Le 30 Migliori Serie del 2020: posizioni 30-21 7


Le 30 Migliori Serie del 2020: posizioni 30-21Nonostante il 2020 sia stato – decisamente superfluo sottolinearlo – anormale e complicato, due costanti rimangono: i Seriangolo Awards (potete votare qui fino al 10 gennaio) e le nostre combattute classifiche di fine anno! Ecco quindi che arriviamo alla Top 30 delle serie che più abbiamo amato dal 22 dicembre 2019 al 21 dicembre 2020, raccontate in tre parti. Il numero di partenza è stato molto alto, anche se a causa della pandemia un po’ inferiore rispetto agli altri anni (120 serie), e da queste abbiamo selezionato quelle più meritevoli secondo la Redazione: ogni autore ha stilato una Top50, da cui abbiamo stilato la classifica che state per leggere. Come negli scorsi anni, non ci sono distinzioni di genere o categoria.

Iniziamo quindi con la prima parte, in cui potete trovare le posizioni 30-21.  Va ricordato che, come ogni anno, il numero di serie che ci sono piaciute molto ma che sono rimaste fuori classifica è altissimo. Quelle che non ce l’hanno fatta per poco sono: Ramy, Ted Lasso, Search Party, Superstore, Zoey’s Extraordinary Playlist, Normal People, Sex Education, Rick & Morty.

Ma partiamo subito con le ultime dieci serie della nostra Top30!

30. Brooklyn Nine-Nine (NBC)

Le 30 Migliori Serie del 2020: posizioni 30-21

Se c’è una serie TV che dopo sette stagioni è in grado non solo di continuare a regalare risate e momenti memorabili agli spettatori, ma addirittura a migliorarsi costantemente e a offrirci quello che finora è il migliore ciclo di episodi dello show, quella è sicuramente Brooklyn Nine-Nine. Ad accompagnare il racconto della gravidanza di Amy e Jake (come quest’ultimo ci tiene a ricordare: “We are pregnant!”) quest’anno abbiamo potuto goderci la consueta dose di episodi speciali, cameo più o meno aspettati e personaggi che vorremmo vedere sempre più spesso, seppure il numero di puntate sia stato inferiore agli altri anni. Con l’attenzione da sempre rivolta alle tematiche più attuali e delicate, e con la rifinitura a livello di sceneggiatura dimostrata nel corso di questa stagione, non potremmo essere più felici di sapere che l’anno prossimo assisteremo al modo in cui i detective del distretto 99 si confrontano con gli abusi di potere e la violenza della polizia, un tema che in questo 2020 è tornato ad essere al centro del dibattito politico e sociale soprattutto negli Stati Uniti, e siamo sicuri che Peralta e compagni sapranno affrontare questo e altri problemi con la solita perfetta sensibilità.

Ricki Fornera

29. Mythic Quest: Raven’s Banquet (Apple TV+)

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Creata a sei mani da Megan Ganz, Charlie Day e Rob McElhenney, la serie Apple TV+ Mythic Quest: Raven’s Banquet è una workplace comedy che in questa stagione di esordio ci porta nel dietro le quinte dello sviluppo di un videogioco in una delle industrie più redditizie al mondo. Grazie a un ottimo cast perfettamente suddiviso nei vari ruoli chiave della lavorazione come l’eccentrico direttore creativo Ian Grimm, o la lead engineer Poppy Li (Charlotte Nicdao) che si deve destreggiare tra le richieste assurde e l’egocentrismo del suo capo, Mythic Quest fa un grandissimo lavoro nel mettere in scena le situazioni più assurde e comiche di quest’industria. Allo stesso tempo, la serie esplora anche alcuni degli aspetti più seri e problematici dell’ambito, come la tossicità dei fan, la quasi totale assenza di dipendenti donne (la presenza di Poppy in un ruolo così importante è un’eccezione) o il crunch, lo sfruttamento senza paga per decine di ore di lavoro extra nel periodo immediatamente precedente all’uscita di un videogioco. Mythic Quest è una delle migliori novità del 2020, un’ottima commedia forte di un cast perfetto e di un gruppo di autori che sfruttano al meglio le dinamiche tipiche delle workplace comedy, l’ennesimo esempio di come in casa Apple TV+ la produzione si sta facendo sempre più variegata, al passo coi tempi e soprattutto di qualità.

