The Mandalorian – 3×08 The Return 3


The Mandalorian - 3x08 The ReturnCon l’episodio “The Return” si è chiusa su Disney+ la terza stagione di The Mandalorian, in un percorso fatto di alti e bassi in cui, più che le idee, è mancata la capacità di portare avanti un racconto in maniera omogenea in cui il finale risultasse in tutto e per tutto il culmine di quanto seminato in precedenza. Nonostante le evidenti problematiche che hanno caratterizzato la stagione, però, “The Return” è un episodio che, insieme al precedente e stupendo “The Spies”, regala una conclusione soddisfacente e spalanca le porte a un ritorno alle origini per la famiglia Din.

La scorsa puntata ci aveva lasciati con Din Djarin nelle mani delle truppe di Moff Gideon, e Bo-Katan in fuga insieme al resto dei mandaloriani. Vedere per una volta Mando e non Grogu imprigionato è sicuramente un interessante cambio di prospettiva, che permette a baby Yoda di essere più attivo nel racconto e in prima linea nel soccorso del (non ancora ufficiale) padre adottivo. Purtroppo la situazione si risolve dopo pochissimi minuti, e da lì l’episodio procede spedito, ricordando un po’ il ritmo frenetico de L’Ascesa di Skywalker, anche se con le idee più chiare. È proprio l’incapacità di lasciare che le cose respirino a essere uno dei punti deboli della stagione; viene preferito il passaggio al prossimo grande set piece invece di approfondire le tante idee interessanti che costellano la creatura di Jon Favreau, come se non ci fosse più la sicurezza del passato. Pensiamo a Bo-Katan che vede la natura di Mandalore rinata nelle grotte del pianeta: è una scena che, soprattutto a livello tematico, mostra anche la resilienza di un popolo perennemente in conflitto e che forse, finalmente, ha trovato il modo di riemergere unito. Il tempo che, in qualità di spettatori, ci viene concesso per assaporare il momento, è però troppo poco per apprezzarne a pieno la potenza.

The Mandalorian - 3x08 The ReturnLa dinamica si ripete anche con la questione dei cloni di Moff Gideon. Da un lato – e vale per quasi tutta la puntata – è apprezzabile la decisione di non optare per un colpo di scena che fosse un diretto rimando a elementi esterni – nello specifico, Snoke o il ritorno di Palpatine, anche se alcune delle scoperte fatte da Pershing finiranno inevitabilmente col favorire l’avanzata delle due cose. Dall’altro, è il punto di arrivo di un mistero riconducibile ai primissimi episodi di The Mandalorian, ed è difficile non restare leggermente delusi nel non vedere le truppe di Gideon, il frutto di così tanto lavoro, almeno brevemente in azione. In teoria il grande antagonista della serie dovrebbe essere morto, ma sappiamo benissimo che in Star Wars non è mai un vero ostacolo per riportare in scena un personaggio. Rivederlo depotenzierebbe però quanto visto nel finale di stagione; la speranza è che il vuoto lasciato dalla sua uscita di scena venga colmato da Thrawn.

Restando in tema Moff Gideon, lo scontro che lo vede protagonista insieme a Din Djarin, Grogu, le guardie pretoriane e successivamente Bo-Katan è uno degli aspetti più riusciti di “The Return”. Rick Famuyiwa è in ottima forma in questa puntata e gestisce alla perfezione le varie linee narrative che si intersecano nell’arco dell’episodio, con alcune scelte registiche davvero interessanti. Nello specifico, la decisione di attaccare la macchina da presa ai caschi dei mandaloriani in volo – simile a quanto fatto da Matt Reeves in The Batman e già visto nella premiere “The Apostate”– ci porta ancora di più nel vivo dell’azione, dando quella sensazione di video GoPro che funziona sorprendentemente bene nel contesto degli scontri aerei. E sono proprio questi ultimi la punta di diamante di “The Return”: è difficile rimanere impassibili di fronte alla carica dei mandaloriani guidati da Bo-Katan che impugna la darksaber. Qui va fatto un grande plauso alla ILM, perché gli effetti visivi sono di altissimo livello. Non si può poi non menzionare il chiarissimo riferimento a La Minaccia Fantasma, in cui vediamo un Din Djarin in modalità quasi videoludica e alle prese con diversi livelli di difficoltà tra una divisione del muro laser e l’altra, aiutato da uno degli eroi di queste puntate – e soprattutto della Ribellione -, il droide R5.

