Foundation – Stagione 1 6


Foundation - Stagione 1I generi del fantasy e della fantascienza stanno vivendo una rinascita sul piccolo schermo, dopo essere rimasti per lungo tempo in secondo piano nella serialità odierna. Questa riscoperta va di pari passo con le trasposizioni di famosi lavori letterari del genere: opere contemporanee o grandi classici del passato, nella speranza che storie originali affianchino presto i suddetti adattamenti. Netflix ha The Witcher, Amazon ha The Wheel of Time e Apple+ ha dalla sua Foundation, liberamente ispirata al Ciclo della Fondazione dello scrittore seminale Isaac Asimov.

La serie è stata presentata con un teaser durante la Worldwide Developers Conference in California il 22 giugno 2020; da allora si sono susseguiti dei trailer visivamente impressionati, nel nome di un progetto per cui nel 2018 Apple aveva autorizzato il via alle riprese con Robyn Asimov, la figlia stessa del leggendario scrittore, come consulente creativa ad affiancare i creatori David S. Goyer e Josh Friedman durante la produzione. Foundation vede la luce il 24 settembre 2021 con il dittico “Emperor’s Peace” e “Prepare to Live”.

La frase “ciò si perde nella traduzione” è ridondante, ma profondamente vera. Quel che si conserva o viene tralasciato dalle pagine allo schermo è sempre frutto di scelte. Ci sono adattamenti fedeli al materiale originale, come His Dark Materials, e ci sono show che decidono di raccontare una storia completamente diversa come Sweet Tooth. La natura meditativa delle opere di Asimov rende davvero difficile un loro adattamento; nei tentativi precedenti si è optato per una libera ispirazione ai concetti dietro i romanzi e i racconti per poi prendere direzioni creative opposte – si pensi a I, Robot con Will Smith. Foundation non fa eccezione, ma il tentativo non può dirsi riuscito, perché ciò che si presentava come una monumentale epopea galattica che indaga sull’eredità e sull’evoluzione delle società umane, è stata trasformata nell’ombra di sé stessa. Sweet Tooth e persino il recente Arcane dimostrano quanto una propria identità sia importante nel narrare una storia diversa e non meno incisiva; di conseguenza i problemi di questa prima stagione risiedono in ben altro che l’essere infedeli alle storie di Isaac Asimov.

Foundation - Stagione 1Lo show Apple non ha solo difetti: uno dei pregi della serie è la sua estetica. Sin dai primi episodi l’occhio è piacevolmente colpito dagli scenari mozzafiato del piovoso pianeta Synnax, dello splendente Trantor e le sale decorate del palazzo imperiale. Lo spettatore è immerso in un gioco di luci e colori in paesaggi possenti che non sono solo spettacolari, ma soprattutto attinenti alle atmosfere esperite dall’ambientazione, perché è vivida l’impressione che quell’epopea galattica promessa abbraccerà davvero il destino di un’intera galassia. Inoltre, è da citare l’uso di miniature per ritrarre le navi spaziali – una bellissima scelta artistica che rende speciali scene come il bombardamento orbitale alla fine del secondo episodio o la poderosa figura della Invictus, punto nevralgico di una delle trame principali.
Una curiosa riflessione su questo aspetto di Foundation potrebbe essere come lo show abbia attinto ai colossi moderni della fantascienza (Star Wars o i vari adattamenti di Dune), quando questi hanno a loro volta Asimov come colonna portante. Non è una colpa né una critica, piuttosto un significativo omaggio circolare.

La colonna sonora affidata a Bear MacCreary (già conosciuto per le musiche di Black Sails) sa accompagnare chi guarda con brani particolarmente ispirati e in linea con la storia che si svolge, passando da tenui pezzi meditativi a musiche sinfoniche e corali quando il respiro della scena abbraccia quell’intera galassia. Sono musiche pensate a fondo, che ben si sposano con il tenore da Space Opera toccato dai momenti più ispirati dello show. Momenti che saranno purtroppo pochi e perlopiù concentrati in una delle tre trame principali.