Ivan Pavlović

28. SKAM Italia (TIMvision)

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Nella nostra classifica di fine anno che prova a riassumere quali siano state le serie migliori di questo (e non si può non ripetere) assurdo 2020, non poteva di certo mancare SKAM Italia che con la quarta stagione ha firmato davvero il suo passaggio alla maturità, riuscendo ad incentrare con successo la narrazione sul suo personaggio più complesso e controverso. La delicatezza e intelligenza dimostrate con le tre stagioni precedenti – e in particolar modo con la seconda – per descrivere le dinamiche adolescenziali della generazione Z, si sono rivelate armi ancora più preziose per poter rendere giustizia all’identità di Sana, la “ragazza con il velo”, alla costante ricerca di un equilibrio tra le sue radici e la sua quotidianità. La grande forza di SKAM Italia, versione nostrana del format norvegese ormai famoso in tutto il mondo, è di essere riuscita a non banalizzare o appiattire storia, personaggi e messa in scena, nonostante le difficoltà del tema; senza velleità didattiche o trascendere nel didascalico, ha saputo trasmettere davvero come l’altro sia sempre un sistema complesso da conoscere, come l’identità sia sì qualcosa di determinante e profondo, ma anche potenzialmente senza fine e che molte volte può far apparire persino incoerenti. Dopo il bellissimo lavoro fatto sui suoi protagonisti, la serie prima di Tim Vision e poi prodotta da Netflix chiude probabilmente con questa quarta stagione la sua “carriera” e non poteva farlo in una maniera migliore.

Sara De Santis

27. The Queen’s Gambit (Netflix)

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Distribuita da Netflix e tratta dall’omonimo romanzo di Walter Tevis del 1983, la novità The Queen’s Gambit è stata senza dubbio una delle serie di maggior successo dell’anno, sia dal punto di vista della critica che da quello del gradimento del pubblico. I meriti di questo exploit vanno individuati innanzitutto nella bravura dei due autori (Scott Frank e Allan Scott) nell’adattare il materiale di partenza, un classico racconto di formazione e di rivalsa ambientato nell’affascinante cornice degli anni ’50 e ’60, tra il boom economico e la guerra fredda. Ma c’è di più: la parabola di Beth Harmon (interpretata dalla bravissima Anya Taylor-Joy), che vediamo farsi strada in un ambiente estremamente competitivo e dominato dagli uomini come quello degli scacchi, rappresenta infatti una gradita variazione sul tema del tradizionale topos del genio con tendenze autodistruttive che lotta per affermarsi.
Lungi dall’essere un mero pretesto per parlare d’altro, gli scacchi rappresentano l’altro grande protagonista dello show: l’abilità di autori e registi nel creare continui rimandi tra la dimensione emotiva e quella sportiva, oltre che nel rendere ogni incontro diverso e accattivante anche per gli spettatori a digiuno in materia, ha sicuramente giocato un ruolo fondamentale nel successo della serie. Girata impeccabilmente e curata fin nei minimi dettagli – dalla ricostruzione delle partite ai costumi indossati da Beth – The Queen’s Gambit si è meritatamente conquistata un posto nella nostra classifica.

