo ed è, giustamente, la serie di maggiore successo di Disney+, ma è innegabile che a livello produttivo, registico e, soprattutto, di scrittura, Andor sia su un altro pianeta. La cura per il dettaglio è maniacale e tutto quello che vediamo sullo schermo è parte integrante del racconto, che serve a immergerci ancora di più nella storia dello show e dei suoi personaggi dando spessore non solo alle figure che popolano la serie, ma anche alla cultura dei pianeti/popoli che conosciamo. Se anche le già citate The Book of Boba Fett e Obi-Wan Kenobi, due serie partite con ottime premesse, avessero avuto questa stessa maniacale attenzione – soprattutto nella scrittura – staremmo parlando di un 2022 d’oro per Star Wars.

Andor si differenzia dalle altre serie anche per il tono più cupo e adulto – basti pensare che la prima puntata inizia letteralmente in un bordello. È una scelta che per molti fan, alla ricerca di uno Star Wars più escapista, può risultare respingente, ma Tony Gilroy non è qui per fare contenti tutti: l’autore è più interessato a raccontare una storia ben precisa e non ha intenzione di scendere a compromessi per farlo. In una dinamica quasi meta-testuale, Andor diventa una serie che si libera dall’oppressione delle aspettative spesso imposte da noi fan per consegnarci qualcosa di grandioso. La serie nel suo ritmo più lento, nei momenti di tensione che derivano spesso dal sottotesto degli ottimi dialoghi, è più vicina a L’armata degli eroi che alle classiche fonti di ispirazione della saga come Kurosawa o anche, più semplicemente, il viaggio dell’eroe di Joseph Campbell. E dire che Andor comunque ripropone generi e trope narrativi molto presenti in altri prodotti di Star Wars, come può essere una fuga da una prigione o lo scontro finale contro la forza nemica, dinamiche che però negli altri  non sempre sono state sfruttate bene come nella serie di Gilroy.

Andor - Stagione 1Pensiamo per esempio alla quarta puntata di Obi-Wan Kenobi, quando Obi-Wan si intrufola nella fortezza degli Inquisitori per liberare Leia: se paragoniamo l’episodio a “One Way Out” il confronto diventa subito impietoso. Il decimo capitolo di Andor è infatti diventato immediatamente una delle punte di diamante di tutto Star Wars: un’ora di televisione fortissima, il risultato di uno splendido lavoro svolto nelle due puntate precedenti per farci conoscere a fondo l’oppressione dell’Impero nei confronti dei prigionieri, tanto che quando si alza il grido “one way out” è impossibile non è essere investiti da un’ondata di emozioni. Tutto questo prima che Luthen sia protagonista di un monologo che entra di diritto tra i migliori della saga, che incapsula perfettamente il cuore di un racconto che ha al centro gli eroi di una ribellione pronti a sacrificare tutto per, citando le sue parole, un’alba che non vedranno mai.

Non si può ovviamente non parlare di “The Eye”, un episodio spettacolare che per molti spettatori è stato il momento in cui hanno visto la grandezza della serie. Andando oltre alle più volte decantate qualità di Andor nella scrittura, la regia, e le scenografie, la sesta puntata è anche un ottimo esempio della capacità della writers’ room di affrontare delle problematiche produttive con estrema creatività e adattabilità riuscendo a renderle parte del racconto. Nello specifico si parla degli ostacoli presenti nel girare una serie nel cuore della pandemia, perché la scena del pellegrinaggio e della conseguente festa ai piedi della diga da parte del popolo di Aldhani dovevano inizialmente avere centinaia di comparse. Non è difficile capire perché tra il 2020 e il 2021 questo fosse difficile, ma Tony Gilroy e i suoi collaboratori hanno trovato il modo di giustificare i pochi presenti all’evento sfruttando la perfidia dell’Impero, un elemento che gioca a favore del racconto perché quando Cassian e gli altri riescono nel furto, la gioia che lo spettatore prova è ancora più grande.