Il creatore e molto probabilmente a capo della Writer’s Room David S. Goyer ha nel suo palmarès la scrittura di lavori di un certo calibro come la trilogia del cavaliere oscuro di Nolan, ma ultimamente è noto (anzi, famigerato) per i suoi lavori meno ispirati, uno su tutti Batman v Superman e le sue incursioni nella serialità hanno prodotto risultati ben poco entusiasmanti, come Da Vinci’s Demon.
La scrittura è il punto debole di Foundation, dalla costruzione di trame sin troppo prevedibili ai dialoghi spesso troppo espositivi e artificiosi. Parte dei cambiamenti apportati al materiale originale si mutano in una scusa per puntare su scene dal sapore troppo hollywoodiano, dall’attentato allo Starbridge di “The Emperor’s Peace” sino all’inserimento di alcuni filoni narrativi inediti come l’assedio alla Fondazione in “Barbarians at the Gates”. Concetti importanti e più articolati come la psicostoria sono appena menzionati, nel tentativo di tenere alto il ritmo della narrazione.

Foundation - Stagione 1Fra le succitate trame principali, solo una convince, ma convince a metà: la vicenda dei tre Imperatori Cleon. L’espediente della triplice clonazione di un regnante per ogni momento della sua vita è una delle trovate più interessanti dello show ed Eto Demerzel, l’A.I. ‘siniscalca’ dell’Impero è uno dei personaggi meglio riusciti. I rari momenti di silenzio durante il commiato per Fratello Oscurità in “The Mathematician’s Ghost” mostrano cosa questa prima stagione avrebbe potuto essere con un po’ più di cura verso preziosi attimi di silenzio e riflessione per i personaggi e per chi guarda, anziché la forsennata corsa nel far accadere qualcosa di impressionante.
Il viaggio di Fratello Giorno in “Death and The Maiden” è significativo anche in relazione alle tematiche ereditate dall’opera originale. La stagnazione perfetta portata avanti dalla dinastia genetica imperiale si scontra con il cambiamento imperfetto e sano rappresentato dalla tre Dee. Cleon stesso vede la vacuità del suo potere nella mancata visione in “The Missing Piece”, per poi mentire in modo da salvare l’immagine immacolata dell’imperatore; una blasfemia che promette gravi conseguenze per la famiglia reale nella lenta e inesorabile presa di coscienza dell’androide Demerzel viste le ultime, brutali scene che la vedono protagonista.
Il frantumarsi del rapporto armonico fra i tre Cleon è un ottimo segnale per far emergere la veracità della previsione di Hari Seldon, ma questa storia non è salva dai problemi dell’intero show. In “The First Crisis” il complotto contro i tre imperatori è ramificato e profondo, ma emerge all’improvviso e viene spiegato molto platealmente, nonché risolto nell’arco di poche scene che portano alla sbrigativa morte di un personaggio interessante come Alba. Senza troppe lodi, ma senza infamia, quindi, grazie soprattutto alle interpretazioni di Lee Pace, Laura Birn e Terrance Mann, in grado di tenere sulle spalle un trama che ha avuto le sue spigolature.

Il filone che prima unisce e poi separa Hari Seldon (Jared Harris, Chernobyl e Mad Men) e Gaal Dornick (Lou Llobel) avrebbe dovuto essere il cuore pulsante di Foundation. Il primo incontro fra maestro e apprendista non costruisce alcun legame, in un rapido scambio di battute volte ad esporre una vicenda che entrambi dovrebbero vivere in prima persona, oltre le altisonanti e vacue battute ad effetto come “In gioco c’è molto più di quanto immagina” e “le persone mentono, i numeri no”, che i personaggi sono costretti a ripetere più volte sin dalla loro comparsa. La storia d’amore che lega Gaal e Raych è inesistente, sviluppandosi fuori campo fra il primo e il secondo episodio, e si lega maldestramente ad una scena importante come l’assassinio di Hari Seldon. Questo momento cardine per l’intera storia non è fuori posto (né per l’adattamento Apple, né per l’ambientazione di Asimov), ma il suo potenziale si spreca in uno svolgimento sbrigativo, a tratti persino goffo nella confusa scoperta dell’assassinio da parte di Gaal e nella solitaria corsa a perdifiato di lei e Ryach per i corridoi della nave.
Foundation - Stagione 1Dopo una pausa di due episodi, in “Upon Awakening” ritorna in scena Gaal in rotta verso la seconda Fondazione, non prima del flashback di rito sul pianeta natale di Synnax. Questa deviazione aggiunge poco o nulla all’intreccio e al personaggio della matematica, pur risultando gradevole da vedere. È importante, soprattutto oggi, ricordare come il bigottismo sia sempre un pericolo dietro l’angolo a discapito dell’avanzamento tecnologico raggiunto da una società, ma questo tema è solo una rapida variazione dal sapore di riempitivo sulla storia principale e non un momento importante per la crescita di un personaggio centrale come Gaal.