Simona Maniello 

26. Outlander (Starz)

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Se c’è una serie che ci ha tenuto compagnia durante il lockdown di quest’anno, quella è certamente Outlander: arrivata alla sua quinta stagione, la serie di Starz creata da Ronald D. Moore e tratta dai romanzi storici di Diana Gabaldon non smette di alzare il livello del racconto portando gli spettatori agli albori della guerra d’indipendenza americana. Uno degli episodi più intensi di questa straordinaria annata, infatti, mette in scena la famosa Battaglia di Alamance, storicamente considerata come il punto di rottura tra i coloni e le milizie britanniche. Outlander, tuttavia, non è solo Storia e avventura, ma anche e soprattutto un’intensa storia d’amore nella quale hanno capitale importanza le relazioni tra i personaggi, i loro vissuti, i loro rapporti sessuali, il loro vivere e sopravvivere in un ambiente ostile quale erano le colonie americane del XVIII secolo. Gli autori, in questa stagione, si prendono grandi libertà artistiche nell’adattamento di The Fiery Cross, il quinto romanzo della saga, e grazie a un comparto tecnico sopraffino – che tra le altre cose utilizza strumenti inediti, come un inaspettato omaggio al cinema muto – regalano un’annata indimenticabile.

Davide Tuccella 

25. Vida (Starz)

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Quando uscì Transparent si trattò di una vera e propria rivoluzione, sia dal punto di vista del cast che della storia raccontata. Non sempre però prodotti così innovativi riescono ad essere anche influenti. Dopo tutti questi anni è possibile dire che se c’è una serie televisiva che ha raccolto alla grande l’eredità dello show di Joey Soloway è sicuramente Vida.
Attraverso una writers’ room interamente latinx, quasi interamente femminile e a forte maggioranza queer, la serie racconta la storia di un gruppo di donne di Boyle Heights – uno dei quartieri di Los Angles più popolati da persone di origine messicana – e in questo modo offre uno sguardo sincero e militante sulla gentrificazione di quella zona, sul rapporto tra generazioni, sui movimenti culturali più vivi in questi anni e sulla condizione delle donne e delle persone queer e latinx negli Stati Uniti di oggi. Dopo due stagioni eccezionali e nonostante non poche difficoltà produttive, Tanya Saracho e la sua squadra sono riuscite a portare la serie alla sua conclusione con un ciclo di episodi finali che come al solito ha il coraggio di raccontare una realtà piena di contraddizioni in tutta la sua complessità, con uno sguardo politicamente schierato e appassionato.

Attilio Palmieri

24. The Boys (Amazon Prime Video)

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Razzismo congenito, fanatismo di massa, paranoie cospirative e culti malati della personalità. Con questa seconda stagione The Boys  si spinge ancor più in là nella decostruzione dell’epica supereroistica, trasformando i suoi semidéi in calzamaglia in caricature grottesche dei mostri generati dall’America di Trump. La lotta a distanza tra gli eroi della Vought e i “ragazzi” di Butch si infiamma con l’entrata in scena di Stormfront, super nazista con doti da influencer che si fa portavoce della nuova America: una super potenza caduta in disgrazia e pronta a vendere l’anima al diavolo per tornare ad essere “great again”. Diavolo che si ripropone nel volto angelico di Homelander, sempre più distaccato dal suo lato umano e in balìa di un narcisismo autodistruttivo, al pari della nazione che ha scelto un super psicopatico come faro di speranza per il futuro. Tra balene sventrate, manipolazione via social e piani segreti di dominio globale, la serie di Eric Kripke alza al massimo il livello di violenza e nichilismo compiaciuto, confermandosi come uno dei prodotti più divertenti e al contempo acuti del panorama televisivo americano.