The Mandalorian - 3x08 The ReturnAlcuni fan sono rimasti delusi dall’assenza di un colpo di scena simile all’arrivo di Luke nel finale della seconda stagione, o di un’apparizione di Thrawn che facesse da collante all’imminente Ahsoka. Questa mancanza, è in verità uno dei punti di forza dell’episodio e della stagione in sé: se si esclude l’ingresso in scena di Kellaren Beq in “The Foundling”, per il resto il racconto è dipeso pochissimo da ciò che ruota al di fuori di The Mandalorian. Il fan service non manca, ma è anche difficile farne a meno in un periodo storico di Star Wars in cui alcuni accavallamenti sono inevitabili. Non si è trattato di nulla di invadente, però, e ha comunque permesso una fruizione senza problemi della storia anche per gli spettatori interessati soprattutto a Grogu e Din Djarin.

Un altro aspetto della puntata che merita una riflessione è il destino della darksaber, l’arma mitologica simbolo della cultura mandaloriana. La sua distruzione è un momento importantissimo per il popolo di Mandalore, per secoli schiavo della tradizione, che liberandosene trova finalmente il modo uscire dalla prigione del passato e aprire le porte a un futuro diverso e lontano da continue faide interne. Non è un caso che, proprio nel momento in cui Moff Gideon sgretola la darksaber, le sorti della battaglia cambino totalmente, e i mandaloriani uniti mettono fine al dominio esterno sul loro pianeta da parte di colui che in primis aveva portato alla quasi totale distruzione di Mandalore e del suo popolo. Peccato però che non sia stata data la giusta enfasi al momento, un altro esempio evidente della frenesia con cui procede l’episodio.

The Mandalorian - 3x08 The ReturnIn una puntata che, tolti i titoli di coda e il recap in apertura, dura circa trentacinque minuti, è difficile comprendere il perché non si siano volute allungare alcune scene. Ne avrebbe sicuramente giovato la narrazione, e a livello produttivo qualche dialogo in più per contestualizzare meglio le situazioni o rendere più chiare le motivazioni dei personaggi di certo non sarebbe stato un peso troppo grande sul budget. È curioso come la stagione abbia vissuto, da questo punto di vista, di estremi: pensiamo a “The Convert” e alla storia di Pershing che, per quanto estremamente interessante per il suo tono più alla Andor e per l’averci mostrato una Nuova Repubblica per niente in grado di gestire l’eredità dell’Impero, in alcuni momenti si dilunga anche troppo con scene forse superflue, come la fuga dai controllori robot. Quel filone narrativo avrebbe probabilmente tratto beneficio da una frammentazione nel corso della stagione, una scelta più simile a come Andor ha trattato – con estremo successo – il racconto di Mon Mothma, e avrebbe dato un maggiore senso di evoluzione al racconto presentato nell’arco della stagione. Invece l’averla mostrata tutta in un colpo, ha accentuato di più la sensazione che forse quello spazio sarebbe stato più utile per conoscere meglio altri Mandaloriani oltre ai soliti Din Djarin e Bo-Katan.

Jon Favreau sembra trovarsi in grande difficoltà nel dover affrontare più linee narrative contemporaneamente, e preferisce affrontare determinate storie in blocchi invece di metterle al servizio del racconto episodico. Forse il grande elemento mancante di questa stagione è stato Dave Filoni; nonostante il suo contributo nella scorsa puntata e in “The Foundling”, la lavorazione di Ahsoka, che lo ha giustamente tenuto occupato, gli ha probabilmente impedito di seguire come negli anni passati la lavorazione di The Mandalorian. Ovviamente si tratta di supposizioni: quello che accade dietro le quinte, soprattutto in fase di scrittura, resta un mistero, ma è chiaro che il mandoverse gioverebbe da un writers’ room più classica in cui Favreau non si accolla tutto – o quasi – il lavoro, e in cui Dave Filoni ha più spazio e tempo per contribuire.

The Mandalorian - 3x08 The ReturnDetto questo, ci troviamo sicuramente di fronte a un enorme passo in avanti rispetto a The Book of Boba Fett, anche se alcune criticità – in primis la struttura narrativa – restano. Il peccato più grande che condivide con le avventure di Fett, però, è la gestione dei protagonisti nelle prime sei puntate, cosa che viene sicuramente fatta meglio nel finale. “The Return” sarebbe risultata molto più riuscita se riunificare i popoli di Mandalore fosse stata un’idea di Bo-Katan e se lei, insieme a Din Djarin e Grogu, avesse dovuto affrontare ostacoli più grandi di una piccola insurrezione di droidi in “Guns for Hire”. È apprezzabile che la serie voglia mantenere quell’aspetto da serial alla Flash Gordon, ma forse uno scontro in meno con una creatura gigantesca per dare spazio allo sviluppo psicologico dei personaggi avrebbe solo fatto bene alla riuscita del racconto. Pensando alla premiere, è anche lecito chiedersi perché non si sia voluto mostrare Din Djarin che ottiene il pezzo con le scritte di Mandalore dagli Jawa e si sia preferito dirlo e basta.