Infine, l’ultima vicenda è incentrata sugli avvenimenti della Prima Crisi della Prima Fondazione all’ombra della Volta di Terminus, l’elemento più caratteristico tratto dalle pagine dei romanzi e posto in primo piano sin dal primo episodio. I cliché del genere fantascientifico sono stati sinora un contorno per una storia poco convincente, ma la trama che vede la Guardiana Salvor Hardin far fronte all’assedio dei soldati di Anacreon è sommersa di stereotipiche situazioni del genere, tanto da ricordare i momenti meno ispirati di show oramai decennali come Defiance.
La tematica del cambiamento opposto allo stagnare dei tre imperatori, il mistero del grande disegno di Hari Saldon quasi non tangono gli eventi di Terminus, su cui grava il pur legittimo tentativo di accattivare il grande pubblico con scene d’azione e un ritmo serrato cari ad una certa fantascienza più patinata. Su questa strada, le vicende che ci portano sulla Invictus riflettono e amplificano i difetti della serie. Ogni risvolto della trama, quasi ogni battuta sa pesantemente di già visto in un qualsiasi blockbuster di fantascienza o show targato SyFy e gli scenari mozzafiato da soli non possono risollevare le sorti di una serie così poco coraggiosa. Alle volte, i momenti più bui per i personaggi vengono superati in maniera così spiccia da essere quasi caricaturali: la presunta morte di Hugo e il suo ritorno improvviso, per esempio, si rivelano esser stati un piano di Salvor rivelato alla chetichella in una delle numerose spiegazioni mascherate da dialoghi, incapaci di creare alcun reale rapporto fra i personaggi o un’ambientazione che, nonostante tutto, rimane sempre il punto forte dello show e l’elemento meno sfruttato da questo lato della galassia.

Gli interpreti dimostrano il loro spessore, sia i veterani che i più giovani, perciò è un vero peccato che con un cast così competente e un’opera di origine d’eccezione si sia virato su un prodotto che non rende giustizia ai suoi attori, così come al materiale originale. I personaggi sono monodimensionali, anche nei momenti più catartici come il risveglio di Gaal e il suo confronto con la coscienza digitale di Seldon o l’incontro dei soldati di Anacreon e Thespin con i coloni di Terminus. Come investire emotivamente su una trama che non rispetta i suoi stessi personaggi?
Foundation - Stagione 1
I dialoghi che dovrebbero cementare rapporti e dinamiche interpersonali si sprecano in esposizioni e one-liner macchiettistiche, perciò le storie portate sullo schermo non hanno abbastanza identità da far rimanere impresso alcuno dei personaggi. Elementi importanti come la psicostoria, il suo collegamento con la matematica, cosa significa essere guardiani della Fondazione sarebbero ancor meno che strizzate d’occhio per gli appassionati di Asimov se non fosse per la forte presenza scenica di due dei tre imperatori, della ciambellana imperiale Eto Demerzel o le significative quanto fugaci apparizioni di Hari Seldon.

Sin dai primi quattro episodi, la Apple ha dato via libera alle riprese di una seconda stagione, che con ogni probabilità si allontanerà ulteriormente dal Ciclo originale di Asimov. Si può auspicare che un prodotto con così tante possibilità inespresse trovi la sua strada: gli attori sono ottimi interpreti, l’ambientazione è degna di un’epopea e così sono i meravigliosi effetti speciali. Manca solo una storia che valga la pena di esser raccontata.