Andor - Stagione 1Tutto questo non sarebbe stato possibile senza un cast stellare in grado di far emergere ogni piccola sfumatura di quello che i fratelli Gilroy (Tony e Dan), Steve Schiff, e Beau Willimon (già showrunner delle prime quattro stagioni di House of Cards) hanno scritto. Pensiamo a Genevieve O’Reilly, che ci consegna una Mon Mothma diversa da quella a cui siamo abituati, un personaggio che alla luce di quanto visto in questa prima stagione assume uno spessore completamente nuovo. Nei salotti lussuosi di Coruscant è al centro di una ribellione diversa ma non per questo meno importante o priva di sacrifici, e basta una piccola contrazione del volto da parte di O’Reilly per far trasparire l’enorme carico che si porta dietro, soprattutto a livello emotivo se pensiamo a quello a cui deve rinunciare per poter avere una chance di sconfiggere l’Impero.

Diego Luna, invece, ha il compito difficilissimo di interpretare un personaggio che per buona parte della stagione resiste all’idea di ribellarsi e cerca in tutti i modi di vivere nell’ombra, di tenere la testa bassa e fuggire da quello che sappiamo essere il suo destino. Eppure, quando nel bellissimo finale “Rix Road” finalmente emerge tutta la sua emotività e la determinazione a unirsi alla causa, questa evoluzione risulta estremamente naturale e l’inevitabile punto di arrivo di un percorso ben costruito, in cui il personaggio si libera, finalmente, di una prigione che si è costruito in molti anni. La star indiscussa della serie, però, è ovviamente Stellan Skarsgård, attore di altissimo livello che veste i panni di Luthen – un personaggio che a fronte di quanto visto finora, entra di diritto tra le figure più iconiche apparse in Star Wars – e che passa senza problemi dall’essere un caloroso antiquario a un cinico ribelle. Ma non vanno dimenticati  Denise Gough nel ruolo della fredda e ambiziosa agente dell’ISB Dedra Meero, ovviamente bravissima, e Kyle Soller, che con Syril è perfetto nel mostrarci come sarebbe un incel in una galassia lontana lontana.

Andor - Stagione 1Quando viene annunciato un prequel, si tende sempre a storcere subito il naso in quanto si è già a conoscenza di come le cose andranno a finire, come se, citando lo stesso Tony Gilroy, la morte o meno di un personaggio fosse l’unica posta in gioco possibile. È curioso quindi che due tra le serie migliori del 2022, Better Call Saul e Andor, siano proprio dei prequel. Il problema perciò non è il sapere già la conclusione, ma più semplicemente se chi mette in scena il racconto è in grado di farlo. Nel caso di Obi-Wan Kenobi è evidente che non ci fosse una reale sintonia tra i vari dipartimenti – in primis quello della scrittura che ha visto più volte cambiare showrunner –, mentre in Andor, anche grazie all’incredibile fermezza ed esperienza di Tony Gilroy, tutto funziona alla perfezione. Dalla già iconica colonna sonora di Nicholas Britell che non ha paura di sperimentare con gli strumenti – pensiamo all’uso delle percussioni nel brano “Pilgrim” –, ai dialoghi che in Star Wars non sono mai stati così eleganti, Andor è su tutti i fronti un successo, un barlume di speranza in questo grande racconto condiviso che ci fa davvero credere che la saga possa ancora essere grande.

Voto: 9 ½

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3 commenti su “Andor – Stagione 1

  • Boba Fett

    BOMBA! Non ho parole per descrivere le emozioni che mi ha dato Andor, che prima di essere un “franchise” è senza alcun dubbio la migliore serie di fantascienza degli ultimi decenni. L’idea di mostrarci come nasce la Ribellione e soprattutto di cosa ci sia dietro le lucide corazze dell’Impero è semplicemente geniale; raccontarci il tutto con uno stile alla Ken Loach è meravigliosamente perverso. E non dimentichiamo il messaggio potente e attualissimo rivolto a tutto il mondo occidentale di oggi (lo lancia contemporaneamente anche The Handmade’s Tale con un linguaggio diverso, ma la sostanza non cambia): attenzione a non ripetere gli errori del secolo scorso.

     
    • Ivan Pavlović L'autore dell'articolo

      In verità penso si possa vedere tranquillamente anche se non hai visto nulla di Star Wars. Non c’è praticamente nulla che richieda conoscenze esterne a quello che viene presentato all’interno della serie per essere apprezzato al meglio.