Il finale della puntata ci presenta un nuovo status quo in The Mandalorian: Mandalore è stata riconquistata e le sue fazioni ora sono riunite, Gideon è stato sconfitto, e Din Djarin e Grogu – ora ufficialmente padre e figlio – sono pronti a imbarcarsi in una nuova serie di avventure al servizio della Nuova Repubblica. La serie prende quindi consciamente la decisione di fare un passo indietro, e tutto sommato non è affatto una cattiva idea. È come se adesso, in vista di Ahsoka e di questa nuova fase del mandoverse, ci fosse bisogno di riposizionare le figure sulla scacchiera, con la consapevolezza che Din Djarin non è e non vuole essere una figura che partecipa attivamente nei grandi cambiamenti della galassia. Ahsoka e Bo-Katan, d’altro canto, sono state e – presumibilmente – saranno fondamentali nell’evoluzione che vivrà la Nuova Repubblica nel lasso di tempo che ci separa da Il Risveglio della Forza. Un The Mandalorian più focalizzato su eventi più piccoli va benissimo; dopotutto, questa serie è al meglio quando ha al centro i due Din, e pensare che la prossima stagione li vedrà in qualità di cacciatori di taglie per la Nuova Repubblica, è un prospetto emozionante.

The Mandalorian - 3x08 The ReturnLa terza stagione di The Mandalorian è sicuramente stata imperfetta e ha pagato la gestione frettolosa e imprecisa di alcuni sviluppi narrativi e soprattutto dei suoi protagonisti ma, nonostante a conti fatti sia la meno riuscita delle tre annate della serie, non sono mancate le emozioni. “The Return” chiude una fase di The Mandalorian e ne apre un’altra che si prospetta molto interessante e più simile alla versione dello show che ha fatto appassionare milioni di fan. Dopo Andor è giusto aspettarsi che ogni prodotto legato all’universo di Star Wars dia il meglio di sé, soprattutto nel caso della serie che ha ridato speranza ai fan delusi da L’Ascesa di Skywalker. Spetterà ad Ahsoka farci capire se il mandoverse è ancora in buone mani o se c’è da preoccuparsi; visto il curriculum di Dave Filoni, però, possiamo permetterci un cauto ottimismo.

Voto 3×08: 7 ½
Voto stagione: 7

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3 commenti su “The Mandalorian – 3×08 The Return

  • Mario Sassi

    Ottima recensione, Ivan! Sono d’accordo con te su tutta la linea. Anche se l’ultimo episodio in generale mi è piaciuto, non ho del tutto capito il perché si sia optato per gran parte della stagione di mettere i due protagonisti da parte. Lo stesso Grogu, oltre ad essere come sempre adorabile, è stato abbastanza secondario (ma per fortuna si riprende alla grande nel finale). Qualcosa s’è perso con questa stagione e forse l’idea di tornare a sfide di entità minore potrebbe darci quello che mancava quest’anno. Vedremo!

     
    • Ivan Pavlović L'autore dell'articolo

      Grazie mille, Mario. 🙂 Sembra diventata una pratica comune per Favreau quella di dare meno spazio ai protagonisti delle sue serie. Lo stesso era successo per Boba Fett. Poi nel caso di questa stagione di The Mandalorian avrebbe tranquillamente potuto funzionare una divisione equa del tempo tra Din Djarin e Bo-Katan, ma entrambi finiscono quasi sempre col fare quello che gli viene detto da un’altra persona. Se ci pensi, forse la vera protagonista di questa stagione è l’Armorer, visto che è l’unica ad avere una vera e propria evoluzione.

       
  • Boba Fett

    Maledetto hype e stramaledettissime aspettative! Forse, prima di affrontare una qualsiasi guerra stellare, dovrei praticare un po’ di meditazione Jedi, per calmarmi, per isolarmi, per non sentire quelle migliaia e migliaia di voci, di teorie, di ipotesi, di complotti. E “loro” poi lo sanno, ci giocano, mi trollano con titoli carichi di promesse (The Spies? The Return???). E così dimentico che in fondo The Mandalorian è l’estrema periferia della galassia lontana lontana; piccoli eroi, piccoli semi Jedi e piccoli dittatori che, come abbiamo visto, non hanno un grande futuro seppur armati di corazze e caparbietà…