Francesco Cacciatore

23. What We Do In The Shadows (FX)

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Il talento di Taika Waititi non lo scopriamo certo oggi, perché la sua verve istrionica e inventiva ci era già stata ampiamente mostrata nei suoi film, tra cui quello da cui questa serie prende le mosse. What We Do in the Shadows (la serie) sfrutta perfettamente l’idea di partenza per realizzare una sorta di riscrittura aggiornata, compiendo un piccolo miracolo sia dal punto di vista della scrittura – sempre brillante e originale – sia da quello della regia.
Dopo una prima stagione divertente ma anche abbastanza introduttiva, Waititi assieme a Jemaine Clement approfondisce il racconto sulla famiglia di vampiri ragionando attraverso i suoi protagonisti sulle persone marginalizzate e sulle peculiarità della loro condizione, con un approccio mai serioso ma sfruttando la straordinaria potenza dell’ironia. Una serie dentro cui risuonano alcuni dei migliori show comici degli ultimi anni – in primis The Office – e che con il personaggio di Colin quest’anno ci ha regalato una delle figure più esilaranti del 2020. Un team creativo così pieno di idee non può che meritare grande credito per cui le aspettative per la prossima stagione sono molto alte, ma è evidente che realizzare un’annata migliore di questa sarà davvero un’impresa.

Attilio Palmieri

22. Big Mouth (Netflix)

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In pochi anni Big Mouth ha saputo ritagliarsi una posizione di spicco tra le sempre più numerose serie animate per adulti, questo grazie soprattutto a una scrittura estremamente creativa nel rappresentare e personificare i problemi dell’adolescenza. Iniziata con l’intento di raccontare i disagi relativi alla sfera sessuale dei giovani, lo show si è rapidamente evoluto, arrivando in questa quarta stagione a focalizzarsi sulla crescita psicologica dei personaggi, che tentano in tutti i modi di trovare il loro posto nel mondo e riflettono sulla propria individualità (basti pensare alla presa di coscienza di Missy), con tutte le paranoie e le problematiche che ne conseguono. Tra queste è in particolare l’ansia, rappresentata in modo azzeccato da una fastidiosa e insistente zanzara, a dominare la stagione, non risparmiando nessuno dei protagonisti. Oltre a una scrittura eccellente, Big Mouth è impreziosita da un cast di doppiatori d’eccellenza, da delle simpatiche e mai invadenti canzoni (geniale quella che in pochi minuti ricapitola la precedente stagione) e da una sfilza di citazioni alla cultura popolare e ad altri prodotti seriali.

Ricki Fornera

21. Killing Eve (BBC America)

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Dopo qualche anno dal suo promettente debutto sul piccolo schermo, il nome di Phoebe Waller-Bridge ha ormai raggiunto il grande pubblico e l’autrice può considerarsi una figura di spicco nel panorama televisivo contemporaneo per il sarcasmo acuto e tagliente di regia e scrittura, le psicologie originali e sfaccettate dei personaggi e  l’abilità con cui adotta e ripiega su loro stessi i codici narrativi più tradizionali. Il suo lavoro più maturo, Killing Eve, arriva alla terza stagione perdendo forse un po’ d’effetto sorpresa ma rimanendo senza dubbio una visione più che appagante sul piano dell’intrattenimento, della rappresentazione, della performance attoriale, della mise en scène (soprattutto per quanto riguarda i costumi) e dello spessore delle storie raccontate. La showrunner Suzanne Heathcote prosegue il lavoro fatto nelle prime due stagioni sulle variazioni sul tema dello schema poliziesco del gatto-topo, sul gioco e sull’inversione dei ruoli di genere, sull’approfondimento delle storie e delle psicologie delle protagoniste con un’attenzione particolare ai temi della psicopatologia criminale, della perdita, del desiderio.

Irene De Togni

A domani per la seconda parte della classifica con le posizioni 20-11!