Voto: 5

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6 commenti su “Foundation – Stagione 1

  • Federica

    Si sono dimenticati che, per scrivere una buona serie tv, è necessario avere uno showrunner e un gruppo di sceneggiatori che abbiano il controllo sulla storia.
    Hanno “cinematizzato” le serie tv, quindi il suono e l’immagine hanno avuto la meglio sulla scrittura. Che, per carità, in un film va bene, dato che durano 2-3 ore massimo, ma la sceneggiatura, in una serie tv, è la struttura portante. Non puoi pensare di fare un’ottima serie, se non hai una storia forte.
    Personalmente, questa deriva, in cui la confezione sta superando il suo contenuto, ha iniziato a stancarmi

     
  • Paola

    Trasporre un’ opera letteraria come “Il Ciclo della Fondazione”, di Asimov sarebbe stata, in ogni caso, un’ impresa titanica, col rischio di annoiare a morte lo spettatore. Il romanzo, infatti, è molto dialogato, e gli eventi della storia emergono proprio attraverso i dialoghi dei personaggi, cosa assai ardua da realizzare in immagini se non cambiando la struttura dell’ opera stessa. Inoltre, la trattazione del tema religioso fá assomigliare la serie più a Dune
    che alla Fondazione letteraria in cui è citato solo uno Spirito Galattico. Tuttavia, malgrado i difetti, la serie mi piace.

     
  • Riccardo Maderna

    Mah! Di solito anche se in disaccordo con le review non lo faccio, ma in questo caso non riesco proprio a trattenermi dal dire che per me è stato un gran serial, storia compresa , anche se si discosta notevolmente dai racconti di Asimov dove non c’è un briciolo di azione e le crisi si risolvono grazie all’ astuzia. Alla fine quadra tutto in maniera logica e se alcuni punti vengono spiegati in puntate successive che importa. Mi avrebbe dato più fastidio trovarmi scene squalificanti per bambini tipo bombardamenti a gravità zero con bombe che cadono dall’alto. 9/10

     
  • Marco

    mah si anche io, per quel che vale, non sono d’accordo con la recensione. Direi anzi che la serie ha quel non so che che è mancato a Dune (bello per carità ma “freddino”), ossia l’epica, la grandezza degli spazi e dello spazio, dinamiche magari non originalissime, ma ad esempio tutta la parte di fratello Alba con i cospiratori è costruita ad hoc.
    ha insomma tutto ciò che fa “fantascienza” e non una semplice storia con astronavi.
    per me la serie dell’anno.

     
    • Riccardo Maderna

      Già, Villeneuve è un regista al quale per essere GRANDE manca sempre quel qualcosa. In Blade Runner ad esempio la “data di scadenza” dei replicanti che erano alla base del primo film, imperdonabile per me. In Dune il valore e il significato dell’acqua e anche in parte della Spezia, sicuramente non roba da poco.

      Tornando a Foundation sono stra contento che sia stata programmata una seconda stagione, e spero continuino x 20 anni ancora, se trattano ogni crisi e gli eventi dell’Impero in questo modo possono durare 150 anni, poi temo Alzheimer… sono a 53 anni e leggo sf da quando ne avevo 15, e a meno non mi mettano cervello positronico la vedo non rosea.

       
  • fabrizio

    Sono sostanzialmente d’accordo con il commento, anche se io avrei dato un voto più alto, se non altro per l’aspetto visivo e per la eccezionale interpretazione dei 3 imperatori (un 10 pieno a Brother Day, vero dominatore dello show). Il loro filone narrativo rappresenta sicuramente il più riuscito, il più ricco di implicazioni sociologiche e filosofiche, e a mio avviso avrebbe potuto costituire anche una serie a parte. E forse sarebbe stato meglio così, perchè gli altri due filoni narrativi sono veramente meno che mediocri. Le vicende sul pianeta Terminus con scontri, rapimenti, eroismi posticci e riappacificazioni sono quanto di più banale e già visto si potesse immaginare. Fantascienza di serie C. Mentre il filone di Gaal sull’astronove è incomprensibile e fondamentalmente inutile (oltre che incoerente, nel complesso della sceneggiatura). Peccato. Poteva essere una grande occasione. p.s. però non gridiamo al tradimento del capolavoro originario… ma avete provato a (ri)leggerlo ?