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7 commenti su “Le 30 Migliori Serie del 2020: posizioni 30-21

    • Hugo Drodemberg

      Laura è quel che stavo per venire a scrivere nei commenti, trovandoci già il tuo 🙂 Ted Lasso, tenendo conto che questo è l’anno del Covid, per me è la migliore novità dell’anno. E Normal People, a memoria, è l’unica serie romantica che sia mai riuscito a digerire… qualcosa vorrà pur dire! Per quel che vale ogni tanto scrivo anch’io di serialità (altrove) e, insomma, le serie qui citate le ho viste tutte (mica per intero, ho una vita, ma insomma come “prodotti” li conosco bene). C’è da dire che questa è una classifica fatta da TANTA gente, e titoli magari amatissimi da alcuni non hanno posto perché semplicemente non sono stati seguiti da altri… almeno, credo: non conosco il metodo di calcolo di Seriangolo, ma spero che il motivo sia questo 🙂

       
      • Davide Tuccella

        Ma certamente è così: tenete conto che ovviamente tutti noi redattori, nonostante vediamo tantissime serie ogni anno, non possiamo vedere proprio tutto e il metodo di aggregazione delle preferenze dalle classifiche personali ad una generale è influenzato anche da quante persone hanno visto o non visto una determinata serie (c’è un sistema di calcolo che aggira un po’ questa tendenza, ma un po’ la influenza per forza). Per esempio io anche ho messo Ted Lasso molto in alto nella mia classifica personale, così come hanno fatto anche altri miei colleghi, ma evidentemente la sommatoria del punteggio l’ha lasciato fuori. Ciò non toglie che le 30 serie che abbiamo selezionato non siano eccellenti, semplicemente con la moltiplicazione spasmodica dell’offerta seriale e con sempre più investimenti nel settore ogni anno sarà sempre più difficile andare a discutere sul fatto che una serie sia “migliore” di un’altra (che poi migliore rispetto a cosa? quale parametro?).
        Penso che quello della “qualità” sia un discorso molto complesso, che non si può ridurre ad un “questo è meglio di quello”; d’altro canto la cosa bella di giocare a mettere in classifica le serie dell’anno, come dice Hugo, ha sempre il merito di essere un grande contenitore di roba bella da vedere che magari qualcuno si è perso e può andare a recuperare. Magari anche qualcosa che solitamente non avrebbe mai guardato. E poi è bello discuterne insieme. 🙂

        Io per esempio non sono ancora riuscito a recuperare Normal People ma ho in programma di farlo a breve!

         
        • Hugo Drodemberg

          Caro Davide, la tua è una risposta rincuorante. Un solo suggerimento, se posso: Normal People è fondamentalmente lo show-down di due giovani attori che quasi nessuno conosce. Io una chimica così non la vedevo da anni, e non solo… “serialmente”. Mi è capitato di vederne uno spezzone in italiano, e, ti giuro, sembravano dei deficienti. Occhio, perchè come narrativa o regia o fotografia Normal People sta nella (ottima) media seriale inglese, ma non molto di più. La coppia di attori, invece, è davvero indimenticabile. Azzardo un grandissimo successo per entrambi negli anni a venire. Buona (ottima) visione 🙂

           
  • Hugo Drodemberg

    Ho già scritto @Laura il mio disappunto per l’assenza di Normal People e soprattutto di Ted Lasso, serie che secondo me è stata fraintesa da alcuni (il suo tema NON è il calcio e se lo si pensa, beh, ci credo che non entri in classifica). Sicuramente meritava di rimpiazzare Killing Eve, che con la dipartita di Phoebe ha perso il magico equilibrio delle prime due stagioni. Oh, per me è quasi impossibile andare d’accordo con le varie classifiche di fine anno e non vedo l’ora di conoscere la top 20 e 10 (ogni anno mi regalate un titolo che mi era sfuggito). In ogni caso, buon decennale 😉

     
  • Genio in bottiglia

    Mythic Quest: Raven’s Banquet é una serie che ho adorato. I personaggi sono uno più divertente dell’altro. Sono contento l’abbiate presa in considerazione.

     
    • Davide Tuccella

      Mamma mia, sto seriamente pensando di rinnovare l’abbonamento a AppleTV+ anche solo per le seconde stagioni di MQ, Ted Lasso e For All Mankind (vabbè anche per Foundation ma non c’è nemmeno ancora una data)